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Austerlitz
 
Austerlitz 2015-06-26 00:20:27 f.martinuz
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
f.martinuz Opinione inserita da f.martinuz    26 Giugno, 2015
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Dio salvi la traduttrice

Austerlitz è un romanzo atipico che può essere ricondotto senza troppi patemi al modello dello stream of consciousness. Nonostante Sebald riempia oltre trecento pagine, i fatti degni di nota sono ben pochi e la “trama”, se così si può definire, è estremamente annacquata. Austerlitz, indiscusso mattatore del libro, è uno studioso ed ex insegnante di inglese, amante dell’architettura, della scrittura e della riflessione che per caso incontra il narratore del libro, il quale a sua volta ne riporta le parole. Inizia così un lunghissimo viaggio temporale che parte dalla gioventù orfana di Austerlitz fino alla Parigi di fine Novecento passando per Londra, Germania e soprattutto Praga, sua città natale.

Ma la trama è tutta qui. Tra una fermata e l’altra troviamo minuziose descrizioni storiche e fisiche, talvolta estremamente tecniche, di edifici e architetture; ci imbattiamo in pensieri, elucubrazioni e riflessioni personali brillanti ma che sembrano non approdare a nulla; il tutto in un mare di parole.
Si ha come l’impressione (almeno mi è parso) che il testo sfociasse nell’egocentrismo di Austerlitz, che a sua volta si concretizza in estenuanti e aride descrizioni che si susseguono stancamente, creando, in conclusione, un’accozzaglia di esperienze. Quest’ultime descritte fin nell’estremo dettaglio tanto da risultare poco incisive.
Il libro non manca di buone intenzioni e di spunti interessanti, anzi tutt’altro, ma anch’essi naufragano nel mare di parole e immagini che si estende per oltre trecento pagine.

Non aiuta inoltre l’infinito periodare, a cui Sebald sembra tanto fedele, composto da subordinate, da subordinate di subordinate e da frasi incidentali che più delle loro “colleghe sintattiche” sommergono la già scarsa tensione narrativa e il corso del pensiero del protagonista. Richiede dunque molta attenzione, anche solo per individuare e poi ricordarsi la “frase principale” da cui il discorso parte.

Il libro propone comunque elementi interessanti che possono alimentare la riflessione personale, offre una varietà linguistico-lessicale propria di ben pochi autori, italiani e non; e trovo estremamente interessante l’utilizzo della corrispondenza testo-immagine come stratagemma narrativo. Al di là di questi piccoli pregi non mi sentirei di consigliare questo libro, se non a coloro che amano perdersi nei meandri dell’artificiosità linguistica.

P.S: vorrei qui sottolineare l’estrema bravura della traduttrice, Ada Vigliani, a cui va un sentito applauso per la finissima abilità di rendere la complessità della lingua di Sebald e della lingua tedesca, la cui problematicità, nonché ricchezza linguistica, ho avuto personalmente modo di affrontare durante gli studi. Chapeau.

FM

Indicazioni utili

Lettura consigliata
  • no
Consigliato a chi ha letto...
Proust
Ulysses di Joyce
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Commenti

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Ciao Francesco. Anch' io ho avvertito la pesantezza della lettura di questo libro la cui bellezza è soprattutto nello stile ( gustato in piccole dosi) e, concordo, ben reso nella traduzione. Dell' autore, precedentemente, avevo letto un bellissimo volumetto dedicato ad uno scrittore ( mi pare Valser) amante delle passeggiate, con uno stile lieve, incantevole.
In risposta ad un precedente commento
f.martinuz
26 Giugno, 2015
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Ciao Emilio. Grazie per la segnalazione ma credo che dopo questa esperienza per un po' starò lontano da Sebald. Lo stile, come hai scritto tu, è impeccabile ma in alcuni punti del romanzo il mio unico desiderio era arrivare al punto per concludere la frase e prendere fiato; e in questa mia disperata ricerca ho perso quello che nel frattempo stavo leggendo. E' da gustare proprio a piccole dosi.
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