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Polvere indigesta
Mentre leggi, ti rendi conto di essere di fronte a uno di quei testi che vengono definiti capolavori. Cionondimeno, la polvere è dura da digerire.
E la polvere è l’essenza del mondo in cui si muove il protagonista Arturo Bandini, aspirante scrittore di origine italiana che approda in California in cerca di successo. E’ la polvere delle aspirazioni tradite, della mancanza di radici, dell’assenza di speranze.
A volte è proprio difficile da sopportare, la polvere.
Non ci sono sentimenti nobili. Bandini non è un aspirante scrittore animato da vocazione, amore per l’arte o necessità di comunicare i propri pensieri più profondi. Vuole avere successo, arricchirsi, essere acclamato, far parte del mondo di lusso e luci che intravede oltre la polvere.
Non ci sono risolutezza interiore e forza d’animo. Bandini è pieno di contraddizioni e ingenuità. Si crogiola nel suo sentirsi scrittore ben prima di diventarlo, si sente in qualche modo superiore agli altri, eppure propina il suo racconto agli improbabili avventori dello squallido motel in cui vive, elemosinando approvazione e riconoscimento. E’ capace di slanci di grande generosità (forse per non saper dire no?) quanto di estrema cattiveria.
Non c’è redenzione. Bandini è sempre bloccato, indeciso, vittima della propria insicurezza, della paura di non essere all’altezza. E l’amore morboso e incompiuto per la messicana Camilla, altro volto di una California di emarginazione e di miseria, diventa la dimensione del suo insuccesso.
A volte è proprio difficile da sopportare, Arturo Bandini.
Eppure le sue paure e le sue contraddizioni si fondono con le nostre, i nostri arresti, le nostre insicurezze e la nostra incapacità di agire. E ci si rende conto che forse la polvere è tanto amara e indigesta perché è tanto reale.
“Era un bel problema, degno della massima attenzione. Lo risolsi spegnendo la luce e andandomene a letto”.
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Forse è proprio questo pessimismo a tenermi distante dall'autore, di cui non ho letto nulla.