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L'ALLEGORIA DEL GIOCO
Il racconto di Zweig è una storia breve ma interessante. Impossibile sintetizzare in poche parole la trama, poiché significherebbe anticipare il libro intero: possiamo dire che Czentovic, campione di scacchi, si ritrova nel corso di una traversata marina a giocare con un misterioso sconosciuto, che sembra riuscire a tenergli testa. La novella di Zweig è tuttavia molto più di questo.
La partita a scacchi è un’interessante allegoria di distrazione, di un piacere più o meno transitorio che diventa ragione di vita in presenza di situazioni che tale la fanno diventare. Novella degli scacchi non vuole limitarsi a raccontare uno scontro a scacchi tra due soggetti più o meno geniali, ma si fa portavoce di un’analisi psicologica sottostante alle ragioni dietro la maniacalità verso il gioco, si concentra non sugli scacchi, ma sugli scacchieri dipingendoli come allegorie di soggetti bisognosi di un’ancora di salvezza, riuscendo al contempo a dipingere tratti della società circostante.
Arrivato a questo punto Zweig si trova al termine della sua carriera letteraria (si suiciderà solo l’anno dopo), e lo stile ne è testimone: la scrittura è assai scorrevole, risultando adatta inizialmente per una leggera lettura per poi riuscire a trasformarsi in una delle più angoscianti narrazioni mai lette, e non perché la trama preveda momenti narrativamente studiati per risultare tali, ma per la semplice empatia che Zweig riesce a far si che il lettore leghi con il personaggio interessato. Come detto infatti, Novella degli scacchi è prima di tutto un racconto psicologico.
Mi tocca segnalare una a mio avviso inadeguata e troppo improvvisa transizione dai toni leggeri dell’introduzione alla storia narrata dal dottor B., che vuole si risultare pesante per il lettore proprio per meglio permettere l’identificazione del lettore stesso con la situazione narrata, ma risulta mal digeribile da quest’ultimo proprio per l’inaspettato e a tratti quasi traumatico cambio di tematiche, e un protrarsi troppo a lungo nella narrazione stessa. Ciononostante, tale momento riesce nell’intento di immergere il lettore nel mondo narrato. Trova il suo apice nella sequenza finale, incredibilmente ansiogena, che riesce a mischiare con un’arte quasi perfetta la “leggerezza” di una partita a scacchi con la situazione psicologica di B. ad essa sottostante.
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Si, è decisamente gradevole in particolare nelle sezioni di "gioco".
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