Dettagli Recensione
Non si è mai troppo anziani per emozionarsi
Lo ammetto: quando ho deciso di leggere questo romanzo non mi sono interessata alla trama.
Mi è bastato leggere il titolo e guardare la copertina per decidere di prenderlo.
Cosa mi aspettavo da un romanzo con un titolo del genere?
Cosa mi aspettavo da un romanzo con una copertina tanto particolare?
La mia speranza era di trovare un libro ironico, magari anche tenero e a tratti commovente.
Purtroppo i miei desideri si sono avverati solo in parte.
“La fantastica storia dell’ottantunenne investito dal camioncino del latte” è il romanzo d’esordio del musicista inglese J.B. Morrison.
Il protagonista della storia è Frank Derrick, un vecchietto che trascorre le giornate in una casa a due piani, in una tipica cittadina inglese, in compagnia del suo gatto Bibì.
Frank ha perso la moglie anni prima e, a parte il gatto, è rimasto solo dato che la figlia si è trasferita negli Stati Uniti ed è da molto tempo che non torna in Inghilterra per trovarlo.
Le giornate trascorrono tutte uguali: Frank guarda molti film, a volte esce per andare a comprare qualche oggetto a un mercatino dell’usato, cerca in tutti i modi di evitare i venditori porta a porta, va a dormire presto e si sveglia ancora più presto per contare gli aerei che decollano dall’aeroporto vicino a dove vive.
Però, nel giorno del suo ottantunesimo compleanno, Frank viene investito da un camioncino del latte (“Nel giorno del suo ottantunesimo compleanno, Frank Derrick fu investito dal furgone del lattaio. Avrebbe preferito un buono per l’acquisto di un libro o un paio di gemelli per la camicia, ma è il pensiero che conta”). Con un braccio rotto e una gamba fratturata, Frank torna a casa dall’ospedale e scopre che la figlia ha deciso di pagargli un’infermiera che lo possa aiutare a casa una volta a settimana.
E’ così che irrompe nella tranquilla vita di Frank la giovane infermiera Kelly Natale.
Dopo la sua conoscenza Frank non sarà più lo stesso.
Frank è un personaggio “bizzarro”: è scorbutico, orgoglioso, testardo. Tuttavia il lettore è portato a provare affetto per il protagonista. L’intera storia ruota intorno a Frank: ci sono pochi personaggi secondari e tutto ciò che fanno (o hanno fatto) ha comunque importanza solo perché in qualche modo influisce su Frank e la sua vita.
Questo vecchietto dai lunghi capelli bianchi ha sempre la battuta pronta e, qualche risata, a volte, riesce anche a strapparla. Divertenti sono i continui riferimenti a film conosciuti ai quali Frank paragona ciò che fa o ciò che gli capita; divertenti sono anche i tentativi di Frank di piacere a Kelly.
Eppure, dietro questa maschera di simpatia, si nasconde un uomo solo.
Infatti, credo che il vero tema centrale dell’opera sia la condizione di solitudine degli anziani ai giorni nostri. Grazie all’ironia, l’autore è riuscito a presentare il tema dell’abbandono degli anziani nella nostra società. Un tema che spesso si tende a dimenticare o a far finta che non sia un problema ma, che in realtà, è una questione triste e dolorosa.
La gioia con cui Frank attende il giorno della settimana in cui Kelly viene a fargli visita è quasi infantile, testimonianza che con la vecchiaia non si perde il desiderio di voler provare forti emozioni.
Nel complesso“La fantastica storia dell’ottantunenne investito dal camioncino del latte” si rivela un bel libro anche se non bisogna aspettarsi una storia “strappalacrime” o troppo emozionante.
A pensarci bene, in alcuni punti la narrazione potrebbe anche apparire piatta, noiosa.
Per di più, penso a causa di alcuni problemi nella traduzione, si può perdere il filo del discorso e, diverse volte, ho dovuto rileggere alcuni passaggi perché non riuscivo bene a capire cosa l’autore volesse veramente esprimere.
Non ci sono colpi di scena: è un libro “normale”, come potrebbe essere normale la vita di un anziano che racconta chi è stato e chi vorrebbe essere.
Quindi, che dire se non “Buona lettura”? :)
“Perché sempre loro? si chiese Frank. Perché i giovani devono detenere il monopolio di qualsiasi stupido atto di teppismo? Perché nessuno di noi può divertirsi a fracassare una cabina del telefono o riempire di graffiti una panchina del parco, almeno di tanto in tanto? Perché la colpa deve essere dei ragazzini? […] Annoiati. Ah. Sul serio. Annoiati. Neanche conoscevano il significato preciso della parola. […] Annoiati di che cosa? Disponevano di scivoli, altalene e videogiochi. Potevano giocare a pallone e ad acchiapparella. Potevano correre, saltare, balzare, lanciarsi in alto, fare capriole e giravolte. Prendersi a pugni. Masticare la gomma. Avevano canali tivù apposta per loro e milioni di programmi radiofonici. Avevano internet, biciclette, cellulari e skateboard. Se erano davvero tanto annoiati, avrebbero dovuto provare a stare seduti in poltrona da soli per centinaia e centinaia di pomeriggi, guardando le repliche della Signora in giallo. Così si sarebbe risolta la questione. Gli anziani sarebbero stati giustificati a spaccare tutto, non i ragazzini”.
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Commenti
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Grazie mille per i complimenti!
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Complimenti per la recensione, veramente esaustiva e piacevole, very good!