Dettagli Recensione
Soli in mezzo a se stessi
Mi guardo intorno in camera e sono sopraffatta da libri impegnativi, Joyce Dostovjesky Hemingway Wolfe Woolf Kerouac mi guardano da vari angoli della stanza dove sono ammonticchiati in modo assai precario in attesa di ricevere finalmente le mie attenzioni. E fortuna che ho solo una minuscola stanzetta dove custodire i miei preziosissimi tesori. Ecco dunque che mi ritrovo a selezionare un nuovo libro da leggere tra i molti che mi osservano silenziosi da ogni dove e l’occhio mi cade sul fidatissimo Kobo, altro luogo (digitale questo) dove accatasto libri su libri. Tra i tanti scelgo Matthew Quick convinta che possa darmi una lettura scorrevole e poco impegnativa con cui regalarmi una pausa dopo aver affrontato “Il piacere” del carissimo D’Annunzio. Ebbene resto sconvolta fin dalle prime pagine, sì lo sapevo che si trattava di un’adolescente depresso ed estremo ma non ero preparata a tanta angoscia fin dalle primissime pagine. Ho il magone fin da quando Leonard si tortura la chioma per regalarla a una madre assente ed egocentrica a cui è concessa una sola misera apparizione nel racconto, a lei che tanto ama essere al centro della scena con le sue fashion-creazioni. Ecco dunque che sto maledicendomi per aver scelto un libro tanto triste quando, continuando la lettura, i toni pian piano si smorzano pur restando dannatamente tragici. Certo Leonard Peacock è un diciottene tanto solo quanto intelligente, il suo unico vero amico è un anziano tossitore professionista con cui condivide la passione per i film di Bogart. Il padre è chissà dove nascosto o forse morto e la madre è ancora più lontana che se fosse scappata via insieme al padre, un adolescente americano che non nutre la benchè minima speranza per il futuro.
Eppure Leonard ci ha provato tante volte a trovare un motivo per tenere duro ma proprio nessuno riesce a dargli un solo granello di entusiasmo per quella che potrebbe essere la sua vita tra pochi anni. Tra gli adulti che segue abitualmente al lavoro (un atteggiamento molto strambo, in effetti!) non ne ha mai trovato uno che fosse felice, la grande utopia di ogni ragazzo: crescere ed essere felice! Ma sarà davvero possibile? Sembra di no. I pendolari sono tutti ugualmente frustrati e infelici, Leonard lo vede e proprio per questa mancanza di felicità riscontrata nell’età adulta trova il coraggio di preparare fin nei minimi dettagli un piano disperato e violento per porre fine alle sue sofferenze.
Quick ci fornisce una panoramica della sofferenza adolescenziale, vittima dell’indifferenza degli adulti ancor più che dell’indifferenza dei coetanei e lo fa attraverso un giovane che si sta affacciando alla maturità anagrafica, più sveglio dei suoi compagni e forse anche per questo il più solo di tutti. Un giovane che risente delle tante perdite che ha avuto e a cui nessuno ha dato importanza, che potrebbe fare grandi cose nella vita se solo non gli avessero risucchiato tutta la speranza. Un giovane la cui depressione non deriva dai rifiuti di amici e genitori o almeno non solo, Leonard avrebbe forse potuto accettare un padre che lo abbandona e una madre che lo dimentica perfino nel giorno della sua venuta al mondo ma dietro a tutto questo troviamo altro. Alla fine di una lunga e profonda giornata scopriamo il dramma che si cela nella vita di Leonard, un segreto che nessuno dovrebbe custodire tanto a lungo, che lo fa sentire sbagliato e per questo rifiutato da tutti. Lo sa che ciò che è successo è terribilmente sbagliato ma a chi dirlo? Chi riuscirebbe a credergli? E se fosse ormai troppo tardi?
Ecco allora che tutto si chiude nella messa in evidenza della profonda solitudine che aleggia intorno ad ogni singolo adolescente, la totale mancanza di fiducia nel prossimo che porta sempre conseguenze negative e distruttive per se stessi e per gli altri. Con Perdonami, Leonard Peacock Matthew Quick non vuole narrarci una storia strappalacrime (di lacrime proprio non ne sono scese) ma metterci in guardia, noi adulti, sul male che possiamo fare nella nostra inattività. In un’epoca in cui le scuole sono teatro di efferrati delitti Quick ci ricorda che è nostro compito tener viva la speranza nel genere umano come insegna Herr Silverman.