Dettagli Recensione
Cos'hai da nascondere?
Il Cerchio – Dave Eggers, 2013
Seconda opera in cui mi imbatto di Dave Eggers e di nuovo un lavoro ricco di spunti e riflessioni.
Con il pretesto di raccontare la storia di Mae, l’autore ci accompagna attraverso una lunga ed appassionante meditazione sulla nostra vita reale e virtuale.
La giovane Mae, dopo la laurea ed alcuni lavori poco soddisfacenti, approda al “Cerchio”, grazie all’aiuto dell’amica Annie, che è già un “pezzo grosso” della dinamica e prestigiosa organizzazione.
Di che cosa si occupi il Cerchio non è poi così chiaro. Diremo genericamente di “servizi”.
Mae comincia, più o meno, come addetta al call-center, ma ovviamente con uno stipendio con qualche zero in più. E il privilegio di lavorare al Cerchio. Qui non solo tutto è nuovo, luccicante ed ipertecnologico. Ma è anche concepito e realizzato per far sentire a proprio agio il lavoratore. Aree verdi, parchi, divertimenti, feste a tema, negozi bio, la possibilità di fermarsi a dormire se si fa tardi. Ma non su un divano letto in ufficio. In un alloggio delizioso, certi di trovare nell’armadio abiti nuovi e lussuosi del proprio gusto e della propria taglia, nel frigo le bevande preferite e il necessario per prepararsi la colazione la mattina dopo.
Tutto gratis, obviously.
Mae, pur abbagliata da cotanto splendore, all’inizio fatica un po’ a integrarsi. Il suo papà è ammalato di sclerosi multipla, l’assicurazione sanitaria dei genitori non gli permette un’assistenza adeguata...
Fastidi.
Che il Cerchio risolve. Basta chiedere.
Ma Mae ancora non capisce.
Erroneamente si convince che lavorando sodo e mantenendo un rendimento eccellente svolga il suo lavoro al Cerchio.
Ma non è così.
Ben presto Mae riceve un “richiamo” ufficiale. Perché non partecipa agli eventi? Perché non commenta (con faccine sorridenti o corrucciate) le iniziative? I prodotti? Le persone? I film? Perché sente il bisogno di fare lunghe remate in canoa senza produrre neanche una foto da condividere con gli altri? Perché lavora lì già da due settimane e nessuno ancora conosce la “playlist” delle sue canzoni preferite?
A questo punto Mae capisce davvero e si immerge anima e corpo nello spirito del Cerchio.
Sedotta (invero molto facilmente) dai lineari ragionamenti di Bailey (co-fondatore del Cerchio), che si basano sull’elementare assunto che «se non sei trasparente, cos’hai da nascondere?», Mae accetta di andare in giro con una telecamera al collo, di postare opinioni su qualunque argomento e di condividere ogni cosa affinché niente vada perso.
E l’esempio di Mae viene seguito da molti, a partire da alcuni politici che fanno della “trasparenza” una bandiera. E, come corollario, si piazzano telecamere ovunque (se non hai niente da nascondere, che problema c’è?) in un crescendo rossiniano che talvolta sfiora il ridicolo, altre il grottesco, altre ancora il dramma.
In tutto questo, alcuni personaggi come i genitori di Mae, l’ex fidanzato Mercer, e un misterioso personaggio che non spoilero, provano a far riflettere la ragazza su quello che sta avvenendo.
Che il mondo reale si stia trasformando nel paradiso degli “smanettoni sfigati”.
Che le raccolte di fondi non si realizzino con denaro, ma con “smile”.
Il tutto verso un mondo distopico governato da felicità, correttezza e trasparenza.
Perché «TUTTO QUELLO CHE SUCCEDE DEV’ESSERE CONOSCIUTO.»
Bello è?
Chiudo con uno scambio a distanza fra Mae e Ty, il fondatore del Cerchio (con sindrome di Asperger che molto poco velatamente “cita” Mark Zuckerberg):
Ty: «Mae, tante delle cose che ho inventato, onestamente, le ho inventate per divertimento, per la voglia perversa di vedere se funzionavano o no, se la gente le avrebbe utilizzate. Voglio dire che era come tirar su una ghigliottina nella pubblica piazza. Non ti aspetti che mille persone si mettano in coda per ficcarci dentro la testa.»
Mae: «Io voglio essere vista. Io voglio una prova della mia esistenza.»
Indicazioni utili
1984 - Orwell