Dettagli Recensione
Nevica Storia
La lettura di questo romanzo origina una constatazione immediata :l’antisemitismo ha radici profonde capaci di alimentare conflitti e opposizioni di varia natura. I libri di storia raccontano l’espulsione degli ebrei dalla Spagna o il caso dell’ebreo Dreyfus, celebre anche per il "J’accuse" di Zola, ma gli episodi ai danni del singolo o del gruppo furono i più vari e come è risaputo toccarono trasversalmente l’Europa e le sue diverse epoche storiche acuendosi notevolmente con le conquiste liberali scaturite dalla Rivoluzione francese e giungendo al loro culmine con la Shoah.
Malamud, ispirandosi al caso di Mendel Beilis ,ebreo ucraino ingiustamente accusato dell’omicidio di un bambino cristiano nella Russia zarista, partorisce il personaggio di Yacov Bok che acquista subito una chiara identità . Entra in scena in un momento storico poco opportuno, le Centurie Nere in Russia hanno appena arretrato di alcuni passi rispetto alla svolta liberale che le concessioni zariste hanno ventilato. La Duma discute inoltre l’abolizione della “Zona di residenza “ degli ebrei quando un bambino cristiano viene ritrovato cadavere. Non c’è dubbio: è un omicidio rituale compiuto con lo scopo di avere cinque litri di sangue cristiano per impastare il pane . Tutti gli indizi vengono fatti ricadere sull’ebreo Yacov Bok che, abbandonato il suo shtelt , è giunto da poco a Kiev dove è riuscito a entrare nelle grazie di un ricco cristiano che si ritrova per caso in debito con lui. La sorte fa allora girare il povero ebreo come una trottola e la spirale lo risucchia nel vortice nero dell’antigiudaismo: capro espiatorio perfetto sul quale si dirottano tensioni politiche e civili all’alba della Rivoluzione di febbraio.
La Storia permette a Malamud di creare un romanzo dalla portata eccezionale. La rappresentazione della vicenda vive dell’impeccabile stile dell’autore riconoscibile per il suo sguardo emotivamente distaccato, neutrale, per il susseguirsi di pagine mai pesanti in un volume corposo che fa nascere nel lettore un sentimento di ammirazione profonda. Tante parole, pochi accadimenti, una buona sezione dedicata a tre anni di prigionia. Quali elementi allora riescono a vivacizzare quella che avrebbe potuto correre il rischio di essere solo una cronistoria agghiacciante di una prigionia? Un’ambientazione russa impeccabile, un personaggio unico proprio per la capacità dell’autore di evitare qualsiasi empatia immediata, troppo scontata in narrazioni siffatte, un personaggio infine funzionale all’interesse dell’artista per questioni etiche e religiose. Il rozzo tuttofare di cui si parla subisce le conseguenze indirette di un suo atto di volontà, egli lasciato il villaggio dopo il fallimento del suo matrimonio, finisce in prigione, soffre e medita: “ Una volta che te ne vai, sei all’aperto: piove e nevica. Nevica storia, vale a dire che quello che succede a un individuo inizia dentro una rete di eventi che esulano dal personale. Naturalmente, inizia prima che arrivi l’interessato. Tutti siamo nella storia, questo è sicuro, ma alcuni più di altri. Gli ebrei, più di alcuni. Se nevica, non sono tutti fuori a bagnarsi”.
È inoltre ateo, paga in nome di una religione in cui non crede, lui che conosce l’opera di Spinoza e ne abbraccia il pensiero, lui “libero pensatore” i cui pensieri migliori si originano proprio durante l’esperienza carceraria. La sua catarsi sarà positiva ma, come quella di molti personaggi malamudiani , aperta per cui il lettore è lasciato ancora una volta a proiettare la vicenda nelle sue possibili ramificazioni dopo aver assistito agli ultimi vaneggiamenti di un uomo che alla fine vagheggia solo la libertà.
Ho letto l’edizione Minimumfax che riporta questo romanzo in Italia dopo una lunga assenza, lo consiglio anche solo per l’introduzione di Piperno, ottima.
Indicazioni utili
Dostoevskij
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