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Non ti addormentare
 
Non ti addormentare 2016-01-02 22:19:48 Vincenzo1972
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Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    03 Gennaio, 2016
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Cosa siamo se non la somma dei nostri ricordi?

In un film diventato ormai un cult del genere horror, Nightmare di Wes Craven, l'elemento che forse angoscia e terrorizza più del famigerato protagonista Freddy Kruger non è la ferocia con cui egli uccide le sue vittime nè l'aspetto macabro del suo volto deturpato dal fuoco: bensì è la consapevolezza che tale mostro si materializzi nel sonno delle sue vittime ad inquietare e creare tensione nello spettatore, l'idea cioè che il sonno, ossia un momento di riposo ed incosciente serenità, possa trasformarsi in un incubo per giunta mortale e senza via di scampo per l'ignaro dormiente.
Unica via di salvezza: non addormentarsi. Ovviamente impossibile. E questo amplifica l'ansia, lo sgomento.
Adesso immaginate che il sonno sia foriero non di un mostro seriale con artigli di ferro al posto delle dita che potrebbe lasciare del tutto indifferente (se non addirittura divertire) coloro tra noi con i piedi ben saldi per terra, quelli insomma che anche da piccoli prima di andare a letto non mettevano a soqquadro la cameretta per esser certi che l'uomo nero non fosse nascosto in qualche angolo buio o peggio ancora sotto il letto...
Immaginate piuttosto che il sonno possa annullare la vostra memoria, resettarla completamente, lasciando solo alcune immagini sparse, nebbiose, che vagano nella vostra mente come spiriti al vento, senza ancorarsi, senza punti fermi e quindi sfuggono con la stessa rapidità con cui si presentano.
Immaginate quindi Christine, una donna di 50 anni circa, che ogni mattina appena sveglia si ritrova in un corpo che non ricorda essere il suo, con accanto un uomo perfettamente sconosciuto in un letto, in una casa che non ha mai visto.
Ogni mattina il suo risveglio diventa un incubo, reale e spaventoso più di qualsiasi mostro che la fantasia possa inventare... e lo stesso incubo si ripete metodicamente ogni giorno perchè il sonno le annulla il ricordo del giorno prima.
E poco servono le foto attaccate sullo specchio del bagno che la ritraggono con un uomo, lo stesso che dorme nel suo letto e che afferma di essere suo marito Ben; a poco servono le telefonate quotidiane del suo medico, il dottor Nash, che ha seguito il suo caso e le ha consigliato di annotare su un diario tutto ciò che pensa e vive ogni giorno, in modo che rileggendolo Christine possa riavvicinarsi più velocemente al suo mondo, alla realtà che la circonda: purtroppo tutto ciò di cui acquisisce consapevolezza ha la durata di un giorno, la sua memoria funziona e mantiene stabili i ricordi fintanto che lei rimane sveglia.
"Un altro giorno stava per finire. Presto mi sarei addormentata, e il mio cervello avrebbe cominciato a cancellare ogni cosa. E domani dovrò affrontare tutto daccapo. Mi sono resa conto di non avere ambizioni. Non posso averne. Tutto ciò che voglio è essere normale. Vivere come chiunque altro, accumulando esperienze, una vita in cui ogni giornata dà forma alla successiva. Voglio crescere, imparare cose, farne tesoro. Lì, in bagno, ho pensato alla mia vecchiaia. Ho cercato di immaginare come sarà. Continuerò a svegliarmi, a settanta, ottant'anni, pensando di essere all'inizio della mia esistenza? Aprirò gli occhi senza sapere che le mie ossa sono vecchie, le mie articolazioni rigide e pesanti? Non riesco ad immaginare come potrò reagire quando scoprirò che la mia vita appartiene al passato, che è già accaduta senza che io abbia nulla per dimostrare di averla vissuta. Nessuna miniera di ricordi, nessun patrimonio di esperienze, nessun accumulo di saggezza da trasmettere. E cosa siamo noi esseri umani, se non la somma dei nostri ricordi?"

Quel diario rimane per Christine l'unico modo in suo possesso per recuperare poco alla volta i brandelli della sua vita passata e costruire pagina dopo pagina, ricordo dopo ricordo, la sua vita futura. Ma non basta, perchè quello che Christine scopre progressivamente e trascrive sul suo diario sono piccoli pezzi di un puzzle che lei non riesce ad incastrare completamente nel reticolo della sua mente in quanto avverte forte la sensazione che non le appartengano, che non siano pezzi della sua vita.
E poi non può fidarsi di nessuno, neanche dell'uomo che dice di essere suo marito o dello stesso dottor Nash. Perchè le nascondono alcuni episodi della sua vita? Perchè non le raccontano la verità su chi fosse Christine, sulla sua maternità, sul figlio Adam e soprattutto su quel giorno? Il giorno in cui tutto è iniziato.
E se fosse la sua mente a creare una realtà alternativa? Se in assenza di ricordi stabili la sua mente iniziasse a crearne alcuni alimentati esclusivamente dalla sua fantasia perchè mai realmente vissuti? In tal caso, anche il suo diario sarebbe la trascrizione delle sue fantasticherie e non della realtà.
Con queste premesse è facile intuire che il romanzo di S.J. Watson abbia tutte le carte in regola per magnetizzare l'attenzione e la curiosità del lettore sin dalle prime pagine; il ritmo aumenta progressivamente di pari passo con le quotidiane rivelazioni che la memoria di Christine le concede e che saranno sempre più sconcertanti sino all'epilogo finale.
Un finale che non posso certo definire inatteso ma la sua prevedibilità non è così scontata, nel senso che l'autore riesce a mascherarla tramite dialoghi e situazioni che possono fuorviare il lettore inducendolo ad ipotesi alternative sulla possibile conclusione.
Si avverte in alcuni passaggi la mancanza di esperienza, di maturità letteraria di un autore al suo romanzo di esordio, ma S.J. Watson riesce comunque a dosare sapientemente la carica emotiva tanto che neppure i frequenti 'riassunti' degli episodi cruciali della vita di Christine, per lei sempre 'nuovi' a causa della sua amnesia ma ovviamente noti al lettore perchè esposti più volte durante il prosieguo della trama, non risultano noiosi riuscendo l'autore a descriverli in modo sempre diverso e riducendo così la sensazione di ripetitività.
In definitiva, è il caso di dire che questo romanzo manterrà fede al titolo e di sicuro non vi farà addormentare durante la sua lettura.

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Complimenti Vicenzo, davvero una recensione ben fatta! Oltre al libro anche la tua recensione non può far addormentare...bravo!
Federica
In risposta ad un precedente commento
Vincenzo1972
03 Gennaio, 2016
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Grazie Federica!
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