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Così immaginava Billy...
Mattatoio n°5 o la crociata dei bambini – Kurt Vonnegut – 1969
“Vista a ritroso da Billy, la storia era così:
Gli aerei americani, pieni di fori e di uomini feriti e di cadaveri, ritornavano da un campo d'aviazione inglese. Quando furono sopra la Francia, alcuni caccia tedeschi li raggiunsero e risucchiarono proiettili e schegge di bombe da alcuni degli aerei e degli aviatori. Fecero lo stesso con degli apparecchi americani distrutti che erano al suolo, e questi volarono poi per unirsi alla formazione.
La squadriglia aerea sorvolò una città tedesca in fiamme. I bombardieri aprirono gli sportelli delle bombe, quindi, grazie a un miracoloso magnetismo, risucchiarono le fiamme, le racchiusero nuovamente entro contenitori cilindrici d'acciaio che portarono infine nel ventre degli apparecchi. I contenitori furono sistemati ordinatamente su delle rastrelliere. I tedeschi, là sotto, avevano a loro volta degli strumenti portentosi, costituiti da lunghi tubi d'acciaio. Li usavano per risucchiare altri frammenti dagli aviatori e dagli aerei. Ma c'erano ancora alcuni americani feriti, e alcuni dei bombardieri erano gravemente danneggiati. Arrivati sopra la Francia, comunque, furono raggiunti di nuovo da dei caccia tedeschi che rimisero tutti e tutto a nuovo.
Quando i bombardieri tornarono alla base, i contenitori di acciaio vennero tirati fuori dalle rastrelliere e rimandati negli Stati Uniti, dove c'erano degli stabilimenti impegnati giorno e notte a smantellare i cilindri e a ridurre il pericoloso materiale che contenevano a minerale. Cosa commovente, erano soprattutto donne a fare questo lavoro. I minerali vennero poi spediti a degli specialisti in zone lontane. Era loro compito rimetterli nel terreno, e nasconderli per bene in modo che non potessero mai più far del male a nessuno.
Gli aviatori americani si trasformarono, nelle loro uniformi, ridiventando ragazzi. E Hitler, immaginava Billy, tornava bambino. Questo nel film non c'era, Billy stava estrapolando. Tutti ridiventavano bambini, e tutta l'umanità, senza eccezione, cooperava biologicamente a produrre due individui perfetti di nome Adamo ed Eva; così immaginava Billy.”
Premessa.
Ho letto “Mattatoio n°5”, immediatamente dopo “E Johnny prese il fucile” (Trumbo, 1939) e “Il Giovane Holden” (Salinger, 1951).
Scelta infelice, probabilmente, per quanto casuale.
So che l’opera di Vonnegut è considerata un manifesto del pacifismo e che lo stile, sorprendente, è giustamente diventato quasi leggendario.
Tuttavia.
Devo dire che dal punto di vista “politico” Trumbo è stato assolutamente più toccante e coinvolgente, mentre da quello “stilistico”, Salinger mi è sembrato davvero una svolta importante (e amatissima).
Insomma, probabilmente ero “abbagliata” e non ho colto Vonnegut al suo meglio.
Partendo da queste premesse devo dire che il libro mi è piaciuto, l’ho letto volentieri e leggerò anche “Ghiaccio 9” e “La Colazione dei Campioni”. Perché mi pare che l’autore abbia molto molto da dire.
Però devo ammettere che non mi ha emozionato come pensavo.
L’idea di fondo, di un tempo non lineare, ma circolare, e del rivivere costantemente il proprio percorso in momenti diversi è geniale, così come gli alieni e il protagonista, dolcissimo nel suo essere perennemente “altrove”.
La prosa è lieve e in certi momenti cerca di calcare un immaginario “tono colloquiale”, alcune trovate, come post-porre “così va la vita” ad ogni decesso a mo’ di ripresa del parlato non mi ha convinto (anzi, mi ha un po’ stuccato).
Al di là di questo, il bombardamento di Dresda e l’orrore “ordinario” della guerra sono resi esattamente come devono essere resi e lo sguardo un po’ stralunato del protagonista non fa che aggiungere incredulità all’orrore, senza mai perdere il suo tono delicato, al tempo stesso partecipe e distante.
Ad Maiora, Kurt.
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