Dettagli Recensione
Afganency
Svetlana Aleksievic raccoglie le testimonianze di una guerra che per dieci anni si è combattuta in silenzio, il silenzio di chi sapeva ma taceva, il silenzio di chi ha preferito credere in un male giusto, necessario, il silenzio di chi non poteva opporsi perché senza voce, il silenzio di chi partito per una causa è morto per caso.
"Romanzo a più voci" lo definisce la scrittrice vincitrice del Premio Nobel per la letteratura 2015, sì perché a parlare è chi quella guerra l'ha combattuta più o meno da vicino. I soldati che sono partiti in nome della Patria, le madri che hanno educato quei soldati all'obbedienza, le donne desiderose di aiutare tanto i soldati quanto i civili. Tutti reduci, quando non defunti, ingannati da una politica che ha agito in modo sotterraneo fino a quando è stato possibile.
Aleksievic denuncia gli orrori e le nefandezze che l'uomo è in grado di compiere quando non è imbrigliato dalle catene della legge. In guerra l'unica legge valida è quella della sopravvivenza e tutti si trasformano in aguzzini senza scrupoli, incapaci di distinguere la necessità dal piacere. E la morte diventa una compagna di viaggio, un'amica di cui è difficile fare a meno.
La cosa bella di questo libro è la capacità della scrittrice di farsi narratrice silenziosa, portavoce quasi invisibile del male compiuto e del male subito, tanto silenziosa da riportare perfino i commenti suscitati dalla sua denuncia.
Capisco che si sia voluto insignire l'autrice di un premio tanto prestigioso come il Nobel visto il suo continuo impegno nella lotta per i diritti civili e lo smascheramento del lato oscuro che alberga in qualsiasi uomo. Un contenuto potente che si accompagna a uno stile fluido e immediato, privo di caratterizzazioni di stile e di svolazzi narrativi, un libro scritto nel modo più semplice e chiaro possibile così che tutti possano cogliere l'orrore senza fronzoli. Uno stile forse troppo semplice e chiaro.