Dettagli Recensione
Sottomissione di Michel Houellebecq
Primo libro di questo arguto scrittore, che mi ha colpita e coinvolta. Non voglio prendere parte a polemiche politiche o disquisizioni destra-sinistra: mi voglio limitare a dire la mia su questo, secondo me, intelligentissimo romanzo. Troppo spesso siamo circondati da politici e intellettuali "tutto fumo e niente arrosto", qui invece, a mio avviso, l'arrosto è proprio succulento (a prescindere dall'appartenenza politica di ciascun lettore). L'autore ha il grande pregio di costringere il lettore a "pensare" e secondo me il lettore che affronta attentamente fino alla fine un testo come questo, ha anche l'intelligenza e la profondità di andare a vedere "cosa c'è dietro". Non riesco a pensare a un popolo talmente becero da non saper valutare: non posso e non voglio. Questo romanzo di Houellebecq ha il merito di costringerci a fare i conti con la profondità della degenerazione della borghesia laica e l'autore intende farci percepire quanta angoscia e quanto disagio l’essere umano provi di fronte al peso della libertà, dove la variabile politica è solo una delle sfaccettature, e forse neanche quella più importante.
Il fallimento è quello del laicismo: senza regole, senza morale, senza principi. La laicità, secondo l'autore, non può competere con il cattolico che è capace di avere fede o con il musulmano che è disposto a sottomettersi alla volontà divina. In questo romanzo si parla di "sottomissione" e non di "sconfitta" proprio perché essa avviene volontariamente: è l'esito di una scelta perfino democratica. L'uomo europeo baratta una parte della sua libertà in cambio di un'idolatrata tranquillità. La scelta di conversione non è religiosa, ma si riferisce all’incapacità di gestire il proprio libero arbitrio e di conseguenza la scelta di abbandonarsi a un sistema sociale che si farà carico di tutti i cittadini e che provvederà al benessere e alla serenità dei propri sudditi.
Uno dei motivi che lo hanno spinto il pessimista Houellebecq a scrivere questo romanzo è il fatto che inizia a essergli insopportabile essere ateo. L'autore sembra molto attratto dalla potenza della fede, qualunque fede, che attraversa l'Uomo e lo spinge a convertirsi, o meglio a "sottomettersi" per ritrovare un po' di felicità e un senso alla propria esistenza, che altrimenti sarebbe vuota, come una società allo sbando. Egli non crede in Dio ma afferma che nessuna società possa sopravvivere senza la religione, pena il suo stesso suicidio perché, con la famiglia, la religione risponde a una necessità sociologica essenziale che è di legare tra loro gli uomini e di dare senso alla loro esistenza.
In questo romanzo c'è la constatazione che ogni vero desiderio è scomparso. L'uomo colto, l'europeo dei nostri giorni, è intossicato dalla sazietà: non desidera più. E in assenza di desiderio, ogni sottomissione è già instradata. E poiché nella cultura dell’edonismo materialistico e nichilista l’unico piacere rimasto è solo quello dei sensi e della carne, l’unica possibilità di amare è quella legata al corpo. Ma qui l'autore ci mostra anche un corpo che non risponde, decade e si ammala, man mano la vecchiaia si avvicina.
In questo romanzo fanta-politico la civiltà occidentale lascia il campo alla nuova Europa islamico-liberista perché non ha nulla da offrire se non solitudine e aridità, persino a cittadini una volta privilegiati, come dei docenti universitari. Nel romanzo la svolta politica è accolta nell’indifferenza, perfino dal ceto intellettuale progressista, che accantona il proprio feroce laicismo per conformarsi o per farsi da parte silenziosamente. "Niente da rimpiangere", dice l'ultima frase. Non c'è niente da rimpiangere, quando non c'è mai stato niente che valesse la pena di tradire. In tutto questo la polemica anti-islamista, secondo me passa in secondo piano e non è assolutamente la parte più importante del romanzo.
L’intelligenza di questo scrittore è affilata e la scrittura profonda e mai banale. È un testo profondo e intelligente e lo consiglio a tutti!
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Commenti
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Ho trovato parecchio interessante la tua arguta analisi di questo libri di cui tanto si è parlato. La crisi di valori, di cui tanta parte della cultura del '900 è responsabile, ora sta dando i suoi frutti avvelenati.
Forse siamo ancora in tempo...
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