Dettagli Recensione
Tanta azione, poco pensiero
“Martha Peake” narra la storia turbolenta di una ragazza coraggiosa, vittima di un padre dannato, che emigra in America ai tempi della Guerra d’Indipendenza svolgendovi un ruolo rilevante nelle vicende storiche del tempo. La storia di Martha e dello sfortunato padre Harry è narrata postuma, dal giovane parente di un uomo che intrattenne in passato misteriose relazioni con i due protagonisti.
La trama, di per sé piacevole, promette coinvolgimento e azione.
Leggendo “Martha Peake” m’imbatto in un McGrath decisamente inatteso rispetto ad altri suoi romanzi. Sembrano scomparire la finezza introspettiva e la tensione psicologica di “Follia” o “Trauma”, per lasciare spazio ad ambientazioni più esteriori, ricche di azione e avvenimenti.
Purtroppo il romanzo non mi ha favorevolmente colpita, complice forse una traduzione un po’ approssimativa in cui tempi e modi verbali, punteggiatura e veri e propri errori lessicali stridono – seppur occasionalmente – con una serena lettura. Nonostante le avventure narrate aspirino ad essere piuttosto travolgenti, la lettura procede un po’ a fatica.
L’espediente narrativo di affidare il racconto a un personaggio tanto lontano dalla vicenda non sembra funzionare. La narrazione risulta frutto delle inclinazioni e dei voli pindarici del narratore, al punto che la finezza nella descrizione di certi episodi appare proprio inspiegabile! L’estremo coinvolgimento emotivo del narratore appare, poi, un po’ artificioso, e finalizzato unicamente a veicolare un discutibile “colpo di scena” finale, in cui gli intenti dei personaggi risultano totalmente ribaltati.
Un ulteriore elemento di sconcerto è dato dalla disomogeneità nell’atmosfera del libro, che promette inizialmente di assumere cupe tinte gotiche, ma prende poi i caratteri del romanzo d’avventura, con la pretesa di includere importanti venature storiche che restano però appena abbozzate dai destini di pochi personaggi secondari.
La sensazione complessiva durante la lettura è quella di aver “perso dei pezzi”, per via di diversi salti concettuali che non si giustificano in un adeguato approfondimento psicologico dei personaggi, le cui azioni, emozioni e pensieri sembrano balzare qua e là in preda a una certa impulsività narrativa.
Nel complesso non si tratta sicuramente del romanzo che ho preferito, tra quelli dell’Autore.
La lettura non è spiacevole, beninteso, se approcciata con la leggerezza e la curiosità del lettore che vuole “vedere cosa succede”. Ho provato però una certa nostalgia per il McGrath capace di generare quella tensione psichica che incatena al libro dalla prima all’ultima pagina.
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