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La vittoria nella sconfitta
Quando ho terminato la lettura de "Il vecchio e il mare", ho provato a immaginare la reazione di diversi tipi di lettore.
Il lettore occasionale, che si trova a leggere la breve descrizione della trama sul retro del libro, potrebbe dire: "Cosa diavolo c'è di interessante in un vecchio che se ne va a pescare? Meglio che compri l'ultimo libro di Ken Follett".
Il lettore inesperto ma abbastanza temerario da immolarsi nella lettura suddetta, una volta terminata potrebbe dire qualcosa di simile al lettore occasionale.
Il lettore esperto, invece, che sa bene come leggere questo genere di libri, e che è perfettamente consapevole della ricchezza inestimabile di significati che si può celare in una storia apparentemente semplice, saprà trarre il meglio dalle pagine che sfoglia.
Questa acclamata opera del tormentato Ernest Hemingway, può prendersi come emblema perfetto di questo concetto. Nella semplicità del suo stile, lo scrittore americano rende i suoi personaggi, come il vecchio Santiago, persone in carne ossa, gettate in uno scenario reso anch'esso reale e del quale viene messa in risalto la reale essenza e il ruolo che ha nella vita dell'uomo.
E così, dipinto nelle semplici parole scritte da Hemingway, il vecchio pescatore Santiago parte verso il largo in cerca della fortuna che gli è mancata per ben ottantatré giorni. Ormai è solo al mondo ed ha come unico affetto un ragazzino al quale ha insegnato a pescare, ma che è stato costretto dai propri genitori a lavorare per pescatori più "fortunati". Per questo motivo Santiago intraprende in solitaria questo suo viaggio, che si rivelerà la più grande avventura della sua vita.
Un pesce spada di enormi dimensioni abbocca al suo amo, e la lotta tra lui e il pescatore durerà per giorni, prima che quest'ultimo possa raggiungere la vittoria. Ma quella vita che il vecchio ha conquistato con il sangue, portando al limite lo sforzo a cui può sottoporre le sue membra e le sue ossa stanche, se la vedrà strappare dalle mani dalla natura stessa, con molta più facilità.
Non importa quanto il trionfo dell'uomo sia grande, esso non sarà mai assoluto, eppure, assoluta non sarà mai nemmeno la sconfitta. Quel che importa davvero è lo sforzo che si è fatto per affrontare il destino, le lotte, le battaglie. Sarà nella consapevolezza di aver lottato, di averlo fatto tenendo la testa alta e petto in fuori, che si troverà la vittoria nella sconfitta, e il perdente potrà considerarsi un vincitore. Forse questa consapevolezza può trovarla soltanto un vecchio come Santiago, nella sua saggezza, perché per un giovane è più facile considerare una sconfitta soltanto come tale, senza trarne alcun lato positivo. Ma per un vecchio che è saggio, una sconfitta che può distruggere può invece trasformarsi in una vittoria che ci dia l'occasione di ricominciare, o almeno, di continuare a lottare.
"[...] Soltanto non ho più fortuna. Ma chissà? Forse oggi. Ogni giorno è un nuovo giorno. È meglio quando si ha fortuna. Ma io preferisco essere a posto. Così quando viene sono pronto."
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Commenti
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Trovo che il personaggio di Hemingway in sé sia sempre stato un pò sopra le righe... ma devo dire che la prima esperienza di lettura delle sue opere, ovvero questa, sia stata davvero positiva.
Saluti,
Valerio.
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Penso che sia il libro più 'essenziale' dell'autore, che solitamente rischia di debordare con pose di scrittura 'sopra le righe' .
Bello, comunque, il tuo commento.