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Vita nel kibbutz
E' trascorso quasi mezzo secolo dalla pubblicazione di questo interessante romanzo. Ora è giunta la sua prima traduzione italiana (di E. Loewenthal).
L'allora ventisettenne Amos Oz diede alle stampe questo libro scritto 'a caldo', quando anche molti giovani del mondo occidentale sentivano il fascino della vita quasi comunitaria del kibbutz.
Quello rappresentato dall'autore è posto in zona di confine, a qualche chilometro dai territori arabi. Formato da un piccolo villaggio e terreni circostanti, resi fertili da moderni sistemi tecnologici, è animato da uno spirito tipicamente ebraico-socialista, con una modalità di organizzazione particolare: ad ogni famiglia è assegnata un'abitazione, ma tutto viene deciso collettivamente. I pasti vengono consumati nel refettorio comune; i giovani vengono ospitati a parte; perfino i neonati hanno la loro specifica dimora.
L'Io narrante è un personaggio del posto ed esprime un punto di vista interno. Protagonisti sono i componenti di tre famiglie, o ciò che rimane di esse; gli assenti rientrano nella narrazione attraverso il ricordo: c'è chi è morto in uno scontro armato, chi schiantato dal lavoro, chi è fuggita per fulminea passione, presenza che ancora s'intravede ad agire dietro le quinte.
Il racconto presenta però una coralità che ricorda, con le dovute e ovvie differenze, il verghiano "I Malavoglia".
"Il pettegolezzo (...) ha qui un ruolo di primo piano e a suo modo contribuisce all'impresa di riformare il mondo" : "qui tutti sono giudici e tutti sono giudicati". "Qui vivono persone ansiose di migliorare il mondo, che lottano contro le debolezze umane", e le debolezze umane esistono come altrove. In questi casi, niente accuse pubbliche: "Bisogna chiacchierare con i singoli. Bisogna scegliere degli interlocutori con molta cura". Si coglie infatti un'atmosfera di grande rispetto reciproco, un atteggiamento di autentica solidarietà e senso di eguaglianza, anche se c'è chi afferma che "in kibbutz tutti sono uguali ma qualcuno è più uguale degli altri".
Il romanzo ha una grande capacità di rispecchiamento/rappresentazione di una realtà sociale, che è stata (è?) storicamente rilevante per lo Stato d'Israele, proprio attraverso le vicissitudini dei personaggi, gioie e sofferenze, secondo gli auspici della critica letteraria d'impronta sociologica, diffusa in Italia tramite la pubblicazione dell'opera di G. Lukacs.
L'approfondimento psicologico è quasi altrettanto curato, capace di esplorare con delicatezza le sfaccettature relazionali di carattere privato, le antiche ferite e l'irrompere di sentimenti nuovi.
Come succede nella narrativa d'Autore, molte zone d'ombra rimangono tali, e qualche caso di inquietante ambiguità mette in allarme un po' tutti, personaggi e lettore. Le sfumature rendono più complessa l'opera, perché nella realtà notiamo caratteri esteriori, comportamenti, fatti. Ma neppure questi elementi ci danno per intero la verità.
Commenti
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Ferruccio
Questo è il primo romanzo scritto da Oz, ma c'è già molto del grandissimo scrittore che è tuttora.
Intanto, Ferruccio, ti ringrazio per avermi letto.
Il pettegolezzo per aver sottomano la situazione, per esprimere valutazioni, poi passare all'azione del convincimento.
E' un libro giovanile bisognoso di qualche limatura. Al di là di questo è già ad un livello letterario molto alto, sorprendente se si pensa all'età dell'autore all'epoca della stesura.
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