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Malinconia parigina
La protagonista di questa storia è una donna che, da contadina, diventa signora con alte pretese, ben inserita nell’alta borghesia newyorkese, per poi, rinnegando il proprio passato, fuggire a Parigi, per ricominciare. Una Parigi che in quegli anni è alle prese con l’occupazione nazista. In questa città, che ha sempre un fascino innegabile ed una certa malinconia, ricomincia da zero, grazie alla semplicità di un negozio di fiori e le vicissitudini, anche storiche, la portano a ritornare ad essere una persona semplice, senza vergognarsene, ma andandone fiera. La storia è interessante, perché racconta il punto di vista della guerra dalla parte di chi ha provato a resistere al nemico e ad organizzarsi contro di esso, senza forzare sull’aspetto cruento del conflitto. Il ritmo però è un po’ troppo blando. L’atmosfera un po’ troppo da romanzo rosa. L’ambientazione è buona e ti sembra di trovarti proprio davanti agli occhi la curvatura elegante di pizzo metallico della Torre Eiffel quando giri pagina e giri in queste vie, ma non è una storia indimenticabile.