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Il voluttuoso abbrutimento di Amèlie
“Stupore e tremori” é un breve romanzo autobiografico che ha l’effetto di una doccia fredda, e il potere di ridimensionare drasticamente ogni narcisismo.
Amèlie, belga nata in Giappone da una famiglia di diplomatici, vi vive la prima infanzia e vi ritorna dopo la laurea, assunta in una grande azienda: la Yumimoto. Sarà grande lo sconcerto vissuto dal lettore occidentale – parallelamente alla protagonista – nel confrontarsi con i meccanismi culturali e relazionali che regolano la vita nell’azienda giapponese, massima espressione di una cultura gerarchizzante e alienante per il singolo, a favore di una concezione collettivista.
Il romanzo è a tratti divertente, a tratti crudele: il lettore non può non vivere con empatia la vicenda di Amèlie. L’inevitabile sensazione di degnazione, di spreco, di “meritare” di più lascia presto il posto a una bizzarra forma di sollievo; ridimensionare le proprie aspettative si può e si deve in un’azienda come la Yumimoto e, tutto sommato, non è poi così male: è un “voluttuoso abbrutimento”: “com’era bello vivere senza orgoglio e senza intelligenza. Mi ibernavo”.
Amèlie sperimenta l’insospettabile sollievo dell’umiltà, la grazia pacata della deresponsabilizzazione, sente di uscire da sé stessa; solo il potente strumento dell’ironia la salva dal degrado, e la aiuta invece a trovare un senso – per quanto bizzarro – alla sua caduta.
La Nothomb ci guida con grazia tagliente lungo la decadenza di Amèlie, con la sua scrittura asciutta ma ricca di spunti ironici. I dialoghi prendono vita con immediata fruibilità, e i caratteri e le emozioni traspaiono attraverso le frasi concise dell’Autrice.
- E’ certa di non farlo apposta?
- Assolutamente certa.
- Ce n’è molta di … gente come lei nel suo paese?
Ero la prima belga che conosceva. Un rigurgito di orgoglio nazionale mi indusse a rispondere la verità:
- Nessun belga è come me.
- Ciò mi rassicura.
L’ironia è ciò che dà impronta alla scrittura dell’Autrice, ed è lo strumento che permette di trasformare la disgrazia in bizzarrìa, il degrado in purificazione, lo sconcerto in ammirazione.
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(con gran ritardo!)
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Laura