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Sospensione di giudizio
Data alle stampe nel 2004, l’opera ha contribuito notevolmente a far conoscere un’autrice che era stata già toccata dal successo dovuto alla pubblicazione delle sue opere, ma che per contingenze strettamente legate alla sua identità, all’orribile periodo storico che le fu concesso vivere, al suo essere donna e di talento, conobbe- ancora in vita- l’oblio, la dimenticanza e l’indifferenza. Ciò che ha creato prima di morire, vittima anch’essa della persecuzione nazista, con l’anima straziata dal timore per il destino delle proprie figlie, le ha restituito la dovuta visibilità ai giorni nostri.
Leggere le sue opere può far correre il rischio di sopravvalutarne l’esito quando ci si fa impressionare dalla vicenda biografica e questo, a maggior ragione quando si legge questo romanzo incompiuto e sospeso dal rapimento e dall’omicidio della sua autrice. Questo è il triste destino di uno scritto che ci viene consegnato per volere delle sue figlie le quali, contemporaneamente, rendono pubblici anche corrispondenza privata e appunti legati al disegno dell’opera e alla sua stesura. Il manoscritto vergato a mano oltre che incompiuto presenta le caratteristiche di una bozza non revisionata, risulta quindi molto difficile darne un giudizio in termini di stile, contenuto e anche di piacevolezza. Se non si ama il finale aperto, se non si accetta l’incompiutezza, può risultare molto ostico goderne. Se si è spinti dal desiderio di conoscerne il contenuto per i motivi più vari, consapevoli di questo limite, si può invece gustare l’opera traendone comunque un arricchimento in termini culturali.
Premesso questo, personalmente mi sono accostata all’opera dopo aver letto altri romanzi dell’autrice, non tutte apprezzati in egual modo; ciò che amo e ricerco in questa autrice è la limpidezza dello stile, la sua crudità e l’assenza totale di ipocrisia nella rappresentazione dell’animo umano. Alcune sue pagine sono talmente pungenti da risultare respingenti, caustiche, cattive oserei dire, eppure mi ritrovo sempre a riconoscerle una grande abilità nell’investigazione dell’animo umano e nella sua rappresentazione così come mi cattura quando coglie quella sfumatura che sta in bilico tra un sentimento negativo e uno positivo e permette di redimere ognuno di noi nella vasta gamma di emozioni che sorprendono, lacerano, arricchiscono il nostro animo facendolo maturare giorno per giorno. Amo inoltre le sue descrizioni, l’intercalare nelle pagine della bellezza del creato, la capacità di restituirci con storie più o meno gradevoli la sua storia, la sua identità.
Venendo a “Suite francese”, posso affermare di aver assistito ad una rappresentazione teatrale interrotta al secondo atto, il sipario è calato per cause di forza maggiore e di quella rappresentazione non potrò goderne mai più se non, di nuovo, per i primi due atti. Seguendo il suggerimento offerto dal titolo potrei allo stesso modo asserire che la sinfonia si è interrotta e che la musica d’insieme mi ha lasciato il canto del popolo francese. Quanto fu caustica la rappresentazione dell’ebreo, tanto è equilibrata quella del francese, un popolo che subisce un ‘invasione dal nemico storico a cui non ha ancora perdonato Sedan, un popolo che è rimasto schiacciato dalla sua stessa storia, monarchica, rivoluzionaria e anelante alla democrazia, passando anche per la Comune, tentando la repubblica e intervallandola con l'impero. Il punto di vista è quello di un popolo, che al di là della sua identità e nella limitatezza della sua dimensione umana, subisce un’invasione e va allo sbando, perdendo la sua umanità, ritrovandola, ricercandola nel popolo invasore.
Ho apprezzato molto il movimento veloce, caotico, dispersivo di “Tempesta di giugno”, ho risentito della lentezza di “Dolce”, ho assaporato i primi ricongiungimenti degli elementi isolati di quello che è stato pensato come un movimento di più ampio respiro, ho avvertito il dolore di una scrittrice che in presa diretta salvava il salvabile in un tempo e in un luogo che non erano più i suoi. Ho respirato la forza catartica della scrittura e non sono riuscita a leggere la realtà nuda e cruda dell’appendice offerta dall’edizione Adelphi. Sommariamente so che cosa c’è scritto in quelle corrispondenze private, nello strazio del marito, nella secchezza delle risposte, ma mi sono fermata. Penso che se il suo destino fosse stato un altro, l’opera avrebbe risentito, rispetto al disegno iniziale,dello sviluppo di quegli eventi che la sua autrice non ha saputo o voluto presagire perché la cattiveria umana è andata ben oltre ogni possibile immaginazione.
Immagino, nonostante tutto un’opera corposa, gradevole ma stavolta a lieto fine.
Ha vinto invece, la realtà.
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Tra l'altro, ironia della sorte, me lo hanno regalato qualche giorno fa!! :-)
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Condivido sostanzialmente la valutazione insita nel tuo commento, molto bello.
Devo dire che l'autrice non è 'nelle mie corde' . Effettivamente certe scoperte, o riscoperte, rischiano la sopravvalutazione, come è accaduto anche per il fratello del Premio Nobel Singer.
Trovo in questa scrittrice spesso qualcosa di 'troppo' (io preferisco l'essenzialità); talvolta una punta di leziosità. Ho letto altri suoi testi, con orribili figure materne, si dice ricalcate sulla tipologia di sua madre : tutta la mia solidarietà alla figlia!