Dettagli Recensione
Tale padre...tale figlio?
Rocklin, Colorado. Inverno.
Lei è Maria, lui è Svevo. Loro sono Arturo, August e Federico Bandini, i figli di una coppia di italiani naturalizzati americani. Lei snocciola infiniti grani di un rosario che dovrebbe compensare tutta la sua miseria, lui bestemmia, muratore maledetto in un maledetto inverno.
I toni di Fante sono questi. La narrazione quasi anaforica all’inizio, ha il potere di dipingere un quadro realistico di una realtà marginale ed emarginata, ai limiti della sopravvivenza, nella quale la fanno da padrone miseria e rassegnazione. Arturo, il figlio quattordicenne e la traduzione in parola dei suoi pensieri (anche nei momenti meno opportuni) , sono un’efficace messa a nudo di quel marasma di pensieri e di emozioni tipici dell’adolescenza. Gli eccessi nel comportamento, sanati sempre da un’indulgente e immediata confessione, sono invece l’esito tutto personale del substrato familiare e sociale di appartenenza e spesso sono tinteggiati da una gradevolissima vena ironica.
Durante la lettura, a più riprese, mi è venuta in mente l’esperienza autobiografica raccontata da Frank McCourt nei romanzi “Le ceneri di Angela” e “Ehi prof” e quanto poco io l’abbia apprezzata. Non sono riuscita a capire subito perché invece questa narrazione, così simile nei temi, mi giungesse al contrario gradita, per arrivare poi a comprendere che è la forma la chiave di volta del mio gradimento. Aspetta primavera, Bandini è narrato in terza persona e il narratore alterna i punti di vista focalizzando l’attenzione sul padre e sul figlio, ciò fa intuire al lettore l’humus autobiografico che sorregge l’impianto narrativo per cui immediata è la corrispondenza John- Arturo e Nicola- Svevo, diversamente da quell’io auto commiserante che mi aveva irritato negli scritti di McCourt.
Nello scritto di Fante ci si può concedere il lusso di abbandonarsi alla finzione narrativa anche se si rimane perfettamente consapevole che tutto il suo vissuto è lì tra quelle pagine e il pensiero corre a immaginarlo. Spesso la stessa narrazione, alleggerita dai toni sornioni e quasi umoristici, contribuisce ad allontanare dalla miseria, dalla bassezza del quadro familiare, da una coppia di genitori così insana nella loro unione maledettamente tenuta unita dal medesimo destino di immigrazione e di povertà non solo materiale.
Insomma una lettura gradevole, originale ma deludente nell’epilogo ( a livello narrativo), a tratti anche una lettura amara che implica una riflessione profonda sui legami familiari e sulla strutturazione delle singole personalità in base ai modelli di madre e di padre che capita di avere. In questo caso più volte mi ha preoccupata la psicologia del giovane Arturo, la mitizzazione della figura paterna e l’inconscia ammirazione scaturita dai suoi comportamenti più riprovevoli o ancora le proiezioni fatte sulla povera Rosa di cui si dice innamorato... , per non parlare dei sentimenti contrastanti provati nei confronti della madre.
Non so se affronterò gli altri testi del ciclo Bandini o se lascerò Arturo nell’irresolutezza della sua adolescenza.
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Commenti
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Poi, come tutti i lettori sosiddetti "forti", ho una pila di libri che aspetta, e una lista di desideri di lettura che è lunghissima : mi sto accorgendo sempre più che la letteratura è piena di autori interessanti con libri attraenti. Occorre pur scegliere.
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