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La filosofia della corsa
Forse non tutti saranno d'accordo – e Haruki Murakami direbbe di certo che è giusto così – ma “L'arte di correre” (scritto tra il 2005 e il 2006, con prefazione e postfazione successive) è per certi versi il suo libro più bello. A suo modo il più significativo, scorrevole, riflessivo, concreto: un libro che insegna tanto. Ed il bello è che è la sua autobiografia: quella di un corridore-scrittore.
“Sono ancora giovane, posso sempre ricominciare da capo.”
Ciò che accade a Murakami tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli '80 è una delle numerosissime conferme a quanto sostenuto da un regista francese: “la vita ha più fantasia di noi”. Appena dopo essersi laureato, apre un locale (caffè al mattino, bar di notte, music-bar nel fine settimana) solo perché gli sembra una buona idea. Ad un certo punto di quest'avventura imprenditoriale, Murakami inizia a buttar giù qualche testo, nelle ore che seguono la chiusura notturna del locale e precedono quelle del sonno. I suoi primi lavori hanno un qualche successo, e presto si rende conto che le due cose sono incompatibili. Urge scegliere: sospende la sua attività e si dà due anni di tempo per capire se quella dello scrittore sia la sua via. In fondo sono giovani, dice alla moglie per rassicurarla: potranno sempre ripartire con un nuovo locale da qualche altra parte.
“Io non sono diventato scrittore perché qualcuno me l'abbia suggerito o chiesto, anzi, semmai sono stato ostacolato. Sono diventato scrittore perché ho fatto di testa mia.”
Non particolarmente intelligente, non paragonabile a letterati talentuosi, ma dotato di indiscutibile forza di volontà. E' l'analisi che di sé fa Murakami, il segreto dietro a successi come “Kafka sulla spiaggia”, “L'uccello che girava le viti del mondo”, “Norvegian wood”, “After dark”, “A sud del confine, ad ovest del sole”. E' il ritratto umile e intelligente di chi è oggi conosciuto nel mondo (e particolarmente amato in Occidente).
Ma non si tratta di un libro per imparare a scrivere (non in senso convenzionale, almeno): ignorando ogni riferimento a stili o tecniche di scrittura, Murakami racconta di qualcosa di molto più ampio (e giapponese), ovvero di una filosofia di vita.
“Se un corridore deve per forza individuare un avversario da battere, lo cerchi nel se stesso del giorno prima.”
La tenacia, la resistenza fisica, la capacità di “vedersi” come avversario (di voler cioè superare i propri limiti) possono essere affinate dinanzi ad un foglio di carta così come a un percorso di 42 chilometri e 195 metri. Murakami ci parla della sua passione per la corsa, del combattimento contro i limiti fisici e i capricci del proprio corpo, del passaggio dall'allenamento quotidiano alla maratona e all'ultramaratona (pazzesco percorso di 100 chilometri!), e poi dalla corsa al triathlon (disciplina che unisce corsa, bici e nuoto). E del continuo parallelo tra corsa e scrittura, in un libro assolutamente consigliato a chi ha ambizioni di scriverne a sua volta uno. Con la tranquillità di sapere che un limite insuperabile c'è comunque... e comunque gli si può andare incontro a testa alta:
“Ormai, per quanto mi sforzi, non riesco più a correre come una volta. Lo ammetto volentieri. Non è piacevole dirlo, ma invecchiare significa proprio questo. Come io svolgo il mio ruolo, il tempo svolge il suo. E lui lo fa in modo molto più onesto, molto più preciso di me. Perché dal momento in cui si è generato - chissà quando - ha continuato ad avanzare senza fermarsi un attimo.”
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Commenti
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Eri uno di quelli a cui pensavo mentre leggevo il libro, giacchè negli ultimi tempi hai proposto su Qlibri alcuni manuali che riguardavano la scrittura.
Io credo che questo libro possa servire molto a chi, come te, si misura con la scrittura. Come dicevo nella recensione non insegna nulla dal punto di vista degli stili o delle tecniche narrative, ma insegna tantissimo - è la mia opinione - su come uno scrittore di mestiere organizza la sua vita. Intendiamoci: non ê che gli scrittori debbono fare tutti come Murakami; piuttosto devono capire cosa, nella loro vita, li aiuta a tirare fuori il meglio in quello che fanno. Se vogliamo definirlo, è una sorta di trattato filosofico. Quando lo leggerai, capirai cosa voglio dire. Un caro saluto.
Dell' autore ho letto solamente " Kafka sulla spiaggia " . Vi ho trovato vari elementi che fanno intuire uno scrittore notevole.
Ciao Laura... Non lo dire a me: la forza di volontà non è mai stata la mia dote. Ecco perchè poi ammiro queste persone.
Da questo e dai commenti vedo che la pensiamo allo stesso modo su Murakami
Anch'io ho letto altri suoi libri ma come dici tu li ho trovati troppo onirici.
Ho conosciuto Murakami con questo libro, perchè corro per hobby, e quando l'ho letto ne sono rimasta affascinata.
L'analogia tra la scrittura e la corsa, da seguire e perseverare con metodo e sacrificio, dà anche speranza, nel senso che tutti ce la possono fare, basta applicarsi. La vita è impegno e fatica. Grazie per la tua opinione!
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Complimenti Rollo per aver stimolato in me il desiderio di leggerlo.
Grazie
Saluti
Riccardo