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Tunnel dell'ego con finestra
Un pittore,Castel, io narrante del romanzo ci racconta come è arrivato ad uccidere la donna che amava o che riteneva di amare. Perciò non c'è ambiguità o suspense nei fatti. L'indagine è soprattutto psicologica.
L'artista vive nella certezza di non riuscire a comunicare con il pubblico: nè con i comuni mortali, nè tanto meno con i critici che a suo parere non capiscono nulla. L'unica persona che intuisce la chiave di lettura della sua ultima opera (una finestra in secondo piano) è una giovane donna. L'artista è dapprima ossessionato dall'idea di parlare alla donna che gli sembra l'unico ponte tra il tunnel in cui vive e il mondo. Il tunnel è probabilmente quello dell'ego che lo tiene chiuso come in una prigione. Quello che lo attira nella donna è la sua capacità di capire e dunque l'illusione di comunicare con l'esterno. In realtà la donna non fa che riflettere l' immagine dell'artista come il vetro di una finestra, un rispecchiamento narcisistico,simulando un'apertura inesistente. Non c'è apertura ma un muro di vetro. In ogni caso la donna è l'unica persona che si affaccia in qualche modo al vetro, una specie di finestra, che nessuno sembra notare. Questa consapevolezza di essere una specie di animale in gabbia, alla cui finestra per curiosità o per compassione si affaccia la donna si fa largo nell'animo dell'artista assieme alla consapevolezza che lei ha una sua vita altra là fuori nel mondo. Una vita separata dalla sua.
Il legame nato dall'esigenza di gettare un ponte con il mondo diventa piano piano un rapporto "d'amore" in cui la componente patologica possessiva e ossessiva è preponderante: ruminazione di pensieri da parte di lui e inafferrabilità da parte di lei che induce e aggrava la riflessione ossessiva dell'artista.
Pian piano diventa evidente che il tunnel dell'ego dell'artista non ha reali aperture e vie di comunicazione con il mondo nè l'artista sembra cercarne. D'altra parte la donna non vuole entrare e chiudersi nel tunnel rinunciando al mondo. La divergenza delle due posizioni aggravata dall'illusione iniziale di grandissima comprensione porta al tragico finale che è quasi liberatorio. La prigione mentale diventa una cella reale, con una piccola finestra sul mondo in cui rispetto a prima si ha quasi l'illusione di un allargamento degli orizzonti dell'uomo.
Il tunnel mentale viene invece murato per sempre chiudendo fuori il mondo.
E' esistito un solo essere che aveva capito la mia pittura. Per tutti gli altri questi quadri confermeranno ancora una volta il loro stupido punto di vista. E i muri di questo inferno saranno così sempre più ermetici.
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Commenti
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Non conosco ancora l'autore, se non di fama. Il suo capolavoro è considerato "Sopra eroi e tombe". O mi sbaglio ?