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La beffa del reduce
Ci rivediamo lassù di Pierre Lemaitre
La beffa del reduce
Ci sono guerre pubbliche e guerre private. Ci sono guerre mosse da pretestuose motivazioni ideologiche e ci sono guerre di difesa del territorio. In ogni caso ogni guerra genera solo sconfitti, tutt’al più sconfitti che si celano dietro una maschera da vincitore.
Del conflitto del ‘15- ’18 hanno scritto autori di nazionalità diverse, affrontando il tema ciascuno secondo la propria sensibilità ed esperienza. Si pensi alle opere di quegli scrittori di cultura mitteleuropea che videro cancellato un mondo fino ad allora ritenuto incrollabile, o anche a romanzi come “Addio alle armi” di Hemingway o “La paga del soldato” di Faulkner.
Il romanzo di Lemaitre presenta due parti molto diverse tra loro, che sono, tuttavia, assai armoniosamente collegate e integrate. La prima si concentra sulla guerra, sui giovani chiamati alle armi, sui loro rapporti con le famiglie, e dà ampio spazio agli eventi sul campo di battaglia e agli orrori che ne derivano. Qui la narrazione è drammaticamente coinvolgente. È palpabile la solitudine dell’individuo di fronte a situazioni di pericolo estremo che non ha né scelto né cercato.
Ciò che accade a Edouard e a Albert li legherà indissolubilmente in una lotta per la sopravvivenza lontano dalle famiglie d’origine. La guerra privata di Edouard contro suo padre, amplificata e trasformata in quella condotta al fronte, continuerà fino alla fine, attraverso scelte difficili e drammatiche.
Il viso orribilmente sfigurato di Edouard non può non riportarci al personaggio di Faulkner ne “La paga del soldato”. È il tema fondamentale del rientro dei reduci, del loro reinserimento, della difficoltà di ricoprire o ritrovare un ruolo nella società civile. Se Faulkner aveva affrontato l’argomento mantenendo il tono altamente drammatico in tutto il romanzo, Lemaitre lo sviluppa nella seconda parte con una vena satirica che spesso sfocia nel grottesco. Non si creda tuttavia che ciò allenti la tensione narrativa o la drammaticità dell’azione. È proprio il paradosso che provoca maggiore disprezzo e disgusto in tutto ciò che si genera intorno al business della guerra. Gli interessi non si limitano agli affari delle industrie degli armamenti e all’indotto che ne deriva e che sollecitano interventi bellici, ma si sviluppano e si moltiplicano anche nel momento immediatamente successivo con speculazioni private e truffe vere e proprie. Ed é qui, nella seconda parte del romanzo che i personaggi si definiscono con maggior precisione. L’ignobile Pradelle non può che riscuotere il disprezzo del lettore perché specula sui cadaveri dei caduti e organizza una truffa colossale ai danni del governo facendo rientrare salme di sconosciuti, talvolta di nemici, in bare estremamente piccole, attribuendo ad essi false identità.
D’altra parte Edouard e Albert, vere vittime della guerra, organizzano una truffa ingegnosa ai danni di comuni e privati vendendo falsi monumenti che non saranno mai realizzati. Qui, tuttavia, il lettore non può che sentire simpatia per i personaggi. Ed è questo il rischio che si evidenzia in questo romanzo: laddove le istituzioni mancano o tradiscono il loro compito, ogni atto di furbizia, ogni azione truffaldina rischia di venire giustificata e persino assolta, ogni concetto di patria, di solidarietà, di lealtà e rispetto rischia di diventare pura e vuota retorica.
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I tuoi commenti sono sempre interessanti. Non conosco quest'autore, ma dal punteggio assegnato deduco sia da tener presente.
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