Dettagli Recensione
La fame
1941. Leningrado è stretta d'assedio e bombardata dalle truppe tedesche. Anna, il fratellino Kolia, il padre e l'ex-amante del padre, un'affascinante attrice di teatro, cercano di sopravvivere aiutandosi tra loro. Anna lotta coraggiosamente per assicurare il cibo (un minimo) necessario al fratellino, per comprare la stufa, per un pezzo di legno. L'inverno è freddo e lo si capisce dal fatto che quando la casa di Anna è calda, sono ben 8 °C. Gli animi si inaspriscono e come in tutte le situazioni estreme viene fuori il meglio e il peggio dalla gente. C'è chi si concede il lusso di essere generoso e chi arriva a cibarsi di carne umana e a derubare altri più deboli di lui. Il libro forse è meno duro di quanto avrebbe potuto essere. L'autrice non cerca di guardare il male, il degrado e di ricordarlo ma soprattutto di cogliere segni di amore e di solidarietà anche là dove la guerra ha portato abiezione e abbrutimento. L'amica di Anna, diventata prostituta per sopravvivere, non esita a darle un po' di zucchero e di legna e l'aiuta a procurarsi una stufa. Per l'autrice motivo di interesse non è il degrado e la morte per inedia di migliaia di persone ma la sopravvivenza dell'amore in tanto degrado. Il libro dal punto di vista letterario non mi ha colpito particolarmente ma porta una bella e positiva testimonianza.