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Delitto e Castigo
 
Delitto e Castigo 2015-08-30 14:12:34 Francj88
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Francj88 Opinione inserita da Francj88    30 Agosto, 2015
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Hybris

Raskolnikov, giovane avviato agli studi giuridici, era intimamente convinto di essere un individuo eccezionale, superiore a molti per le sue doti intellettuali e quindi incline al disprezzo per gli individui da lui considerati inferiori. Non solo, egli aveva teorizzato che al mondo vi fossero due categorie di esseri umani: la “materia grezza”, ovvero la maggior parte delle persone, gente comune senza particolari meriti e gli “eletti”, degli individui eccezionali per i quali è lecito venir meno alle comuni leggi della morale e dell’etica. Ad essi è tutto concesso affinché possano portare avanti le loro idee ed i loro progetti in quanto da essi ne potrebbe trarre giovamento tutta l’umanità. La posizione del giovane è talmente estrema che egli arriva ad ammettere che a questi individui sia concesso superare anche uno dei più grandi tabù dell’uomo, ovvero l’omicidio. Egli per supportare la sua tesi prende ad esempio la figura di Napoleone, individuo appartenente alla schiera degli eletti, che per raggiungere le vette del potere ha dovuto superare molti ostacoli macchiandosi di diversi misfatti tra cui l’omicidio. Nonostante ciò il generale francese ha conquistato onori e ricchezze, dimostrando la necessità, secondo Raskolnikow, di agire senza scrupoli morali. Così Galileo e Newton, a loro volta, per dare un fondamentale contributo alla scienza moderna hanno dovuto infrangere le vecchie leggi e credenze su cui si fondava la società a loro contemporanea. Ma, il nostro protagonista, non si ferma alla speculazione intellettuale, egli decide di dimostrare a se stesso di essere realmente un individuo eccezionale e quindi passa all’azione macchiandosi di un duplice omicidio. Quello che Raskolnikov non ha calcolato è il peso reale che tali azioni avrebbero avuto sulla sua coscienza e si trova a doversi confrontare con la consapevolezza della colpa e con il lacerante pentimento che lo porta al delirio. Tuttavia a ben vedere, come dimostrerà il giovane più volte nel corso del romanzo egli non si è mai pentito realmente e pienamente del gesto compiuto. Non è l’omicidio in se che egli condanna, non pesa tanto su di lui l’aver privato della vita due persone ma il fatto di non essere stato in grado di convivere con tale fardello. Egli quindi capisce di non essere il genere di individuo che ha sempre decantato. Quel tipo, una sorta di oltreuomo nietzschiano, avrebbe avuto la forza non solo di accettare la gravità delle sue azioni, ma di andare avanti superando di volta in volta tutti gli “ostacoli” posti in essere dal destino. Egli inoltre rimprovera a se stesso la mancanza di coraggio nell’agire, il fatto di non aver avuto abbastanza perseveranza da dover confessare il misfatto e un “ridicolo” attaccamento alla vita che non gli ha permesso di scegliere il suicidio. Questo romanzo ci dimostra la fallacia e in alcuni casi la pericolosità di chi, con presunzione, crede di essere superiore agli altri e quindi si sente in diritto di ergersi a giudice e carnefice. I poemi antichi ci hanno insegnato che gli esseri umani che si macchiano di hybris, di quell’arroganza che li ha portati ad oltrepassare determinati limiti, vengono puniti dagli dei. Qui non è la giustizia divina a punire il protagonista, e prima ancora che intervenga la giustizia umana sotto forma di carcerazione, ci rendiamo conto che Raskolnikov vive già in una prigione ben più dolorosa che egli stesso si è costruito.
Attorno al giovane protagonista poi ruotano altri personaggi memorabili che presentano tutte le sfaccettature dell’animo umano, personaggi le cui vite si trovano intrecciate sullo sfondo di una fredda e insensibile San Pietroburgo. La virtuosa Dunja, sorella del protagonista, l’amico fidato Razumichin, l’orgogliosa Katherina Ivanovna, costretta ad una vita di stenti sempre ancorata al doloroso ricordo della ricchezza passata, il libertino Svidrigalov, il ligio ispettore Petrovic, il meschino e narcisista Lugin, la piccola Sonja, costretta a prostituirsi per il sostentamento della famiglia e che tuttavia conserva un cuore casto e una purezza d’animo che il degrado delle sue condizioni di vita non è riuscito a scalfire. Sarà proprio l’amore incondizionato della giovane a dare a Raskolnikov un barlume di speranza per il futuro, nonostante la difficile situazione, e che lo fa uscire poco alla volta da quella logica deviata e malsana che ha guidato le sue azioni. Forse non è ancora tutto perduto.
Delitto e castigo è uno di quei romanzi “universali”, che riesce così bene a scandagliare i recessi dell’animo umano ed i suoi tormenti, da trascendere lo spazio ed il tempo. Un pilastro della letteratura mondiale.

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Commenti

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Bella analisi di un grande libro.
Difendiamo i classici!
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Francj88
30 Agosto, 2015
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Grazie! :) Assolutamente si, aveva ragione Calvino quando diceva "un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire". Ci sono dei libri che per quanto sono attuali sembra siano stati scritti ieri!
Bellissima recensione Francesca; adoro Dostoevskij di cui ho letto quasi tutte le sue opere. Il presente romanzo l'ho letto due volte: la prima in età adolescenziale e la seconda pochi anni fa; un'opera, "Delitto e castigo", da affiancare ai pilastri della letteratura russa dell'ottocento. Ciao.
Ferruccio
Ottimo commento, complimenti! Laura
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Francj88
31 Agosto, 2015
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Grazie! Anche per me questa è stata la seconda lettura! :) Ho amato anche Le notti bianche, l'Idiota e Memorie dal sottosuolo. Purtroppo non ho letto tutte le opere di Dostoevskij ma un po' alla volta cercherò di farlo. Concordo sul fatto che Delitto e castigo sia uno dei pilastri della letteratura russa dell'800 insieme a Guerra e pace di Tolstoj e Le anime morte di Gogol. Ciao.
Francesca
In risposta ad un precedente commento
Francj88
31 Agosto, 2015
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Grazie mille!! :)
Francesca
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