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Il gioiello di Fred Uhlman
Scrivere un romanzo sugli anni dell’olocausto potrà essere un’impresa notevole, ma condensare ciò che di più puro e commovente si possa immaginare in una smilza novella ambientata negli anni più atroci della storia umana, ha dell’impossibile.
Ebbene, Fred Uhlman ci riuscì.
Tutto ebbe inizio nella Germania degli anni trenta, a Stoccarda. Hans è un adolescente ebreo della media borghesia tedesca, piuttosto annoiato dalla solita vita e dalla solita gente. In classe non c’è nessuno che corrisponda alla sua idea romantica di amicizia, nessuno per cui dare volentieri la vita. C’era “il Caviale", un gruppetto di ragazzi dotti e simpatici fieri della propria superiorità intellettuale, gli aristocratici orgogliosi dei loro nomi e una serie interminabile di visi poco interessanti e dalle aspirazioni troppo pratiche.
Poi un giorno, senza preavviso, arrivò. Il sorriso appena accennato, lo sguardo vagamente altezzoso, i capelli dorati e quella naturale eleganza che ammutolì la classe intera. C’era qualcosa di diverso in lui, “non ricordo esattamente quando decisi che Konradin avrebbe dovuto diventare mio amico, ma non ebbi dubbi sul fatto che, prima o poi, lo sarebbe diventato.”
Ma come conquistare l’amicizia del ragazzo che, con estrema grazia, aveva già rifiutato quella del Caviale o degli aristocratici? Come far comprendere al discendente di una delle stirpi più nobili e antiche dell’intera Germania, di essere diverso da tutti gli altri e di meritare attenzione? Probabilmente si trattava di destino e infatti, neppure tre giorni dopo, sarà lo stesso Konradin ad avvicinarsi a lui e da quel momento iniziò tutto.
Sarà una di quelle rare amicizie che ogni uomo spera di ricevere dai suoi giorni, un idillio lungo una vita, ma Hans è un ragazzo ebreo e Konradin un nobile tedesco, nell’epoca in cui il mondò impazzì. Nonostante i tentativi di Konradin di nascondere più a lungo possibile la realtà, Hans scoprirà le tendenze antisemite della famiglia dell’amico. Konradin lo pregherà di non accusarlo per le colpe dei suoi genitori, per circostanze del tutto indipendenti dalla sua volontà e Hans non lo farà, ma entrambi i ragazzi lo sanno bene, sanno che la loro vita e la loro amicizia non sarà più la stessa.
Hans partirà per l’America, prima che sia troppo tardi, ma l’idea che Konradin possa aver preso parte a quegli orrori, lo tormenterà per il resto della sua vita.
La fine del romanzo, che lo consacra a vero e proprio capolavoro, svelerà ad Hans la sorte del suo amico, concedendogli, in un certo senso, di ritrovarlo.
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Qulalora non lo sappia, ti segnalo "Un'anima non vile" che rappresenta il punto di vista dell'amico. Scritto ovviamente dallo stesso autore.