Dettagli Recensione
Due di Irène Némirovsky
Cinica, crudele, capace di descrivere i sentimenti con eleganza e perfezione ( "un uomo, in fondo, concede solo quello che gli viene chiesto. Mai di più..." e ancora "...uniti senza una parola, senza neppure baciarsi, ma aggrappati l'uno all'altro, come trascinati da un torrente impetuoso" e infine "Quello che tu vuoi è di essere liberato dal desiderio che hai di me..."), con una scrittura che disegna perfettamente i personaggi. Questa è la Irene Nemyrowsky che ho conosciuto grazie al suo romanzo "Due". Romanzo in cui descrive l’anima passionale della gioventù borghese degli anni venti, a cui lei appartiene, con un frenetico impulso a vivere e quel desiderio ardente e sensuale di bruciarsi nel piacere, che hanno vissuto i sopravvissuti alla prima guerra mondiale (che vogliono vivere appieno la vita, senza farsi mancare nulla).
La spudorata e spietata facilità con cui i suoi personaggi mostrano sentimenti di odio nei confronti di persone a cui sono uniti da legami di sangue, probabilmente è il riflesso dei sentimenti provati per i genitori (figlia unica di genitori ricchi e borghesi, troppo presi dal lavoro e dal denaro - il padre - e dal lusso, dagli amanti e dalla bella vita - la madre-) che l'hanno lasciata nelle mani di governanti e non le hanno dato affetto e attenzione. L'odio per loro viene sublimato nella sua scrittura e questa schiettezza la dimostra anche nelle sue scelte linguistiche. Probabilmente questa marginalità ed appartenenza per esclusione (dovuta anche al sentirsi rifiutata dalla sua patria, la Russia, perché ebrea e non accettata dalla Francia, sua patria di adozione, perché non originaria di quel territorio) sono la cifra segreta del suo successo. Mi ha molto colpita, essendo l'autrice vissuta all'inizio del secolo scorso, quando lo scopo di quasi tutte le donne era quello di sistemarsi tramite il matrimonio, il suo pensiero disincantato nei confronti dello stesso, esposto senza ironia, né volgarità ("Ho avuto Antoine ma non lo amo più... Gli voglio bene, è un buon compagno, la sua morte mi getterebbe nella disperazione, ma non ha più alcun potere su di me... Non ha più il potere di farmi soffrire, né di darmi la felicità... La sua presenza mi rasserena, ma non ho più curiosità nei suoi confronti, né desiderio" e ancora "Ogni coppia tende a creare ai propri occhi e a quelli degli altri una leggenda di fedeltà, di comprensione e di unione" ). In questo romanzo, ma anche in altri (ho letto sinossi e recensioni di alcuni dei suoi romanzi più importanti) è presente una dicotomia tra amore e denaro, spirituale e materiale, che in realtà si fondono, trattandosi di due diverse declinazioni di quella stessa radice, che è la passione. Passione a cui la scrittrice, a mio avviso, dà importanza e a cui anela, ma probabilmente si smorza in lei poco dopo il suo matrimonio (come succede anche ai due protagonisti del romanzo).
La precedente recensione mi ha convinta a leggere questo libro e sono soddisfatta della scelta fatta, perché ho trovato questa scrittrice molto talentuosa e il suo romanzo interessante, tanto da convincermi a leggere presto altro della stessa autrice.
Non faccio parte della schiera che critica il romanzo per il pensiero disincantato della scrittrice sul matrimonio ("Come avveniva, nell'unione coniugale, il passaggio dall'amore all'amicizia? Quando si cessava di tormentarsi l'un l'altro per volersi finalmente bene?" e ancora "Di qui a alche tempo non sarà più innamorata di me, ma non mi abbandonerà mai" e infine "sotto le coperte c'era un caldo delizioso, e quel calore del letto condiviso, quel silenzio, quella pace precaria li intorpidiva, li faceva sentire uniti come mai lo erano stati nel tumulto della giornata o dell'amore"), perché ritengo che ognuno abbia il diritto di dire la sua, senza venire criticato per questo. Mi limito ad applaudire il talento della scrittrice, la sua scrittura e il suo romanzo per il suo valore intrinseco e non per il punto di vista dell'autrice sull'argomento trattato.
Avevo annotato altre frasi, oltre a quelle già citate, ma le ho lette già in recensioni precedenti, quindi non le ripeto, anche se mi avevano colpita.
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Commenti
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ciao
77. La grande Irène è una delle mie ( pochissime ) scrittrici preferite . E apprezzo molto le tue recensioni.
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