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Il primo DeLillo.
Americana è il romanzo d’esordio di DeLillo e se avete già letto qualcosa del famoso autore americano riuscirete senza dubbio a scorgere in questo romanzo degli argomenti ricorrenti e dei passaggi frequenti della sua vasta opera.
Il romanzo esce nel 1971 e racconta la storia di David Bell, giovane ma già affermato manager di un famoso network televisivo. David è bello, intelligente, furbo e scaltro, riesce a raggiungere tutti gli obiettivi che si prefissa ed è l’emblema del cinismo (nel capitolo iniziale di presentazione del personaggio mi ha ricordato molto Patrick Bateman di American Psycho, non logicamente per gli omicidi…). Ad un tratto però David ferma il carrozzone della sua vita e si accorge che gli manca qualcosa, si accorge che questo mondo così perfetto, preciso al secondo e scadenzato non è proprio quello che vuole, e decide così di partire per un viaggio verso il centro dell’America, la vera America, quella meno contaminata. Parte con una cinepresa, tre amici e una camper, ed in questo viaggio incontrerà diversi personaggi bizzarri che lo aiuteranno a capire l’America da vicino ma soprattutto lo aiuteranno a capire se stesso.
Devo essere onesto, sono un amante di DeLillo ed ho letto diversi suoi libri, ma questo forse è uno di quelli che mi ha impressionato di meno, non perché manchi di contenuti, anzi i contenuti ci sono e sono quelli che poi verranno meglio sviluppati nel corso della sua carriera da scrittore (paure individuali, critica alle nuove tecnologie, critica al mondo industriale moderno, solitudine, etc) ma forse qui molte volte si perde in giri di parole che servono poco. In sostanza questo libro potrebbe essere il padre di Underworld, anche lì infatti, dietro una palla da baseball che passa di mano in mano, c’è la storia dei cittadini americani in ogni sua sfaccettatura, o meglio ancora c’è la storia dell’America, lì però non è mai banale, mai noioso, mai scontato. Qui, complice probabilmente l’inesperienza, invece molte volte rallenta un po’ il filo della trama, ed onestamente anche i personaggi di Underworld sono molto ma molto più interessanti.
In conclusione è un bel libro, si legge volentieri, ma il DeLillo maturo è molto più pungente ed acuto.
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Laura