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Il commesso
 
Il commesso 2015-10-09 12:24:12 lapis
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
3.0
lapis Opinione inserita da lapis    09 Ottobre, 2015
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Fotografia color seppia di un uomo d’altri tempi

Una penna delicata ci accompagna nella quotidianità di una piccola bottega di generi alimentari dove Morris Bober, negoziante ebreo di mezza età, lavora in modo zelante, onesto e gentile per sopravvivere alle difficoltà economiche. Si alza all'alba per vendere tre centesimi di pane, fa economia, si trova costretto a chiedere alla figlia Helen parte del suo magro stipendio e ne soffre. A questa sofferenza risponde nell'unico modo che il suo cuore buono conosce: con lavoro, fatica, rettitudine. Si riallaccia il grembiule con gesti ripetitivi. E non manca neppure di far credito e dar da mangiare a chi è ancor più misero di lui.

Come lo ripaga il destino, o meglio, come lo ripaga Dio? Una nuova bottega alla moda di specialità gastronomiche dall'altro lato della strada che ne compromette i già magri affari, una polmonite, un vicino trafficone ed egoista che sembra sempre baciato dalla fortuna, una rapina proprio per essere l'unico esercizio rimasto aperto a tarda sera nel tentativo di racimolare qualche cliente ritardatario. Tragica comicità.

La strada di questo splendido personaggio, di una ricchezza interiore unica e malinconica, si incrocia così con quella di Frank Alpine, giovane italiano senza arte né parte, orfano dal passato difficile, rapinatore dell'ultima ora che ha cercato nella malvivenza l'accesso alla fortuna che da sempre gli è stato precluso. Frank finisce per lavorare come commesso nella povera bottega di Morris, apprezza la sua ingenua generosità, vuole confessargli di essere lui il ladro che l'ha rapinato per liberarsi la coscienza, per cambiare, per portare la sua vita su una strada diversa ma alla fine non resiste alla tentazione e continua a raccontare frottole e rubare dollari dalla cassa.

E' un'atmosfera triste e malinconica quella che avvolge quest'ambientazione anni '50 dove non si respira il sogno americano di prosperità ma le disillusioni, gli sforzi per sbarcare il lunario, le attese passive in una sorte che non fa regali. E' la vita della gente comune, degli umili, di Morris aggrappato alla sua incrollabile moralità, di Frank che lotta tra bene e male, di Ida piena di rimpianti per quello che non è stato e di Helen, che forse spera ancora e intanto trova rifugio nei libri della biblioteca.

Questo romanzo ha il dono della narrazione in punta di piedi, delle sfumature, della profondità. Parla di persone semplici, cesellate con sensibilità e delicatezza, della loro vita di bottega e famiglia, più vera e più vicina a noi di quanto non possano esserlo mille avventure. Parla di sensazioni che proviamo o abbiamo provato, di una quotidianità sofferta e combattuta che viviamo o abbiamo vissuto. E se è vero che non lascia speranze, non offre ricette per la felicità o promesse di riscatto, non c'è neppure amarezza, astio o ira, ma tutto è permeato da una sensazione di commovente dolcezza e dignità.

E' un romanzo piacevole? Forse no ma è capace di parlare al cuore e di restarci.
Per questo lo consiglio di certo a tutti.

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Commenti

4 risultati - visualizzati 1 - 4
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siti
10 Ottobre, 2015
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Ciao Manuela, la tua recensione mi è proprio piaciuta, penso che potrebbe piacermi molto questo romanzo.
In risposta ad un precedente commento
lapis
10 Ottobre, 2015
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Grazie mille per il commento, Laura! È il primo romanzo che leggo di quest'autore e mi ha molto colpito. Spero davvero possa piacere anche a te. Buona lettura!
bella recensione , manuela , davvero bella . Ho letto questo romanzo e lo trovo tra i migliori di Malamud . Hai pèerfettamente centrato lo spirito di queste pagine. Grazie !
In risposta ad un precedente commento
lapis
13 Ottobre, 2015
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Grazie a te per il commento, Matelda!
4 risultati - visualizzati 1 - 4

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