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Il valzer delle attribuzioni
Una persona che non mi conosce e che il caso ha voluto farmi incontrare, facendo scattare un’immediata simpatia e cordialità reciproca, mi ha regalato due libri. Il primo è stato una sua raccolta di poesie, l’altro “L’insostenibile leggerezza dell’essere”. La dedica del primo recitava: “...hai un’aria da insostenibile leggerezza dell’essere”. Quando gli ho confidato di non averlo mai letto, ha provveduto a regalarmelo benché gli avessi detto di possederne due copie.
Ma allora cosa significava quell’affermazione corredata da tale citazione letteraria?
Non lo so e certo la lettura del libro non aiuta a leggere una percezione che però mi aggrada cucirmi addosso. Sarà l’accostamento dei termini INSOSTENIBILE e LEGGEREZZA? Sarà l’attribuzione di pesantezza insita nell’aggettivo? Sarà la rinnovata verve semantica che quell’accostamento produce nel concetto di leggerezza? Mi piace, mi è sempre piaciuto questo titolo anche grazie a Venditti che lo amplificò in musica negli anni ’90 quando l’eco del libro scritto nell’82 e pubblicato in Italia nell’84 era ancora forte. In realtà non si è mai spenta, il titolo tuttora molto conosciuto, l’opera gode di numerose ristampe e viene letta. Certo la lettura nel 2015 produce effetti, presumo, notevolmente distanti da quelli che ne hanno siglato il successo negli anni ’80 e presumo ancora che questo sia dovuto all’effetto del tempo e al mutato scenario storico-politico. In un presente in cui Boemia è sinonimo di una Praga rivalutata dal punto di vista turistico e da cui si può percepire il fantasma della sua storia attraverso le famose finestre del castello o di fronte alla lapide di Jan Palach, se non si è vissuta l’epoca è allora difficile ritrovarla. Se non si è cresciuti con le ideologie politiche ma in assenza di ideologie e in presenza di tanta pseudo- politica, è complicato trovare aderenze.
L’opera però è lì e la sua contestualizzazione storica è necessaria. La stessa biografia di Kundera è un invito. Nato nel ’29, è stato emarginato nel ’48, riabilitato nel ’56 e di nuovo allontanato dal partito comunista quando prese parte alla “primavera di Praga” . Perse il lavoro per questo fatto e dal ’75 risiede in Francia. Gli eventi della sua vita coincidono con quelli delle esistenze dei protagonisti del romanzo: Franz e Thomas, Sabine e Teresa, due uomini e due donne, aldilà dei loro intrecci amorosi. Così li vedo, non tanto coppie. Tomas ama Teresa ma incontra Sabine, Franz ama Sabine ma lei si allontana da lui.
C’è l’invasione, c’ è l’esilio volontario e c’è il rientro nella patria assediata, c’è la ricerca di identità, di un valore, di una collocazione come cittadino, come uomo, come essere. Il libro è diviso in sette sezioni che progressivamente hanno prodotto in me un valzer di attribuzioni.
Partita da una attribuzione di pesantezza tematica e concettuale, mi sono dovuta ricredere: è falsa. In itinere si è formata l’impressione (trova ampia ed esplicita conferma nella sezione quinta) che l’opera sia basata sull’attribuzione di leggerezza alla Storia, mentre cercavo di capire se dare a mia volta un’attribuzione di piacevolezza. E qui arrivo: l’opera è bella, secondo il mio gusto, la mia predisposizione personale, la mia formazione.
Ondeggiando su assunti filosofici di immediato recupero mnemonico, con uno stile trasognato e una forte influenza onirica, nonché con una lieve e piacevole connotazione erotica, presenta una serie di riflessioni sull’amore, sul dovere, sulla libertà, sull’esclusività dell’esistenza. Cresce lentamente raggiungendo i vertici del suo climax ascendente nelle ultime sezioni - più connotate dal punto di vista storico e umano- laddove le prime apparivano più incentrate su volgari intrecci sessuali.
Il suo valore, a mio avviso, è nella riflessione puntuale e precisa che porta a fare sul rapporto d’amore e sui sentimenti dell’animo umano. Si conferma insomma l’interesse dell’autore per la tematica già abilmente indagata in “Amori ridicoli” di molto precedente.
Ho un’aria da insostenibile leggerezza dell’essere?
Forse sì, come tutti del resto.
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Commenti
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La tua recensione è molto bella e molto interessante. Concordo con te sulla bellezza del titolo del libro che ho letto non recentemente e che mi ha lasciato piuttosto indifferente. Da allora non ho più letto altro dell'autore.
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