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The counselor. Il procuratore
 
The counselor. Il procuratore 2015-10-15 16:56:19 Valerio91
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    15 Ottobre, 2015
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Ci sono autori e autori

Io penso che ci sono autori adatti a scrivere romanzi, autori adatti a scrivere sceneggiature e autori che riescono a fare entrambe le cose contemporaneamente. In maniera consapevole o anche inconsapevole.
Cormac McCarthy, con il suo "Non è un paese per vecchi", aveva creato un grande romanzo e inconsapevolmente una sceneggiatura da ben 4 premi Oscar. Ma non era certo un film l'idea di partenza.
"The Counselor", che invece è una vera e propria sceneggiatura, non ha avuto la stessa fortuna, è stato bensì aspramente criticato. E in effetti non abbiamo di fronte nulla di eccezionale, e per spiegarmelo ho trovato una teoria tutta mia.
Per McCarthy scrivere una sceneggiatura è come guidare un auto col freno a mano tirato. Non riesce ad essere sé stesso, è ridimensionato, non certo nella crudezza, che permane ai suoi soliti livelli, bensì nella profondità, nelle riflessioni, nella poeticità.
Questo non è dovuto a una carenza dell'autore, bensì all'impossibilità di esprimere pienamente tali cose mentre si scrive una sceneggiatura, perché in quest'ultima l'unico momento in cui è possibile liberarsi a delle riflessioni è nei dialoghi tra i personaggi, ma questi scambi di idee non possono essere eccessivi numericamente nè filosoficamente. Perché un film cerca la massa, mentre i libri, soprattutto quelli di grandi autori come McCarthy, sono destinati a un pubblico più ricercato ed esigente (come me).
Ed è questo il problema di fondo, perché "The Counselor", come consueto per le opere dell'autore, non ha una grande trama, questa è solo un pretesto per mettere in risalto il torbido dell'animo umano, cosa in cui Cormac è un maestro.

Semplice, brutale. Un avvocato, spinto dalla voglia di fare soldi e regalarsi una vita d'agi, si infila in degli affari più grandi di lui, ai quali non è né adatto né preparato, come non è preparato e consapevole della profonda oscurità che può essere presente in alcuni esseri umani.
In alcuni tratti, nei dialoghi come dicevo, si può ammirare il grande stile dell'autore, la profondità delle sue riflessioni, la sua crudezza talvolta eccessiva, ma distintiva. Ma è chiaro che non può essere sé stesso al cento per cento, e il risultato non è dei migliori.
Ti prego, Cormac, regalaci altri capolavori, ma che siano romanzi, perché è nella letteratura che dai il meglio di te. Chissà che, magari inconsapevolmente, tu non possa creare un'altra grande sceneggiatura e prendere due piccioni con una fava.
Ma è nella letteratura che ti vogliamo.

"Ha detto che sono ad un bivio."
"Sì. Al momento di capire che la vita è un biglietto di sola andata. Non intendo dipingere il mondo a tinte più fosche di quanto non sia, ma quando il mondo cede il passo alle tenebre diventa sempre più difficile negare la consapevolezza che il mondo sei tu. È una cosa che hai creato tu, né più né meno. E quando smetti di esistere il mondo fa lo stesso. Ci saranno altri mondi. Certo. Ma sono i mondi di altri uomini e la tua comprensione di quei mondi comunque non è mai stata più di un'illusione. Il tuo mondo - l'unico mondo che conta - sarà scomparso. E non tornerà mai più. L'estinzione di ogni realtà è un concetto che nessuna rassegnazione può abbracciare. Finché sopraggiunge l'annientamento. E tutte le nobili idee si mostrano per quello che sono."

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  • no
Consigliato a chi ha letto...
McCarthyani incalliti. Come me.
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