Dettagli Recensione

 
Quella sera dorata
 
Quella sera dorata 2015-08-28 15:20:13 lapis
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
lapis Opinione inserita da lapis    28 Agosto, 2015
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Ricchezza sotto la superficie

“A volte ho l’impressione che, appena sotto la superficie, ci sia una ricchezza, una complessità incredibile. Un altro livello di vita, di coinvolgimento”.

La sensazione che mi ha lasciato questo romanzo è proprio di aver voluto tessere una trama superficiale, di dialoghi raffinati e atmosfere polverose, lasciando solo intravedere e percepire la complessità sottostante: le sfumature e i turbamenti dell’animo dei personaggi.

La storia è quella del giovane Omar Razaghi, timido e garbato dottorando, che si reca in Uruguay per convincere gli eredi del poeta Jules Gund ad autorizzarne una biografia. Il suo arrivo finisce per rompere i fragili equilibri del bizzarro menage familiare degli eredi - composto da moglie, amante, fratello e di lui compagno - offrendo loro l’occasione per interrogarsi sulla vita, sulle sue verità e finzioni. Quelle di una biografia, che svela e nasconde in base alle scelte dell’autore e delle sue fonti, ma, soprattutto, quelle del vissuto, in cui l’immagine di sé che si indossa per il mondo cela un magma di insoddisfazioni, paure e desideri taciuti a volte anche a sé stessi. E delle verità e dissimulazioni della propria vita finiscono così per prendere coscienza tutti i personaggi, compreso Omar. Senza nessun reale avvenimento, nei dialoghi e silenzi tra un cocktail in veranda e una passeggiata per sentieri soleggiati.

Un romanzo molto bello. Troppo banale dire bello? Ma è proprio la parola che mi viene in mente per indicare la grazia, la lievità e l’eleganza delle parole, dette e taciute, capaci di lasciar trasparire tutta la complessità psicologica sottostante e di intrecciarsi all’afa e al caldo uruguayano, specchio del soffocamento che a volte può essere la propria stessa vita.

“Non so cosa voglio fare. Non so cosa so fare. Non so niente”.

Consigliato quindi, per gustarsi belle parole e poi perché, in fondo, lascia un messaggio di speranza: si può cambiare, anche quando non si sa proprio come e da dove ripartire.

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