Dettagli Recensione
Il Gigante Sepolto
Il tempo di re Artù è tramontato e sulla Britannia è calata una nebbia che cancella i ricordi delle persone che vi abitano. Una coppia di anziani coniugi parte dal villaggio in cui abita per andare a cercare il figlio; durante il loro difficile viaggio vanno incontro a difficoltà di ogni sorta e faranno conoscenza con altri improbabili personaggi.
Non nascondo che avevo alte aspettative per questo libro, in quanto ero fortemente attratto sia dalla copertina, molto bella e ben disegnata, sia dalla trama atipica che prometteva uno spunto di riflessione su argomenti non facili come la colpa e la memoria. Purtroppo le mie aspettative sono state in parte deluse, perché se è vero che si può arrivare ad una chiave di lettura personale sulla faccenda, è altrettanto vero che le vicende dei protagonisti e dei comprimari mal si sposano con la narrazione che l'autore ha voluto affrontare. L'autore ha narrato una buona storia, bella e fluida da leggere, ma nello stesso tempo non è stato in grado, a mio avviso, di far riflettere sulle tematiche sopra citate. I personaggi che si muovono nella storia non ricordano il loro passato a causa della nebbia e questa cosa viene spesso ricordata durante i molteplici dialoghi tra i protagonisti, ma raramente si riesce ad entrare in empatia con i loro sensi di colpa e le loro dimenticanze. E’ tutto evanescente, trasparente. Non saprei neanche bene come spiegare questa cosa, semplicemente ho trovato il tutto troppo poco approfondito. Certi stati d’animo vengono accennati, ma niente di più. Non si sentono, insomma, le emozioni, la tristezza, il dolore. Niente. Forse a tratti la fragilità dei due coniugi la si può percepire, l’amore tra i due lo si può quasi toccare con mano, ma questo non basta per far si che il tutto funzioni.
I dialoghi poi sono per lo più imbarazzanti a causa delle continue ripetizioni di concetti o di parole; parole come “Principessa”, “Marito”, “Guerriero”, “Axl” vengono ripetute non so quante volte durante i numerosi dialoghi e più volte mi è capitato di interrompere la lettura dal nervoso. E spesso capita che un concetto venga ripetuto con parole diverse anche durante lo stesso dialogo tra due o più personaggi. Un mezzo disastro secondo me. Diverso è il lato descrittivo, che lascia spazio all’immaginazione con descrizioni precise e ben scritte, a tratti evocative: questo è forse il più grande pregio del libro del giapponese.
Anche il finale mi ha lasciato un po perplesso, soprattutto quello che riguarda un paio di personaggi, ma su questo punto preferisco sorvolare per non rischiare spoiler. Sappiate solo che non tutti i capitoli del libro sono dedicati ad AXL e BEATRICE, ma nel corso della narrazione farete la conoscenza di un guerriero bretone, astuto e testardo, di un bambino misterioso e di un “sir” al servizio del compianto Artù. Tutti abbastanza caratterizzati questi personaggi, qualcuno più di altri.
Nota di merito va ai capitoli. Si, perché ad ogni capitolo corrisponde un evento, ad una tappa del viaggio dei personaggi. E’ una cosa che mi è piaciuta molto, devo dire.
Per concludere posso dire che pur con tutti i suoi difetti è un libro che si lascia leggere, una storia scorrevole e simpatica. Niente di eccezionale o memorabile, ma buona senz’altro.
VOTO: 7
Commenti
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Devo ancora leggere altri libri di questo autore, in realtà. Ho in lista d'attesa sia "non lasciami" che quello che hai citato tu.
Certo i temi della memoria, del perdono e della comprensione sono nobili, ma io non li ho trovati in alcuna pagina, non basta scrivere bene e usare linguaggi consoni all' epoca in cui si snoda il romanzo , su questo l'autore è stato bravo, indubbiamente, ma non ho provato alcuna emozione a parte il fastidio nella lettura e il domandarmi, perché?
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Pensare che l'autore ha scritto "Quel che resta del giorno", uno dei romanzi più belli degli ultimi decenni !