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AL SECOLO: AMICI
“Infatti fui anch’io un figlio diletto per mio padre...E mio padre mi ammaestrava e mi diceva:"Accogli nel tuo cuore le mie parole."
(Proverbi, 4, 3-4)”
I rapporti umani , molto spesso quelli che si vorrebbe fossero i più istintivi, i più naturali, racchiudono nelle loro dinamiche, nelle storie di chi li vive, li nutre, li subisce o li patisce, la chiave di lettura della nostra esistenza.
La bellissima storia narrata in questo romanzo è intrisa tutta di rapporti umani. Esordisce con la nascita di una bella amicizia fra adolescenti, prosegue raccontandone l’evoluzione, culmina definendone i contorni alla luce delle rivelazioni sapientemente ed enigmaticamente donate in un finale dal forte impatto emotivo.
Danny il chassid intransigente e Reuven l’eretico escono dai bozzoli tessuti dalle loro famiglie, dalle loro comunità, dalle loro tradizioni e si incontrano: li separano solo cinque isolati, li cresce la stessa America, il suo sport, i suoi college, il suo afflato. Vivono in case pressoché identiche, conducono vite apparentemente simili, conosceranno la diversità che nutre le loro reciproche identità. Impareranno il rispetto, la lealtà, sentiranno il dolore altrui. Cresceranno, evolveranno.
Non solo l’amicizia nutre la trama, molteplici elementi contribuiscono a dare spessore alla narrazione. La contestualizzazione storica - gli anni del secondo conflitto mondiale, della prima seduta dell’ONU, della nascita dello stato di Israele-; l’indispensabile storia dell’ebraismo compendiata nelle pagine centrali; la rappresentazione delle comunità ebree in America, la loro evoluzione, il loro impatto con la secolarizzazione violenta cui le ha costrette il secolo breve. È fondamentalmente un romanzo che narra il rapporto tra gli ebrei e la cultura occidentale. Colpiscono le esistenze dei due adolescenti, il rigore nell’affrontare lo studio nella sua componente laica e in quella religiosa. Colpisce la genuinità delle loro vite, la maturità del loro sentire.
Li accompagnano due figure paterne indimenticabili, due diversi modi di educare i propri figli, un sottile antagonismo tra loro su cui Potok gioca magistralmente per regalarci poi un messaggio diametralmente opposto ed edificante.
“Siamo così complicati interiormente..”
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Commenti
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Rispondo ai commenti dicendo a Emilio che Potok mi piace perché mi fa cadere in crisi, suscita in me profonda ammirazione la narrativa che veicola messaggi così profondi scritti però con una naturalezza che mi disarma soprattutto se riferiti alle piccolezze quotidiane che spesso invadono il mio animo, travolgendolo. Leggerò sicuramente il seguito.Sono curiosa di sapere come spenderanno la loro vita Reuven e Danny in base ai modelli educativi ricevuti e scontrandosi con tempi sempre più complessi.
Ringrazio Silvia e Bruno confermando lo spessore ideologico del libro, la profondità del suo messaggio e l'impossibilità di parlarne apertamente onde evitare di anticipare i suoi profondi contenuti.
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Dal tuo bel commento e dalla valutazione assegnata, vedo che anche a te il libro è piaciuto molto. Secondo me, Potok è uno degli scrittori contemporanei più interessanti, in assoluto. Questo libro, ad esempio, mi ha fatto capire l'eterogeneità delle comunità ebraiche in America. L'elemento più vitale che emerge è però quello umano-relazionale, con straordinarie figure di padri, anche quando certi metodi educativi paiono non condivisibili (la sofferenza imposta a Danny è però motivata come 'necessaria' per fargli acquisire una dimensione non aridamente intellettiva). Per il completamento della storia, come già sai, c'è "La scelta di Reuven" libro assolutamente non inferiore a questo, il quale inizia al punto dove esso finisce, ed è forse ancora più avvincente.