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Quando l'amore è un capolavoro
Nelle viscere della florida America Latina, fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento (come rammenta il titolo, il tempo del colera), Florentino Ariza e Fermina Daza sono complici di un amore giovanile, inebriante, effimero e fugace, ma destinato a rimanere profondamente inciso nella mente e nel cuore del tenace protagonista. Neppure l’unione matrimoniale della giovane con il prestigioso dottor Juvenal Urbino, neanche la tempesta più burrascosa saranno mai capaci di sopire l’autentico sentimento che Florentino nutre nei confronti di Fermina; la perseveranza ed il coraggio dell’innamorato vinceranno i mille contrasti e riaccenderanno la fiamma fra i due, conducendo così al trionfo delle antiche emozioni collaudate.
L’inizio in medias res schiude uno scenario in cui le figure di spicco del romanzo hanno ormai accarezzato i settant’anni d’età e in cui si sviluppano fatti che trovano spiegazione nel corpo centrale, costituito da una lunga retrospezione intenzionata a ripercorrere le vite dei protagonisti, i loro intrecci e legami, i loro labirinti, le loro luci e ombre. Le vicissitudini si accodano sino a convergere temporalmente nella vicenda iniziale e proseguono per poi essere coronate dal finale lieto e originalissimo che stampa un sorriso sulle labbra del lettore. In queste dense 376 pagine si dipana una storia durata più di mezzo secolo, ed è sorprendente come Marquez, camuffato dietro l’ideale macchina da presa di un narratore esterno, riesca a dare l'idea del lento scorrere del tempo, di un senso di continuità, ripescando a poco a poco e riordinando frammenti della storia, alimentando una catena di ricordi nel lettore, dandogli l’illusione di averli vissuti sulla propria pelle, di averli sperimentati e condivisi con i vari personaggi.
Sullo sfondo, un’antica e minuziosamente descritta atmosfera sudamericana, conferisce al romanzo un retrogusto ancora più delizioso. Con il suo impareggiabile stile di scrittura (ricalcato da una traduzione sicuramente ottima), Marquez dà luce ad un mondo a sé stante, fluido, scorrevole, corposo, brillante, armonioso e compatto, impreziosito da un pizzico di ironia, sorprendente nella sua capacità di rinnovare perennemente nel lettore lo stupore, la meraviglia, le mille suggestioni che solo la forza delle parole sono in grado di trasmettere. Ogni sua frase ha le sembianze di un piccolo capolavoro, è scolpita in maniera perfetta e grandiosa. Questo narratore eccezionale dipinge degli scenari vividi, immaginifici e penetranti con grande umiltà, maestria e naturalezza, senza mai scivolare nello scontato o nel mediocre. Un romanzo davvero intenso, espressivo, pregnante, ricchissimo di elementi e dettagli che ne affinano l’essenza e ne amplificano l’intrinseca bellezza. Una narrazione fiabesca e dal sapore romantico ma non mieloso; talvolta cruda, pungente e tagliente nelle sue sfaccettature. Il romanzo non è monotematico: l’avvincente storia d’amore, infatti, è contornata da argomenti come l’attesa, la passione, la speranza, i cambiamenti, la vecchiaia, la solitudine, la morte, e rappresenta forse il pretesto perfetto per raccontare un intreccio di vite ma soprattutto un’intera epoca, per aprire un ventaglio spaziale e temporale fatto di gente, paesaggi lussureggianti, mode ed abitudini, uno spaccato di storia e di società che intervalla le vicende strettamente legate ai protagonisti.
Si può tracciare un finissimo quadro psicologico di queste straordinarie creature sgorgate da una mente sapiente, attenta e profonda, creature le cui peculiarità vengono esplicitamente svelate attraverso dettagliate descrizioni, ma anche lasciate trasparire tramite i loro comportamenti e sentimenti, le loro scelte e reazioni. Florentino Ariza è un inguaribile sognatore dalla personalità complessa, un povero innamorato, ermetico, chiuso e criptico, di indole enigmatica e malinconica, lugubre anche nell’abbigliamento, ma costantemente illuminato dai salvifici barlumi di speranza infusi in lui dalla potenza del suo amore eterno ed incrollabile. Il dottor Juvenal Urbino, invece, offre l’immagine di un uomo di spicco, prestigioso e illustre, severo e saggio nella sua scienza, padrone di sé, mondano, distinto, affascinante in modo magnetico, elegante, attraente, di una gentilezza spontanea ma di un sapere troppo ostentato. Fermina Daza risplende di una bellezza radiosa, è intelligente, metodica, seria, una donna dal carattere forte, testardo, impulsivo, inflessibile ed imprevedibile, idealizzata e magnificata dal protagonista che la dipinge come un essere celestiale, quasi connesso con il divino, e come il motore e il centro della sua esistenza, il suo costante afflato vitale.
La vivacità di queste creature crea ed alimenta un capolavoro assoluto, emozionante, appassionante e commovente, emblematico dello spessore letterario del suo autore, un’opera narrativa e artistica da assaporare con lentezza e da imprimere per sempre fra le pieghe della propria anima.
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Commenti
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Concordo pienamente...
Assolutamente sì, la recensione è tutta farina del mio sacco!!! Scrivere è la mia passione più grande e anche la cosa che so fare meglio... Ho da poco finito di scrivere un libro :-)
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La tua anlisi è molto bella. Anche a me è piaciuto parecchio il libro, così scorrevole e, soprattutto, così serenamente aperto alla speranza.