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L'animale morente di Philip Roth
Mi chiedo spesso con che criterio si possa dire se uno scrittore sia un fuoriclasse o meno e la risposta che, ad ora, mi sono data è: se lo scrittore che ho di fronte mi fa "contorcere le budella" o mi prende dentro, secondo me è un fuoriclasse ed in questo specifico caso lo è. È il primo libro di Roth che leggo e mi ha colpita: mi colpiscono sempre le persone complicate, realiste, disilluse, sincere, che non hanno paura di parlare delle loro paure, delle loro angosce, dei loro sentimenti, ma anche, e soprattutto, di sesso e di morte. In questo breve romanzo c'è tutto questo: un uomo a metà (è un americano di derivazione ebrea), ateo ma influenzato dalla religione dei suoi padri, segnato dalla morte precoce della madre, che nessuna donna della sua vita, evidentemente, ha mai potuto eguagliare. Un uomo dei suoi tempi, che vive la rivoluzione sessuale degli anni 60 e anela, in primis, alla libertà: la propria e quella altrui. Per questo ha avuto il coraggio di non restare sposato e di non fare figli, in modo che non limitassero la sua libertà. Scelta opinabile, per alcuni egoistica, secondo me molto coraggiosa. Coraggiosa perché qualsiasi decisione noi possiamo prendere per la nostra vita, se è quello che vogliamo veramente e di cui noi abbiamo bisogno, è la decisione più giusta possibile (anche se, a mio avviso, il suo ateismo e il fatto di non avere figli, hanno aumentato l'angoscia verso la morte, che lui vede come la fine definitiva di tutto). Ho amato questo vecchio che non vuole invecchiare, che rincorre la giovinezza e la ricerca nei corpi delle sue studentesse, per nutrirsi di gioventù e non farsi "mangiare" dalla vecchiaia. Che sfugge ai sentimenti, ma che adora i corpi, soprattutto quello di Consuela Castillo, giovane ventiquattrenne (quando lui, di anni, ne ha già sessantadue) che con i suoi fianchi rotondi, i suoi seni pieni e morbidi e i suoi modi garbati e di classe, ma liberi, lo manda in estasi. Donna che lo cattura nella sua rete e lo segna fino alla fine dei suoi giorni. Troviamo in questo romanzo, scritto da Roth in età già adulta, quando l'ombra della morte ha iniziato ad avvicinarsi a lui, la contrapposizione e fusione tra Eros e Tanathos: l'essenza della vita. E alla fine la sua vecchiaia vince sulla gioventù di Consuela, mangiata dalla malattia, che la porta più vicina alla fine, di quanto lui non sia mai stato. Angosciante, per questo bello e soddisfacente, un libro che ti smuove dentro, dandoti quello che cerchi da un romanzo, ogni volta che ne inizi la lettura. La scrittura è schietta, diretta e l'ammirazione che Kepesch (Roth) ha del corpo della donna è ammirevole, intrigante, sensuale ed erotica. Sicuramente leggerò altro di questo scrittore e ne consiglio la lettura a chiunque. Non voglio riportare singole frasi per farvi capire un po' di lui, perché penso che di lui si debba prendere tutto quanto.
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