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Sul lettino di Freud
 
Sul lettino di Freud 2016-01-12 13:10:24 Giu_Bi
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Giu_Bi Opinione inserita da Giu_Bi    12 Gennaio, 2016
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Chi è che ascolta da dietro il lettino?

Questa è la recensione di una lettrice psicoterapeuta, su di un romanzo scritto da uno psicoterapeuta, che racconta di psicoterapeuti e loro destini. Pur rischiando una certa autoreferenzialità, non posso non cimentarmi in quest’impresa.
Yalom è uno psichiatra californiano piuttosto noto agli “addetti ai lavori”. In questo romanzo, il primo che ho letto, si è rivelato inoltre dotato di una vera anima da romanziere! Ecco un autore brillante, che sa scivolare con abilità tra le vicende dei (tanti) protagonisti aprendo e chiudendo magistralmente una serie di finestre narrative, sempre di lunghezza adeguata a incuriosire e interessare il lettore senza mai fargli perdere il filone entro il quale le diverse vicende fluiscono, rivelando infine sorprendenti interconnessioni.
E’ questa una trama che mette tanta carne al fuoco, così che ci si trova a un tratto a domandarsi dove l’autore voglia arrivare, e come riuscirà a risolverla; eppure, riesce.

Il romanzo racconta le vicende di tre psicoanalisti: Seymour Trotter, Ernest Lash e Marshal Streider. Questi affermati professionisti, alle prese con la pratica quotidiana e con le storie dei loro pazienti, non tardano a rivelare il loro lato più umano sperimentando dubbi, avidità, preoccupazioni, attrazioni pericolose e competitività, ma anche dedizione, correttezza, curiosità, voglia di condivisione.
Non manca però lo spazio dei “pazienti”: persone che intraprendono una psicoterapia per le ragioni più diverse, figure che ancora sorprendono per la loro straordinaria umanità e capacità di mettersi in discussione e cambiare, esplorando – talvolta con fatica – le proprie emozioni.
I personaggi prendono vita nei dialoghi, definendosi vividamente attraverso le loro parole e azioni.
Nel romanzo sono presenti diverse riflessioni sulla tecnica psicoanalitica, che risultano tutto sommato abbastanza fruibili anche per i non esperti, essendo comunque incastonate in una trama romanzesca brillante, ammaliante, scorrevole.

Il romanzo nel complesso parla di cambiamento e messa in discussione, fenomeni dai quali lo psicoterapeuta stesso non è affatto immune, ma continuamente sollecitato a rivedere la propria tecnica e il proprio “esserci” nella relazione con ogni singolo paziente.
L’autore è stato capace di raccontare la psicoterapia nella sua verità più “umana”: chi si cela dietro l’immagine neutra e imperturbabile dello psicoterapeuta, figura densa di proiezioni e timori? Nient’altro che una persona.
Come lettrice ho trovato il libro gradevole e convincente. Come psicoterapeuta, mi sono sentita ben rappresentata – da un grande “collega” - nella mia professionalità, così umanamente rispettosa tanto della sofferenza che vorrebbe curare, quanto nostro essere persone.

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