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Pensavo fosse amore...
Sono testimone, da lettrice, della storia fra David Axelrod e Jade Butterfield, raccontata in modo accurato e appassionato. È un amore che seduce e inganna, che brucia e ricorda, che maledice e rinasce, che insegue e rilancia, insomma, è un amore infinito.
David è l’espressione della parte genuina di ogni persona o personaggio di una inconsapevole e pericolosa incoscienza? Sono convinta che il cammino verso la maturità preveda l’eccesso vissuto con leggerezza e noncuranza, senza prendersi sul serio. David vuole a tutti costi recuperare l’amore con Jade per riprendersi una situazione, un momento di sé in cui si è sentito migliore.
è disturbo di relazione.
Non lo chiamo amore, ritrovo semmai nel romanzo il conflitto generazionale, la mancanza di protezione per sé, la simbiosi con l’altra persona, la contaminazione pericolosa e persistente fra sentimenti, pensieri e comportamenti. David non ama Jade, rivuole se stesso di allora, adolescente senza limiti che chiede di allungare e allargare la propria onnipotenza.
L’amore che i due giovani riconoscono vive nel passato e nel futuro; essi chiedono l’amore senza contesto, senza realtà, pretendono di essere magia e fantasia e istinto e miracolo e voglia … ed è solo follia!
La controdipendenza rappresenta una fase di crescita di ogni adolescente amato da adulti consapevoli. Nel romanzo, leggo con interesse le relazioni basiche e primordiali in cui si contaminano amore e morte, sessualità e legami affettivi fra figure genitoriali sbiadite, irrisolte e figli che fanno da genitori a mamma e papà, ascoltandone i segreti, le paure, le fantasie sessuali.
La sessualità è legata alla relazione e non esistono problemi sessuali che non siano, anche, relazionali.
Nel romanzo, seguo un gioco estremo , con un tormento di domande generiche e di risposte incerte. Talvolta, è un bene evitare l’eccesso di comprensione e di analisi. Perché l’altro/a si comporta così? Non lo so, è la risposta, lo capiremo vivendo nella relazione.
In fondo, si ama, come si vive, con la stessa pienezza e mancanza. David afferma: “…la mia vita proseguiva senza di me”p.331: è questa l’illusione pericolosa, è lo sdoppiamento, è il dissipamento patologico che prevede tante vite e non, al contrario, tante espressioni di sé in un unico nucleo.
“La stessa passione di sempre e nessuna vera possibilità: ecco il genere di follia verso cui sembravo avviarmi”p.333. Il disturbo è nell’idea che . Il sollievo è nel movimento, nel cambiamento, nella possibilità diversa.
Tutti i personaggi soffrono molto e gioiscono poco e male, perché in un’ossessione non c’è mai nulla di romantico e di felice. La tristezza, il dispiacere, la rabbia, sono raccontati da una scrittura sapientemente sarcastica che non cede al pietismo.
La fine del romanzo è significativa: “E adesso per l’ultima volta, Jade, non m’importa né domando se sia pazzia: io vedo il tuo volto, ti vedo, ti vedo, in ogni posto ti vedo”p.581. Sempre, è la fine di una storia fra due persone che rivela l’amore che è stato e rivela l’autonomia degli innamorati coinvolti.
“Non ero migliore di quelli che fanno telefonate oscene, pubblici disturbatori, tagliatori d’orecchi, suicidi eccentrici e accusatori, fruitori di investigatori privati; non ero migliore d’un qualche sovrano medievale pronto a scatenare un esercito di diecimila anime pur di guadagnarsi i favori di qualche lontana damigella – e quando i campi sono poi bruciati e i cadaveri giacciono a mucchi sotto il sole, quel re si stringerà una mano al petto esclamando: l’ho fatto per amore.”p.36