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Thus bad begins
“Thus bad begins and worse remains behind” sono le parole piene di biasimo e di dolore che Amleto rivolge alla madre, in una delle scene più drammatiche dell’opera shakespeariana.
Non è la prima volta che Marias ricorre a Shakespeare per il titolo di un suo romanzo. Era già accaduto in “Un cuore così bianco” dove il riferimento al Macbeth è esplicito.
Siamo nella Spagna post franchista. Al centro della storia sono un regista di mediocre successo, Muriel, sua moglie, Beatriz, alcuni frequentatori della loro casa, legati da vincoli di amicizia, come Roy, Rico e il pediatra Jorge Van Vechten. Il narratore Juan De Vere ha il ruolo di assistente e segretario del regista. La storia, con i suoi enigmatici e tormentati personaggi, serve da pretesto per approfondite riflessioni su un lungo e oscuro periodo storico di cui la Spagna è stata protagonista e delle conseguenze che si sono protratte fino quasi ai nostri giorni.
Non è un mistero che l’ordine apparente che regna nei regimi autoritari nasconda profonde fratture, drammi, crisi di coscienza, abusi, prevaricazioni e violenze. Non tutto avviene alla luce del sole. La verità emerge solo in un tempo successivo, quando le dittature cadono o si estinguono naturalmente, come nel caso della Spagna. E se dolore e paura hanno dominato durante il regime, diffidenza, sospetto e tradimenti non mancano nel periodo della normalizzazione. É questo uno dei punti centrali di questo bellissimo romanzo. L’analisi delle reazioni, dei sentimenti di chi ha avuto la fortuna di sopravvivere a un lungo periodo di repressione e oppressione è condotta con sapiente sensibilità. Marias insiste su quel fenomeno che egli chiama “patto sociale” necessario, anzi indispensabile per sopravvivere dopo simili eventi. Proprio grazie ad esso il popolo spagnolo è riuscito, se non a dimenticare, che é cosa assai diversa, a pacificare gli animi, a conciliare in qualche modo le posizioni opposte, a tacitare le meschine delazioni. La convivenza civile ha richiesto uno sforzo quasi sovrumano. Molto si è taciuto. Molto si è volutamente ignorato. “Dei fatti storici di un paese parleranno soprattutto le generazioni che non li hanno vissuti, per poterli capire, per cercare di appartenere a una parte o all’altra.”
Ed è così che comincia il male, quando “il peggio resta indietro, perché ormai è passato”.
In questa prospettiva si inserisce l’ambiguo personaggio di Van Vechten. E d’altra parte l’ambiguità circonda anche Muriel e Beatriz. La loro storia si trascina fino alla fine in un succedersi di dubbi e supposizioni, che catturano l’attenzione del lettore.
Da un punto di vista strettamente letterario, il personaggio del narratore testimone degli eventi raccontati, il giovane De Vere, rientra nella classica tradizione del romanzo picaresco che ha le sue origini proprio in Spagna con il Lazarillo de Tormes. L’esperienza del giovane Juan lo condurrà a quella consapevolezza, a quella maturità che farà di lui un uomo, come era avvenuto all’Ishmael di Melville, al Gulliver di Swift, al Robinson di Defoe, fino a giungere a personaggi più moderni e di notevole spessore letterario quale Stephen Dedalus dell’Ulisse di Joyce.
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Trovo bellissima la tua recensione e veramente interessante. Pensa: non ho (ancora) letto nulla dell'autore, anche se, ovviamente, ne ho sentito parlare (bene).
Con quali testi cominciare, secondo te?
b
Ultimamente l'ho un po' abbandonato, ma rimedierò! Grazie per la tua recensione!
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