Dettagli Recensione
Il ponte (premio Pulitzer 1928)
Questo romanzo è di quelli che fanno bene allo spirito perchè pervasi di ottimismo verso la vita e proiettati oltre la vita. E' un romanzo in un certo senso didascalico di quelli con intento morale ma non è retorico nè pedante per cui nonostante sia datato conserva la freschezza di quando è stato scritto.
E' un romanzo che potrebbe sembrare ingenuo, come il personaggio del frate che l'ha scritto, ma lascia una leggerezza che non ha niente di ingenuo o di superficiale. Anzi. I personaggi sono tutti un po' particolari ma sono descritti dall'autore nei loro pregi e soprattutto nei loro difetti con una simpatia che coinvolge e fa venir voglia di leggere tutta la storia.
Il romanzo è scritto da frate Ginepro che assiste al crollo del ponte di San Luis Rey in Perù, un ponte bellissimo che sembrava dovesse essere eterno. Cinque persone muoiono nell'incidente. Il frate si pone la solita domanda: quelle persone erano peggio di altre? Perchè proprio loro sono morte?
Per rispondere a questa domanda fa indagini sui cinque e il romanzo racconta le loro storie: storie tenere, buffe, simpatiche, dolci. C'è la Marquesa, con il suo bisogno infantile di essere amata dalla figlia che impara il coraggio dalla sua domestica dodicenne Pepita; i due gemelli inseparabili e identici Manuel e Esteban; zio Pio, e la sua protetta Camila Perichole lui uomo coltissimo lei attrice molto talentuosa anche se mai abbastanza per lo zio, perfezionista fino all'inverosimile. Le vicende di tutti si intrecciano con quelle della Badessa che viene fuori come figura nella sua bellezza soprattutto alla fine del romanzo.Carina l'idea del frate che nel tentativo di capirci qualcosa sul destino classifica le persone in base ai parametri bontà, devozione, utilità in occasione di una epidemia di peste (es Vera N. la scostumata ma praticante modello: bontà 0, devozione 10, utilità10) per arrivare all'incredibile risultato che il destino sembra sfavorire i buoni per 1 a 5. Perplesso per il risultato, il buon frate passa allo studio del ponte:
"egli credette di vedere nella stessa catastrofe, i perversi colpiti dalla distruzione e gli innocenti chiamati giovani in cielo. Gli parve di vedere l'orgoglio e la ricchezza confusi come un esempio al mondo, e gli parve di vedere l'umiltà incoronata e ricompensata, a edificazione della città."
Frate Ginepro viene condannato a morte come eretico; la badessa sembra costernata e colpita dalla morte di Pepita e dei gemelli suoi protetti all'idea che ci sia dietro un disegno un avvertimento del destino. In effetti il disegno viene fuori nella sua bellezza e dolcezza,
"Presto moriremo, ed ogni memoria di quei cinque sarà scomparsa dalla terra, e noi stessi saremo amati per breve tempo e poi dimenticati. Ma l'amore sarà bastato; tutti quei moti d'amore ritornano all'Amore che li ha creati. Neppure la memoria è necessaria all'amore. C'è un mondo dei viventi e un mondo dei morti, e il ponte è l'amore, la sola sopravvivenza, il solo significato".
Per cui il ponte, nonostante tutto, è ancora in piedi.
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Commenti
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Recensione molto bella la tua. Ma dove hai pescato questo libro?
Comunque il bello di questi siti è che ci si può confrontare avendo gusti e sensazioni diversi.
In ogni caso anche a me Il Ponte di San Luis Rey era piaciuto, in termini generali.
Che ci volete fare, è la globalizzazione, bellezza....
I lettori che hanno avuto l'opportunità di affinare le competenze hanno il dovere di salvare dall'oblio i libri che hanno contribuito a formare la cultura e la bellezza della civiltà.
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Lessi il libro qualche anno fa e lo trovai anche io molto divertente: la descrizione dell'arcivescovo vale da sola la lettura.
Mi restò però come il senso di qualcosa di inespresso, della possibilità per Wilder di trarre qualcosa di più da uno spunto molto originale.