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L'arte ingannevole del gufo
 
L'arte ingannevole del gufo 2015-07-09 07:31:47 fraghi88
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
fraghi88 Opinione inserita da fraghi88    09 Luglio, 2015
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Un libro da consigliare

RECENSIONE


Ho letto questo libro con profonda emozione e forse con un senso di aspettativa un po’ esagerata.
L’ho trovato nella sua integrità positivamente morale ed essenziale dal punto di vista umano, però credo che sinceramente mi aspettassi di più dalla sua intera trama e dallo svolgimento della storia mi sarei aspettata un evolversi delle vicende verso toni thriller e più appassionanti.
Mi sono piaciute, invece l’ambientazione della Nuova Zelanda, la descrizione dei boschi, perché si sente che l’autrice è riuscita a rendere, forse più importante la simbiosi della protagonista con il suo ambiente, che la trama stessa.
Amo molto leggere libri che parlano della natura e del rapporto di essa a livello umano, così ho sentito davvero indimenticabile il legame tra Viola, la bambina protagonista e il Canterbury, luogo dove abita in una fattoria assai isolata, in cui il mondo sembra fermarsi per dare vita ad una proiezione della realtà davvero magica e invidiabile.
Viola stringe questo intenso rapporto con l’ambiente circostante, proprio per la sua malattia, l’XP, xeroderma pigmentoso.
Essa come ci tiene ad affermare sua madre, non è una malattia, ma una disfunzione genetica.
Comunque sia, sempre un peso enorme da portare per una bambina di quattordici anni, che saprà di non poter vivere a lungo, visto che può uscire solo di notte, vivendo quasi come un vampiro, altrimenti la luce del sole potrebbe ucciderla all’istante.
Non sono stata delusa da questo libro nella sua complessità, forse sono rimasta un tantino insoddisfatta per il fatto che a volte nel passaparola che si fa per pubblicizzare un’uscita editoriale, si fanno considerazioni sbagliate o si esalta troppo la trama del romanzo nel senso sbagliato.
Questo libro non è un thriller, ma piuttosto il racconto di un’esperienza di vita personale tramutata in un romanzo descritto attraverso venature poetiche e profonde.
Mi fa piacere che una malattia come questa, che raramente viene trasposta nei libri, sia diventata fulcro centrale per una storia istruttiva ed emozionale.
Due genitori che nonostante la preoccupazione per lo stato di salute della loro figlia, la lasciano andare e venire dal bosco per gran parte della notte, dandole la possibilità di vivere in libertà.
Una libertà che la rende felice, anche se sa che la sua non sarà mai una vita normale.
La solitudine che Viola si porta dentro e con cui cerca di convivere al meglio accettando il fatto di vivere senza poter avere un rapporto con i suoi coetanei, studiando da sola a distanza con l’aiuto di internet e con la compagnia di qualche mail scritta da altri ragazzi portatori della sua stessa malattia.
Oltre al bosco, ha la sua musica, la viola che ha imparato a suonare grazie a sua madre e alle grandi nozioni di musica classica avute da lei: la viola da cui prende lei stessa il nome.
Suo padre invece è un uomo buono e dedito soltanto alla vita di fattoria, a cui lei partecipa aiutandolo nei vari lavori quotidiani.
Viola ha per sola compagnia i rumori del bosco, gli alberi e il ‘suo gufo ’ che la affianca ogni notte.
Una notte però accadrà qualcosa di insolito, una specie di singolare novità per l’abitudinaria routine del luogo.
La bambina con i suoi occhiali per la visione notturna riesce a vedere un uomo caricare un cadavere su un auto e dare fuoco a quest’ultima, poi vede lo stesso uomo accanto ad una buca nascondere un grosso e misterioso sacco.
Viola decide di tenere ben impresso il punto del nascondiglio per scoprire in seguito che il sacco nasconde una grossa quantità di denaro.
Un’altra cosa che mi ha colpito molto è come da tutta questa storia, così semplice all’apparenza, possa fuoriuscire alla fine un messaggio positivo e veramente apprezzabile a livello umano.
La bambina deciderà di nascondere all’insaputa dell’assassino tutto quel denaro e donarlo poco a poco alla sua famiglia.
Già, Viola conosce le difficoltà economiche della fattoria e vorrebbe ridonare tranquillità e sorrisi ai suoi genitori senza farlo sapere loro direttamente.
Quelli che ho amato di più sono stati i capitoli finali, perché anche se non hanno suspense o animosità narrativa, si intrecciano alla precedente algida quiete del bosco, concludendosi in modo al contempo inaspettato e significativo per la protagonista.
Sarà proprio ‘l’arte ingannevole del gufo ’ a regalare giustizia alla buona causa della ragazzina.
La caratteristica da ammirare di più in questo libro è come l’autrice riesce far diventare un tutt’uno il bosco con lo stato d’animo della protagonista.
Una sorta di panismo poetico che porta alto il senso di umanità per una storia rara nel suo genere.
Da consigliare per la particolarità del titolo e per chi ha bisogno di una trama avvincente nel suo messaggio esistenziale.


Francesca Ghiribelli.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Consigliato a chi vuole leggere una storia particolare e umanamente profonda.
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Commenti

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Francesca, bello il tuo commento.
Anch'io amo i libri che, attraverso la descrizione della natura e del paesaggio, mi diano il senso di un luogo, di un'atmosfera che solo 'quel' luogo emana. Attraverso grandi autori 'sono stato' nei Paesi Nordici, in Giappone... Non conosco, però, scrittori australiani o della Nuova Zelanda : sai indicarmi i migliori?
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