Dettagli Recensione
La bella e la/e bestia/e
Come può un uomo vecchio e bruto avere una compagna giovane e bellissima? Semplice. Può fare come il mostro della bella e la bestia: rapirla, segregarla in un'isola deserta, non farle vedere nessun altro e essere molto, molto gentile. Come passatempo la lettura non ha mai fatto male a nessuno. Non guasta farle credere di essere rimasta sfigurata in un disgraziato incidente e togliere dalla casa tutti gli specchi e le superfici riflettenti (padelle comprese).
Il cavaliere che arriva in casa del mostro a liberare la bella veste i panni di una graziosa e soprattutto intelligente infermiera dal sangue freddo, inesperta chimica. Immagina di creare una superficie riflettente raccogliendo in un contenitore il mercurio di un termometro. Un termometro al giorno dovrebbe togliere, secondo lei, il mostro di torno. Ma certo non il farmacista.
Il romanzo sembra la sceneggiatura di una favola e procede verso la conclusione. La conclusione inevitabile è la conclusione 1, quella che avrebbe fatto crollare di un paio di stelle la valutazione del libro. La conclusione 2, quella cinica, non troppo coerente con il personaggio dell'infermiera ma decisamente più Nothomb è molto, molto carina.
Che cosa può succedere di meglio a una ragazza che essere rapita da un mostro?
Il romanzo (a parte la conclusione 2) non ha quell'ironia bellissima di Stupore e tremori. E' proprio una favola, bella, in cui il lettore capisce perfettamente cosa pensa il mostro, come si potrebbe desiderare di vestire i panni del mostro e capisce un po' meno bene cosa pensa la bella. Sembra esista da qualche parte una sindrome della Bestia imparentata con la sindrome di Stoccolma.
Tutto sommato l'idea del vecchio di rapire le belle fanciulle non era poi così disastrosa.
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