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L’ultimo dei pionieri
A New life apparve negli USA nel 1961, arrivò in Italia grazie ad Einaudi già nel 1963. Minimum fax lo ripropose giustamente nel 2007: doverosi i ringraziamenti!
È un’opera interessantissima per una serie di motivi se non vi bastassero un incipit meraviglioso, una prosa carezzevole e lenta, un protagonista magnetico e di conseguenza l’essere travolti dall’insieme perché Malamud riesce con pochissimi elementi e fin da subito a catturare tutta l’attenzione del lettore offrendo uno spaccato esistenziale degno di quelli dei più celebri protagonisti della letteratura. Eppure, paradossalmente , questa è solo la storia di Seymour Levin, un fallito momentaneamente galvanizzato e redento dall’accettazione della sua candidatura quale assistente presso un piccolo college nel remoto West. Cosa lo spinge ad abbandonare le luci di New York? Cosa lo attende nella terra dei pionieri? Riuscirà ad ambientarsi? Migliorerà? Crescerà? Si realizzerà? E se sì a quale prezzo? E se no, perché? Assistiamo ad una redenzione? Ad un’iniziazione? Ad un rinnovamento? Tutte queste domande vengono sapientemente stimolate dalle grandi doti del narratore che si diverte a sorprenderci riservando alla sua creatura uno scatto memorabile, in tutti i sensi.
La narrazione è abbellita dalla descrizioni degli stupendi scenari paesaggistici dell’Oregon che contribuiscono a sopperire alle prime discrepanze che il nostro caro Sy registra , suo malgrado, rispetto alla prima e superficiale impressione suscitatagli dal cordiale e favoloso ambiente del Cascadia college. Eachester, la cittadina nella quale vive, non è altro che il condensato del maccartismo più ostinato; l’ambiente universitario è mediocre e conservatore, contribuisce dignitosamente a mantenere basso il livello intellettuale: al bando barbe ( pericolosamente marxiste), scapoli e cervelli. Espressioni incisive aiutano a inquadrare la situazione:”Hanno passato tanti di quegli anni al camposanto da farmi dubitare che torneranno in vita”. Chi ha segnato i tempi con atteggiamenti indipendenti e comportamenti “rivoluzionari” nel brutto momento in cui “l’America era nel senso migliore di una brutta parola, antiamericana”, è ancora ricordato come il peggiore dei dissidenti. L’anno accademico accompagna il succedersi lento delle stagioni e dopo tre mesi dall’arrivo ,Sy paga il pegno “indipendenza” con la solitudine. Quando l’ambiente smette di sussurrare e alludere lo fagocita, offrendogli un’ennesima agognata svolta alla propria esistenza, gli promette un futuro pianificabile salvo poi vomitarlo come un cibo mal digerito. Le paure che spesso lo bloccano, lentamente svaniscono, egli si fa più ardito e per non tradire questo nuovo io si avvia verso la svolta”vera” della sua vita senza volerlo davvero.La sua esistenza si sarà dunque nuovamente involuta ed evoluta lasciandolo incapace di affermarsi.
Malinconicamente lo consegno ai prossimi lettori ancora irritata dalla gradevolissima vena comica con la quale questo eccellente narratore lo congeda dalla nostra attenzione. Imperdibile!
Indicazioni utili
Revolutionary Road
Commenti
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Il tuo commento, molto bello, è convincente : mi annotò subito il titolo del libro.
Bruno
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