Dettagli Recensione
Una cosa divertente che... no, non farò mai
1997 (credo). "Harper's" spedisce David Foster Wallace in crociera ai Caraibi commissionandogli un reportage sul viaggio e aspettandosi molto probabilmente quello che Foster Wallace ha poi prodotto: un testo spietato e allo stesso tempo divertente.
Per leggere questo libro ci ho impiegato solo un paio di giorni, è molto scorrevole... se si passa sopra alle chilometriche note che per l'autore, a quanto ne so, erano un'abitudine e si trova un modo per leggerle senza guastare la scorrevolezza della prosa (sono irrinunciabili pezzi di umorismo nell'umorismo).
Nel corso di tredici brevi capitoli l'autore vaga per un'immensa scatola di metallo osservando tutto ciò che può, sottoponendosi a vari rituali collettivi, facendo la conoscenza dei vacanzieri e scoprendo tutta l'umanità che lavora sulle navi da crociera, una replica impermeabile della già discriminatoria terraferma.
Il suo racconto ci fa considerare più obiettivamente quelli entusiastici di chi in crociera c'è stato e perso nell'abbondanza e nell'inesauribile disponibilità di questa ha tralasciato di notare tanti piccoli particolari che a terra avrebbe valutato diversamente (la qualità degli spettacoli ad esempio, o i ritmi di lavoro dello staff).
Eppure il libro non è solo racconto e descrizione; in alcuni punti Foster Wallace passa alle riflessioni e quel che ne viene fuori è un'analisi lucida e a tratti inquietante di un modo di fare e vendere vacanza.
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Ho avuto una sola esperienza con Foster Wallace - un giovane scrittore descritto come coltissimo (così in molti spiegano anche la sua passione per le note chilometriche) - ma non ho avuto la stessa sensazione di piacevolezza... Ho sempre pensato che prima o poi dovrei dargli una seconda occasione; chissà che questo libro...