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Ebbrezza e solitudine
Protagonista è Jaromil, un giovane cresciuto da un padre che non lo voleva e da una madre che riponeva in lui tutta la sua vita e le sue speranze di ritrovare una felicità e un amore ormai perduti. Fin dalla gravidanza e dalla nascita, la via di Jaromil è segnata: la madre idolatrava Apollo e la sua lira, auspicando un figlio poeta. E in effetti i suoi sogni sembrano concretizzarsi, perché fin da bambino il protagonista mostra un’elevata sensibilità artistica soprattutto nel campo delle parole. Ecco dunque che Jaromil, crescendo tra mille debolezze e difficoltà, diventa il poeta, autore di versi incomprensibili ed ermetici. Tuttavia di pari passo con la sua attività poetica va la sua solitudine.
“Capiva che veramente adulto è solo chi è libero padrone di uno spazio chiuso dove può fare tutto quello che vuole senza essere osservato né controllato da nessuno.”
Il rifiuto, la stranezza e l’alienazione dal mondo reale che la sua sensibilità gli impone, fanno sì che Jaromil si chiuda in una torre d’avorio dove il suo spazio è la poesia, nutrita non dalla realtà ma dalla sua immaginazione, l’unico luogo in cui il giovane poeta può realizzare i suoi impulsi e tutto ciò che la vita gli nega. Egli giunge a immaginare e immedesimarsi in un suo alter ego, Xaver, che vive romanticamente di avventure, alla giornata, senza radici e legami, senza altri interessi se non il vivere la sua libertà: "Il peggio non è che il mondo non sia libero, ma che la gente abbia disimparato la libertà".
Solo in questo modo dunque Jaromil riesce a recuperare un accordo col mondo, attraverso l’ebbrezza illusoria concessagli dal lirismo per sfuggire all’intollerabile solitudine.
L’avvento della rivoluzione comunista, di cui Jaromil era sostenitore, peggiorerà ulteriormente la situazione: il coinvolgimento ideologico e il successo di Jaromil come poeta di regime grazie a versi più scadenti ma più facilmente apprezzabili, non faranno che aumentare il distacco del protagonista dalla realtà e la sua fallace identificazione con l’eroico Xaver. Jaromil esercita così un illusorio controllo sulla sua vita, sentendosi potente nel prevaricare la sua ragazza o nel ribellarsi all’ingombrante presenza di sua madre, vivendo il sesso come una prova di virilità e crescendo in sfida con se stesso, ma senza conoscersi realmente.
Arriva però poi il momento in cui l’illusione si rompe e l’ebbrezza viene distrutta: Jaromil viene riportato alla realtà e comprenderà che, come disse Rimbaud, poeta francese a cui spesso si richiama, “la vita è altrove”, altrove rispetto al lirismo inebriante, rispetto all’onnipotenza dell’immaginazione, rispetto al travolgente idealismo politico, rispetto all’abisso della solitudine.
La vita è altrove perché è negli impulsi e nelle loro contraddizioni, nel loro appagamento e nella loro delusione, nel pensiero e nella sensazione; né amore, né poesia, né sesso, né politica possono sostituirla o riempirla.