Dettagli Recensione
Personalità profondamente negativa
Questo romanzo di Ian McEwan è stato un po' una delusione. Non parlo di occasione sprecata, perché non ci sono grandi idee inespresse, bensì parlerei più di talento dello scrittore sprecato, perché è indubbio che Ian McEwan con la penna ci sappia fare.
Il romanzo parte in quarta, tanto che dalle prime pagine ti aspetti un grande libro, ma con il proseguire delle pagine lo stile perde di spessore, il contenuto cala a picco, la piacevolezza e la voglia di leggere con lui.
Tutto si incentra sul professor Beard, personaggio tra i più negativi che io abbia mai incontrato. Non perché nasconda una malvagità perversa, ma perché meschino e incapace di vivere. Non ispira odio, bensì profonda pietà, che forse è anche peggio.
Uomo intelligente e che paradossalmente meriterebbe il premio Nobel per la stupidità, piuttosto che per la materia per la quale lo ha realmente ricevuto. Per la fisica, immagino, anche se tutto questo grande genio, se presente, viene completamente eclissato dalla sua biblica mole di difetti.
Beard è un donnaiolo, incapace di amare, infedele, sleale, ladro, subdolo. Un uomo che potrebbe probabilmente avere quasi tutto dalla vita, ma che getta al vento tutto a causa della sua personalità incontentabile, egoista e menefreghista. Un uomo che non affronta i propri problemi, non importa quanto grandi essi siano, il suo modo di risolverli è semplicemente non pensarci, e nemmeno quando questi ti travolgono come un treno. Hai fatto sbattere in galera per omicidio un innocente? Non pensarci! Hai rubato la proprietà intellettuale di un uomo morto, e con questa hai costruito la tua fortuna? Goditela! Hai il cancro? Poi si vedrà, ho di meglio da fare che curarmi, in questo momento! Peccato che i problemi siano un nemico ingannevole, che se ignorato magari ti lascia in pace per un bel po', ma che poi torna inevitabilmente a cercarti, parecchio più arrabbiato di prima.
"Si sentì invadere dalla gradevole illusione di amare la gente. Tutti perdonabili, nessuno escluso. Tutti in qualche misura disposti a collaborare. Ma anche egoisti, talvolta crudeli, ma soprattutto divertenti. Comunque sì, provava un insolito affetto per il genere umano. Pensó addirittura che potesse essere ricambiato. Ciascuno di noi, tutti quanti, destinati senza scampo ad affrontare individualmente l'oblio, eppure nessuno che si lamenti troppo."
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Ciao, Vale.
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Dell'autore ho letto solamente "Espiazione", che viene considerato fra i suoi libri più belli. Ora mi viene il dubbio che questo scrittore sia non poco sopravvalutato. Che cosa ne pensi (se lo conosci più ampiamente)?