Dettagli Recensione
Fame famelica
“La fame è volere. E’ un desiderio più grande del desiderio. Non è la volontà, che è forza. Non è neanche debolezza, perché la fame non conosce passività. L’affamato è qualcuno che cerca”.
E Amélie è in continua ricerca, ha fame.
Fame di piacere. Di zucchero e cioccolato, cortocircuito di piacere quasi mistico.
Fame di ebbrezza. Di alcool, infuocato e forte stordimento. Di esperienze.
Fame di abbondanza. Di acqua, miracolo d’infinito.
E poi fame del nulla. Di un’anoressia razionalmente voluta e portata fino al limite dell’agonia e della morte.
E fame d’amore. Di persone ammirate, sedotte, cercate.
E ancor più fame di letture. Di storie, astuzie narrative da assaporare. Di parole, le più belle, le più preziose, le più sublimi.
Avevo letto un romanzo di questa scrittrice diversi anni fa e sinceramente non mi aveva conquistato del tutto. Ne avevo sì apprezzato l’originalità rocambolesca, divertente e un po’ folle ma non ero riuscita a percepire la profondità del contenuto e le emozioni nascoste tra le righe brillanti. Con la sensazione di non essere in grado di capirla, non avevo letto più nulla. Ecco invece che nella libreria spunta fuori questo libro, comprato secoli fa per regalarlo ad un’amica, sua fan, e mai donato. Perché non riprovare con un romanzo diverso, non con una favola, strepitosa ma magari “fredda”, ma con un’autobiografia?
Ovviamente Biografia della fame non è un’autobiografia classica e non lascia mai capire quanta parte degli episodi di cui narra sia frutto di umorismo e fantasia, ma non importa. Tra le note surreali, ironiche e spiazzanti che rimandano ad Amélie Nothomb, ci permette a tratti di scorgere qualcosa di Amélie. E vediamo Amélie bambina nomade tra terre esotiche, intelligente e speciale, che a tredici anni ha collezionato più esperienze, paesi e storie di quanti molti ne mettano insieme in un’intera vita. Ma anche Amélie spaesata, sradicata, sempre all’eccesso nelle gioie come nelle malinconie. Insaziabile nella sua ricerca febbrile. E la scrittura come unico approdo.
A trovare un difetto, il romanzo, seppur breve, non riesce a mantenere costante la stessa intensità e gli ultimi capitoli mi sono parsi un po’ frettolosi, ma è comunque una lettura speciale perché dalle righe emergono emozioni vere, di piacere e di dolore, di vuoti incolmabili.
E si capisce che la via per l’unicità passa sempre da una fame famelica.