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Vivere..
Con le sue storie Vanessa Diffenbaugh ha la capacità di conquistare il cuore del lettore e questo perché la realtà che racconta è palpabile, tangibile con mano: per quanto nascente dalla sua immaginazione le fondamenta risiedono in quella quotidianità che ha caratterizzato la sua esperienza di vita come quella di chi ogni giorno affronta difficoltà oscure ai molti. Così facendo quelle circostanze sono percepite quali concrete da chi legge ed è impossibile non immedesimarsi.
Letty ha soltanto 18 anni quando scopre di essere incinta di Alex. Studentessa brillante e con un futuro promettente ad attenderla decide di tenere il bambino e di rinunciare dunque ai suoi sogni salvaguardando anche Wes, il padre. Egli non deve sapere nulla, perché almeno lui – si dice – deve avere la possibilità di conseguire i suoi traguardi. Per mantenere Alex e Luna, la seconda figlia, la protagonista si divide tra 2/3 lavori alla volta e per crescere la sua prole è aiutata da Maria Elena, la nonna ed Enrique, il nonno. Quindici anni trascorrono in tal modo sino a quando, una notte come tante, i genitori della protagonista decidono di tornare nella loro terra d’origine, il Messico.
Letty è disperata; come possono averla abbandonata ma soprattutto come farà a gestire quelle due vite di cui fino ad oggi si è sempre occupata sua madre? Non si sente pronta, anzi, è conscia di essere totalmente inadeguata al ruolo. Lei non è Maria Elena né è capace di esserlo e/o sostituirla. In preda al panico parte per cercare di recuperare quelle figure così essenziali ma una volta raggiunti non riesce a riportarli indietro. La loro scelta è definitiva così come il suo destino è segnato: da questo momento non può più scappare, non può più affidarsi a nessuno , deve assumersi le sue responsabilità e far affidamento esclusivamente su se stessa.
E così, come noi apprendiamo che Alex è un ottimo studente dall’intelligenza fuori dal comune, maturo per la sua età, protettivo nonché appassionato di scienza e Luna una bambina che ad appena sei anni brulica di energia e necessita di punti fermi, anche la madre scopre lati del loro carattere che mai avrebbe immaginato potessero appartenergli.
Narrato tanto dalla voce di Letty, quanto da quella di Alex, “Le ali della vita” è un’opera ricca di tematiche (immigrazione, gravidanza in età adolescenziale, l’essenzialità del dialogo, la difficoltà di crescere ed imparare a camminare sulle “proprie gambe”, il coraggio di darsi una seconda possibilità) su cui riflettere, un romanzo che si fa gustare un poco alla volta ma con gran piacere.
L’intreccio della trama è lineare e coerente, i protagonisti realistici. E’ un testo in crescendo, uno scritto che porta alla maturazione di ognuno di questi ultimi ma anche del lettore. Personalmente ho apprezzato tanto Letty, quanto Alex che Rick che Yesenia perché ciascuno, a suo modo, offre una panoramica della vita diversa.
Anche se la Diffenbaugh è nota per abbracciare argomenti del genere non assocerei questo romanzo al noto “il linguaggio segreto dei fiori” onde evitare di perderne l’unicità.
Vi lascio con un breve incipit:
“Gli uccelli avevano ricevuto tutto quello di cui avevano bisogno. Una casa nell’aria pura e tersa: un momento di assenza di gravità, una tregua dal peso della vita”.