Dettagli Recensione
CONTRO IL REGOLAMENTO.
E Johnny Prese il Fucile – Dalton Trumbo, 1939
SPOILER (?)
Premessa
Ho finito questo libro – meraviglioso – un paio di settimane fa ed è stato una botta talmente forte che solo oggi ho preso il coraggio di "riaprirlo" (ormai da mesi leggo quasi esclusivamente sul reader), dare una riletta veloce ai (molti) passi sottolineati e mettermi nell'ordine di idee di scrivere un tentativo di recensione.
(Due ore dopo).
Ipotesi di lavoro abbandonata assai presto.
E Johnny rese il Fucile è un libro impossibile da recensire, almeno per me.
È un libro che posso provare a commentare, pezzo per pezzo, punto per punto, strazio per strazio.
Quindi, più che una recensione, sono "note a margine" al testo di Trumbo.
La trama penso che sia nota alla maggior parte dei lettori.
Comunque eccola qui.
Johnny (Joe) Bonham, giovane soldato americano, rimane ferito da un colpo di cannone, l'ultimo giorno di guerra, nel 1918.
Al suo risveglio, lentamente, si rende conto dell'entità delle ferite subite.
Parte I – I Morti
Lui pensava eppure era soltanto una cosa.
La prima parte del libri "I Morti", comincia con la lenta presa di coscienza di Johnny. Ricorda e ricostruisce di essere stato un "problema interessante" per i medici. A poco a poco si rende conto di essere diventato sordo. Poi di non avere più le braccia. Né le gambe. Né di potersi alimentare autonomamente, né di poter respirare di propria volontà.
"Oh no. No no no.
Non poteva vivere così gli avrebbe dato di volta il cervello. Ma non poteva neanche morire perché non poteva uccidersi. Se solo fosse stato in grado di respirare sarebbe morto. Era strano ma era così. Avrebbe potuto trattenere il fiato e suicidarsi. Era l'unico mezzo che aveva a disposizione. Solo che lui non respirava. I suoi polmoni pompavano l'aria e lui non poteva intervenire per farli smettere. Non poteva vivere e non poteva morire.
No no no non può essere così.
No no.
Mamma.
Mamma dove sei?
Corri mamma corri corri corri e svegliami. Ho un incubo mamma dove sei? Presto mamma. Sono quaggiù. Qua mamma. Qua al buio. Prendimi in braccio. Cantami la ninna nanna. Adesso mi metto giù a dormire. Oh mamma corri perché io non riesco a svegliarmi. Qui mamma qui. Quando soffia il vento dondola la culla. Tienimi in braccio alto alto.
Mamma te ne sei andata e ti sei dimenticata di me. Sono qui. Non riesco a svegliarmi mamma. Svegliami tu. Non posso muovermi. Tienimi stretto. Ho paura. Oh mamma mamma cantami qualcosa e strofinami e fammi il bagno e pettinami i capelli e lavami le orecchie e gioca coi miei alluci e fammi battere le manine e soffiami il naso e baciami sugli occhi e sulla bocca come ho visto che facevi con Elizabeth come devi aver fatto con me. Allora mi sveglierò e sarò vicino a te e non ti lascerò più altrimenti avrò paura e farò altri brutti sogni.
Oh no.
Non posso. Non posso sopportarlo. Urla. Muoviti. Fai qualcosa. Fai un rumore un rumore qualsiasi. Non ci resisto. Oh no no no.
Vi prego non resisto. Vi prego no. Venga qualcuno. Aiutatemi. Non posso star sempre qui a letto in queste condizioni magari per anni prima che venga il momento di morire. Non posso. Nessuno potrebbe. Non è possibile.
Non posso respirare eppure sto respirando. Sono terrorizzato non posso pensare eppure sto pensando. Oh vi prego vi prego no. No no. Non sono io. Aiutatemi. Non posso essere io. Non io. No no no.
Oh vi prego oh oh vi prego. No no no vi prego no. Vi prego.
Non io."
La presa di coscienza di Johnny è molto lunga e dolorosa. Intervalla momenti del tempo presente (un letto d'ospedale di non sa dove) con momenti in cui ricorda il passato. Le persone e i momenti più importanti: la sua fidanzata Kareen e suo padre che permette loro di "dormire insieme" prima che lui parta per il fronte, la madre, la sorella, il padre e la sua morte.
"Ciao Joe."
"Ciao Kareen."
"Joe caro mio caro tienimi stretta. Metti a terra il sacco prendimi con tutte e due le braccia e tienimi stretta stretta. Prendimi con tutte e due le braccia. Tutte e due."
Tu nelle mie braccia le mie due braccia Kareen addio. Tutte e due le braccia. Kareen nelle mie braccia. Tutte e due. Le braccia le braccia le braccia. Continuo a svenire Kareen e non riesco a riprendermi. Tu fra le mie braccia Kareen. Tu fra tutte e due le mie braccia. Tutte e due le mie braccia. Tutte e due. Due
Io non ho più braccia Kareen.
Ho perduto le mie braccia.
Tutte e due le mie braccia le ho perdute Kareen tutte e due.
Le ho perdute.
Kareen Kareen Kareen.
Mi hanno amputato tutte e due le braccia.
Oh Cristo mamma dio Kareen Kareen Kareen tutte e due.
Oh Cristo mamma dio Kareen Kareen Kareen le mie braccia."
Il tempo di Johnny non è completamente cosciente. Si sente mordere da un topo e dopo lunghi momenti di dolore, paura e strazio comprende che si tratti di un incubo.
Incubi in cui immagina di essere morso da un topo. Di non potersi muovere mentre il topo lo divora, morso dopo morso. Incubi seguiti da risvegli in cui ha consapevolezza di aver sognato. E si trova a fare i conti con la difficoltà di distinguere sonno da veglia, privo com'è della maggior parte della sensibilità.
Trumbo magistralmente ci descrive il flusso di pensieri disarticolati di questa mente che non ha altro appiglio e punto di riferimento che sé stessa (non pensiamoci troppo, perché credo sia una delle cose più tremende a cui pensare).
"Sapeva che il topo era un sogno. Ne era sicuro. Tutto quel che doveva fare era di trovare un modo per scuotersi di dosso il sogno quando sarebbe venuto. Ricordava che da bambino aveva spesso degli incubi. Lo strano era che non erano poi particolarmente brutti. Il più brutto era quello in cui credeva di essere una formica che attraversava un marciapiede e il marciapiede era così grande e lui era così piccolo che si svegliava urlando tanto aveva paura. Era quello il sistema per interrompere un incubo di urlare così forte da svegliarsi. Ma ormai per lui non funzionava più accidenti. In primo luogo non poteva gridare e in secondo luogo era così sordo che non sentiva rumori di sorta. No non andava. Doveva trovare qualche altro sistema.
Ricordava che quando era un po' più grande e aveva degli incubi diversi era capace di pensare a se stesso al di fuori dell'incubo. Proprio nel momento in cui quella cosa spaventosa che lo inseguiva stava per afferrarlo egli riusciva a pensare nel sonno dai Joe non è altro che un sogno. Soltanto un sogno Joe hai capito? E poi di lì a poco avrebbe riaperto gli occhi e scrutato l'oscurità tutt'intorno e il sogno era svanito. Quel sistema avrebbe dovuto funzionare col topo. Invece di vedere se stesso che correva e chiamava aiuto la prossima volta che il topo fosse arrivato non aveva da far altro che dire a se stesso è soltanto un sogno. E allora avrebbe riaperto.
Ma neanche quello funzionava. Lui non poteva riaprire gli occhi. Nel sonno nel bel mezzo del sogno col topo poteva anche pensare a se stesso al di fuori del sogno ma come poteva dimostrare che era sveglio se non poteva aprire gli occhi e scrutare l'oscurità tutt'intorno?
Pensò cristo Joe ci deve essere un altro sistema. Pensò dopo tutto non chiedo molto se desidero semplicemente dimostrare che sono sveglio. Pensò forza Joe questo è l'unico sistema che hai per sconfiggere il topo e devi assolutamente sconfiggerlo perciò sarà meglio che ti sbrighi a trovare un modo per dimostrare se sei sveglio oppure no.
Forse era meglio cominciare dal principio. Adesso era sveglio. Ne era sicuro. Aveva appena sentito le mani dell'infermiera e le mani dell'infermiera erano reali. Perciò quando le sentiva era sveglio. Sebbene l'infermiera se ne fosse andata ormai era sempre sveglio perché stava pensando al sogno del topo. Se tu pensi a un sogno vuol dire che sei sveglio. Questo è abbastanza chiaro Joe. Sei sveglio. E stai cercando di liberarti di un sogno che farai appena ti addormenti. Non puoi cacciare un urlo per svegliarti perché non puoi gridare. Non puoi pensare a te stesso fuori dal sogno e poi dimostrare che il sogno è svanito riaprendo gli occhi perché non hai occhi. Meglio cominciare a pensarlo subito Joe ecco cosa devi fare comincia subito.
Nell'istante in cui senti che stai per addormentarti che ti senti come vacillare ti irrigidisci e dici a te stesso che non farai più sogni sui topi. Allora forse sarai così preparato che il sogno non verrà. Perché una volta che il sogno è venuto ci sarai dentro finché non ti svegli e non puoi essere sicuro di essere sveglio finché non senti le mani dell'infermiera. Non potrai essere assolutamente sicuro fino a quel momento. Così quando senti che stai per addormentarti pensa con tutte le tue forze che non farai quel sogno sui…
Un momento. Come fai a sapere che stai per addormentarti Joe? Che cosa ti dice che ad un certo punto hai sonno? Come si sente un uomo prima di cadere addormentato? Bé è stanco morto dal lavoro e si stende sul letto per riposarsi e si addormenta senza accorgersene. Ma questo non vale per te Joe perché tu non sei mai stanco tu stai a letto tutto il giorno. No non va bene. Bé forse gli bruciano gli occhi e sbadiglia e si stira e alla fine si sente chiudere gli occhi. Ma neanche questo va bene. I tuoi occhi non bruceranno mai più e tu non puoi sbadigliare non puoi stirarti e non hai palpebre per chiudere gli occhi. Tu non sarai mai stanco Joe. Tu non hai bisogno di dormire perché praticamente dormi tutto il tempo. Perciò come fai ad aver sonno? Se non puoi aver sonno non saprai mai quando stai per addormentarti. E se non sai quando stai per addormentarti non puoi prepararti in anticipo contro il topo.
Cristo che pasticcio. Era davvero in un bel pasticcio se non poteva nemmeno dire quando era sveglio e quando dormiva. E non vedeva nessuna soluzione.
(…)
Forse non c'era una soluzione. Forse era destinato a passare il resto della sua vita a cercar di indovinare se era sveglio o se dormiva. Come poteva dire bah credo che adesso mi metto a dormire oppure mi sono appena svegliato? Come faceva a saperlo? E un uomo ha bisogno di sapere. Era importante. Era la cosa più importante che gli fosse rimasta. L'unica cosa che aveva era una mente e gli sarebbe piaciuto sentire che sapeva ragionare con chiarezza. Ma come è possibile che una mente ragioni solo con un'infermiera accanto o con un topo addosso?"
Ma lentamente e con enorme fatica, Johnny riesce a prendere le misure.
Al topo, al sonno e alla veglia.
Trova punti di riferimento. Nel sole che ad orari precisi entra nella sua stanza e colpisce un piccolo lembo di pelle del suo collo. Nelle vibrazioni dei passi delle infermiere (sempre gli stessi per quella di giorno, diversi per quelle di notte).
Johnny ha il terrore di addormentarsi e di "perdere il conto" del tempo, ma alla fine riesce anche a "comunicare" – dimenandosi – all'infermiera di giorno che è "contento" della sua presenza.
Parallelamente a questo accenno di comunicazione, Johnny riflette su di sé e sulla sua condizione.
Non può fare altro e lo fa con grande lucidità.
Pensa.
Pensa alla guerra.
"Pensava eccoti qui Joe Bonham steso come un quarto di manzo appena macellato per tutto il resto della tua vita e per cosa? Ti hanno battuto una mano sulla spalla e ti hanno detto su ragazzo vieni andiamo alla guerra. E tu sei andato. Ma perché? In qualsiasi altro contratto quando compri una macchina o lavori sotto padrone hai il diritto di chiedere qual'è il mio guadagno?
(…)
Ci sono un sacco di leggi che proteggono il denaro di un uomo anche in tempo di guerra ma non c'è un libro che dica che la vita di un uomo gli appartiene.
Stavano sempre combattendo per qualcosa i bastardi e se uno osava dire al diavolo la guerra è sempre la stessa solfa tutte le guerre sono uguali e nessuno ce ne cava niente di buono allora ti gridano in faccia che sei un vigliacco. Se non combattevano per la libertà combattevano per l'indipendenza o la democrazia o la liberazione o la dignità o l'onore o la patria o per qualsiasi altra cosa che non significa niente. La guerra si faceva per salvare la democrazia nel mondo nei piccoli paesi in tutti gli uomini. Se la guerra fosse finita in quel momento allora la democrazia nel mondo sarebbe stata salva. Ma lo era davvero? E quale tipo di democrazia? E quanta? E di chi?
C'era poi questa liberazione per la quale la povera gente si faceva sempre ammazzare. Era la liberazione da un altro paese? Era la liberazione dal lavoro o dalla malattia o dalla morte? La liberazione dalla propria suocera? Caro signore lei ci deve fare il favore di prepararci una lista di tutte queste liberazioni prima che noi partiamo per andare a farci ammazzare. Lei ci deve stilare un bel contratto scritto in chiare lettere così che noi sappiamo in anticipo perché ci facciamo ammazzare e ci dia anche una qualche forma di garanzia per essere sicuri che quando avremo finalmente vinto la sua guerra otterremo proprio quel tipo di liberazione che c'era scritto nel contratto.
Prendiamo la dignità. Tutti dicevano che l'America stava facendo una guerra per il trionfo della dignità umana. Ma quell'idea di dignità di chi era? E per chi era? Ci dica ci spieghi bene signore di che dignità si tratta. Ci dica come mai un degno uomo morto si debba sentir molto meglio di un indegno uomo vivo. Faccia un confronto con dei fatti precisi come la casa e il tavolo. Ce lo spieghi con parole che possiamo capire. E non ci parli dell'onore. L'onore di un cinese o di un inglese oppure di un negro dell'Africa o di un americano o di un messicano? Io prego tutti coloro che vogliono combattere per salvare il nostro onore di farci capire cosa diavolo sia l'onore. Stiamo forse combattendo perché l'onore americano sia salvo in tutto il mondo? Ma forse al mondo non piace l'onore americano. Forse gli abitanti delle isole dei mari dei Sud preferiscono il proprio tipo di onore.
(…)
E quelli dicono ma come i principi sono più importanti della vita. E tu ah no forse saranno più importanti della tua vita ma non della mia.
(…)
Di gente che muore dalla voglia di sacrificare la vita degli altri ce n'è sempre e parlano parlano a voce alta parlano sempre. Li trovi nelle chiese nelle scuole sui giornali nei tribunali al parlamento. È il loro mestiere. Fanno discorsi fantastici. La morte ma non il disonore. Questa terra santificata dal sangue. Questi uomini che morirono così gloriosamente. Non saranno morti invano. I nostri nobili morti.
Uhmmm.
Ma i morti cosa dicono?
hmmm.
Ne è mai tornato indietro uno uno solo dei milioni che sono stati uccisi ne è mai tornato indietro uno a dire perdio sono contento di esser morto perché la morte è sempre meglio del disonore? Hanno detto sono contento di esser morto per salvare la democrazia nel mondo? Hanno detto preferisco la morte piuttosto che perdere la libertà? Uno di loro ha mai detto mi fa piacere pensare che mi hanno fatto scoppiare le budella per l'onore del mio paese? Uno di loro ha mai detto guardatemi sono morto ma sono morto in nome della dignità il che è molto meglio che essere vivo? Uno di loro ha mai detto eccomi qua che da due anni marcisco in una tomba straniera ma è meraviglioso morire per la madrepatria? Uno di loro ha mai detto urrà sono morto per amore delle donne e sono felice non sentite come canto anche se ho la bocca piena di vermi?
Solo i morti sanno se vale la pena o no di morire per tutte quelle cose di cui la gente parla. E i morti non possono parlare."
Neanche Johnny può parlare, ma è la cosa più vicina ad un morto che esista sulla Terra.
"Lui era un uomo morto con una mente che sapeva ancora pensare. Lui sapeva tutte le risposte che sapevano i morti ma loro non potevano più pensarle. Lui poteva parlare per i morti perché era uno di loro. Lui era il primo soldato fra tutti quelli morti dall'inizio dei tempi che avesse ancora una mente con la quale pensare. Nessuno poteva avere qualcosa da ribattere. Nessuno poteva dimostrare che si sbagliava. Perché nessuno sapeva tranne lui.
Lui poteva dire a tutti quei magniloquenti figlidiputtana assetati di sangue quale fosse esattamente il loro sbaglio. Lui poteva dire caro signore non c'è niente per cui valga la pena di morire io lo so perché io sono morto."
II – I Vivi.
La mente era l'unica cosa che gli era rimasta e doveva trovare il modo per servirsene.
Johnny riesce a misurare il tempo attraverso il calore del sole e i turni delle infermiere, ma non può fare altro. Ha una mente che funziona, ma non sa come usarla.
Cerca di ricordare libri, storie, nozioni apprese a scuola, ma ben presto tutto si rivela inutile.
Fino a che non ricorda qualcosa che può essergli utile.
Ricorda di conoscere il codice Morse e di avere un modo, una piccola possibilità, per usarlo.
Non ha braccia, non ha gambe, non ha occhi, orecchie e bocca, ma ha ancora una testa.
Può batterla sul cuscino per produrre punti e linee.
Lo fa.
"Nel suo cervello c'era un uomo normale con braccia gambe e tutto il resto. Era lui Joe Bonham intrappolato nell'oscurità del suo proprio cervello che correva freneticamente da una cavità auricolare all'altra dovunque ci fosse un buco nel cranio dal quale evadere. Come un animale inferocito cercava di farsi strada a martellate per scappare nel mondo al di là delle sbarre. Era intrappolato dentro la sua propria mente invischiato nei tessuti dalla sua materia grigia e scalciava si dibatteva gridava di farlo uscire."
Ma la sua amata infermiera di giorno, quella che risponde con carezze gentili ai suoi piccoli movimenti di entusiasmo, non capisce. Non capisce quei colpi ritmici e ripetuti sul cuscino.
Peggio.
Si spaventa.
Pensa che quei movimenti siano manifestazioni di dolore.
Ed avvisa un dottore che non trova di meglio da fare che sedare Johnny.
Il nostro perde di nuovo la nozione del tempo e tutti i progressi enormi che sentiva di aver fatto.
La frustrazione e la disperazione di Johnny sono enormi e – anche qui – penso che siano solo lontanamente immaginabili. Non di meno, pare che per una volta, il destino non si accanisca troppo contro di lui.
Arriva un'infermiera nuova.
"La nuova infermiera era l'ultimo appello che gli veniva concesso l'unica piccola occasione di tutte le ore i mesi e gli anni della sua vita.
Irrigidì i muscoli del collo e si preparò ancora una volta a battere la testa contro il cuscino. Ma accadde un'altra cosa strana che lo costrinse a fermarsi. Lei gli aveva slacciato la camicia da notte e gliela aveva aperta sul petto. Poi aveva cominciato a muovere la punta del dito sulla pelle del suo petto. Per un momento rimase sconcertato incapace di capire che cosa lei stesse facendo. Poi concentrandosi con tutte le sue forze cominciò a capire che il dito dell'infermiera non si muoveva qua e là senza scopo. Stava bensì facendo un disegno sulla sua pelle. Continuava a ripetere sempre lo stesso disegno più e più volte. Capì che c'era un intendimento dietro quella ripetizione e si protese tutto nel cercare di scoprirlo. Come un cane volonteroso che ascolta la voce del padrone e si sforza di star buono e di capire lui si tese tutto per cercare di capire il disegno che l'infermiera stava facendo.
La prima cosa che notò fu che il disegno aveva due curve. Poi individuò anche una linea retta. Anzi cominciava con una linea retta dal basso in alto e poi si muoveva verso destra disegnando una specie di cerchio o meglio un semicerchio e immediatamente sotto di nuovo un altro semicerchio e poi si fermava. L'infermiera ripete il disegno più e più volte ora lentamente ora rapidamente e poi ancora una volta rapidamente. Di tanto in tanto si fermava alla fine di un disegno e per quella strana forma di comprensione che si era stabilita tra loro due lui sapeva che quelle pause erano punti di domanda che lei lo stava guardando e gli chiedeva se avesse capito e aspettava la risposta.
Tutte le volte che lei si fermava lui scuoteva la testa e allora lei ripeteva il disegno un'altra volta e nel bel mezzo di questa paziente ripetizione improvvisamente la barriera che li separava si ruppe. In un lampo di intelligenza a un tratto capì cosa lei stesse facendo. Stava tracciando sul suo petto la lettera B. Annui subito con la testa per dirle che aveva capito e lei gli diede dei colpetti con la mano sulla fronte come per incoraggiarlo come per dirgli bravo sei in gamba ce l'hai messa tutta e hai capito come impari presto. Poi riprese a tracciare altre lettere.
Le altre lettere furono più facili da individuare perché ormai lui aveva capito di cosa si trattava. Inarcò il petto per tendere la pelle e ricevere meglio l'impronta del dito di lei. Per certe lettere non ci fu bisogno di ripetere il disegno tanto lui era svelto ad afferrarle. Capi la lettera U e fece cenno di sì con la testa la lettera O e annuì e infine la N annuì e poi ci fu una lunga pausa. Il resto delle lettere gli si stampò nella mente con l'irruenza di un torrente.
C'era ancora la N e poi la A e la T e la A e la L e la E e tutto insieme voleva dire buon natale.
Buon natale buon natale buon natale.
Adesso capiva. La vecchia infermiera era andata via a passare le vacanze di natale e la nuova infermiera questa giovane simpatica bella comprensiva nuova infermiera gli augurava buon natale. Annuì in risposta freneticamente e il suo annuire diceva buon natale a te buon natale oh un felice felice natale.
Pensava tra sé in una sorta di isterica felicità quattro anni forse cinque forse sei anni non so bene quanti ma sono stato solo per tutti questi anni. Pensava tutta la mia fatica è perduta tutto il mio lavoro per tener conto del tempo è andato perso ma non mi importa perché non sono più solo. Tutti quegli anni anni e anni che era stato solo e adesso per la prima volta qualcuno rompeva il silenzio qualcuno gli parlava gli diceva buon natale. Era come una bianca luce accecante nel mezzo delle tenebre. Era come un grande magnifico suono nel mezzo del silenzio. Era come un'enorme risata nel mezzo della morte. Era natale e qualcuno aveva rotto il silenzio e gli augurava buon natale.(…)
ERA STATO RIPORTATO NEL MONDO."
Quello che l'infermiera "nuova" ha fatto – scrivere lettere sulla pelle di un paziente - si chiama grafestesia e – da umile logopedista – erano pagine e pagine che lo "suggerivo" con crescente rabbia e frustrazione (anch'io come Johnny). Devo ammettere che è stato uno dei momenti più commoventi degli ultimi anni.
Anche per Johnny.
"Era come se tutta la popolazione del mondo tutti quei due miliardi di persone si fossero messi contro di lui premendo sul coperchio della bara calpestando con cura la terra che la ricopriva buttandoci sopra grosse pietre perché stesse per sempre sotto. E tuttavia lui si era alzato. Aveva scoperchiato la bara aveva scosso la terra aveva scaraventato lontano le pietre come fossero palle di neve e adesso era riemerso alla superficie della terra respirava l'aria pura correva per il mondo e ogni salto erano miglia. Nessun altro al mondo era come lui. Aveva fatto così tanto che era diventato simile a dio."
Ma è solo il primo passo.
Johnny riprende il suo battito e l'infermiera nuova capisce che sta cercando di dire qualcosa.
Probabilmente non comprende il codice MORSE, così corre alla ricerca di qualcuno che possa aiutarli. Rapidamente trova questo qualcuno.
"Che cosa vuoi?" batte un dito sulla fronte di Johnny.
Johnny piomba nel panico. Che cosa può volere?
Al panico si assomma ulteriore panico, perché teme che, se non riuscirà a rispondere, perderà quell'unica, preziosissima, faticosissima possibilità di comunicare.
E poi la soluzione arriva.
"Fatemi uscire trasmetteva fatemi uscire di qui fatemi uscire."
Johnny vuole uscire ed essere visto dal maggior numero di persone possibile.
Vuole diventare un monito vivente per gli uomini, vuole mostrare oltre ogni dubbio e retorica, l'orrore della guerra.
"Sarebbe stato uno spettacolo educativo. La gente non avrebbe imparato certo l'anatomia da lui ma avrebbero cominciato a capire qualcosa sulla guerra. Era un'idea grandiosa concentrare la guerra in un unico moncone di uomo e mostrarlo alla gente perché vedesse la differenza che passa tra la guerra come la descrivono nei giornali e nelle campagne di propaganda per i prestiti di guerra e la guerra che viene combattuta nel fango soli contro le bombe. Improvvisamente si infiammò all'idea (…) avrebbe messo un cartello sopra di sé un cartello che diceva ecco la guerra concentrando in una massa di carne ossa e capelli tutto l'orrore della guerra in modo tale che nessuno l'avrebbe mai più scordato finché viveva.
(…)
Chiamate tutti i giovanotti e dite loro ecco vostro fratello ecco il vostro migliore amico eccovi voi stessi. Questo è un caso molto interessante signori miei perché c'è una mente sepolta là dentro. Tecnicamente questa cosa è solo un pezzo di carne viva come quel tessuto che abbiamo tenuto in vita l'estate scorsa in laboratorio. Ma è un tipo di carne diversa perché contiene un cervello. Ora statemi bene a sentire signori. Questo cervello pensa. Forse in questo momento sta pensando alla musica. Magari ha composto tutta una meravigliosa sinfonia o ha elaborato una formula matematica che potrebbe cambiare la faccia della terra o ha in mente un libro che renderebbe gli uomini più buoni o contiene il germe di un'idea che salverebbe milioni di persone dal cancro. È un problema di grande interesse miei giovani signori perché se questo cervello contiene simili segreti come potremo mai scoprirli? In ogni caso guardatelo quest'uomo siete voi quest'uomo che respira e pensa e che è morto come una rana sotto il cloroformio con lo stomaco aperto per controllarne il battito del cuore lento e debole ma sempre vivo. Ecco il vostro futuro e i vostri dolci sogni a occhi aperti questa è la cosa che le vostre ragazze amarono questa è la cosa che i vostri maestri vi spronarono a diventare. (…)
Portatemi davanti ai parlamenti alle assemblee ai congressi e ai consigli di stato. Voglio essere là quando parlano di onore e di giustizia e di salvare la democrazia nel mondo e fanno appello ai diritti dell'uomo e all'autodeterminazione dei popoli. Voglio essere là per ricordare loro che io non posso protestare perché non ho più lingua e non ho più bocca. Ma gli statisti ce l'hanno la lingua. E anche la bocca. Mettete la mia cassa di vetro sul tavolo dell'oratore così che ogni volta che lui ci batte sopra il martelletto io possa sentirne le vibrazioni. Poi lasciateli pure parlare di politica economica di embarghi di nuove colonie e di vecchi rancori. Lasciateli pure discutere della minaccia della razza gialla e delle responsabilità dell'uomo bianco verso la gente di colore e delle sorti dell'impero e del perché bisogna smontare il gioco della Germania adesso o di qualsiasi altra Germania futura. Lasciateli parlare del mercato sudamericano da dove il tal-dei-tali ci vuole estromettere e della nostra marina mercantile che non può competere e che diamine mandiamo una bella nota diplomatica molto seccata. Lasciateli parlare della necessità di aumentare le munizioni gli aeroplani le navi da guerra i carri armati e le riserve di gas perché naturalmente sono tutte cose che bisogna avere non si potrebbe vivere senza come diavolo faremmo a proteggere la pace senza le armi? Lasciateli formulare blocchi e alleanze e patti di mutua assistenza e garanzie di neutralità. Lasciateli scrivere note e ultimatum e proteste e accuse.
Ma prima della votazione prima che diano l'ordine a tutti i piccoli uomini di cominciare a uccidersi l'un l'altro dite all'oratore di battere il martelletto sulla mia cassa e indicandomi a dito pronunci le seguenti parole questo signori è l'unico problema che questo consiglio deve risolvere voi siete per questa cosa o siete contro? E se sono contro bé perdio lasciate che si alzino in piedi da veri uomini e votino. E se sono a favore impiccateli affogateli squartateli e mandateli in giro per le strade tagliati in tanti piccoli pezzi e poi buttateli in mezzo ai campi dove nessun animale decente oserà toccarli e lasciate che i loro resti marciscano là e non lasciateci crescere neanche un filo d'erba.
Portatemi nelle vostre chiese nelle vostre grandi imponenti cattedrali che devono essere ricostruite ogni cinquant'anni perché vengono distrutte dalla guerra. Portatemi dentro la mia cassa di vetro giù per la navata dove re preti spose e bambini da cresimare sono passati tante volte prima di baciare la scheggia di legno di una vera croce sulla quale fu inchiodato il corpo di un uomo che ebbe la fortuna di morire. Mettetemi alto sui vostri altari e invocate dio perché il suo sguardo scenda sui suoi poveri figli assassini i suoi cari adorati figli. Spargete su di me l'incenso che non posso sentire. Fatemi tracannare il vino sacramentale che non posso gustare. Biascicate preghiere che non posso udire. Compite gli antichi riti sacri che io non posso compiere senza braccia e senza gambe. Cantate in coro l'alleluia che io non posso cantare. Cantate cantate forte per me i vostri alleluia tutti i vostri alleluia per me perché io conosco la verità e voi no sciocchi.
Sciocchi sciocchi sciocchi…"
Avrei voluto che finisse qui.
In questa delirante ubriacatura di libertà, comunicazione, vittoria della mente.
Con un messaggio universale, giusto, che arriva attraverso il canale più improbabile e desiderato che si possa immaginare.
E invece, purtroppo, abbiamo anche la risposta.
Di un bravo dottore, sicuramente luminare, che con un dito batte la risposta sulla fronte di Johnny.
La risposta è:
"QUELLO CHE CHIEDI È CONTRO I REGOLAMENTI."
La risposta più stupida, gretta e meschina che si potrebbe dare e che più o meno tutti abbiamo sentito nei momenti meno opportuni. Difficilmente meno opportuni di questo, ma poco importa.
La reazione di Johnny e rabbiosa prima, disperata poi.
Capisce di voler essere dimenticato per il troppo orrore che ispira.
Capisce di aver coltivato una speranza destinata a naufragare.
"Adesso l'aveva fatto. Aveva comunicato con l'esterno e loro l'avevano rifiutato. Prima anche nei momenti più terribili c'era stata una vaga speranza a sostenerlo. Una speranza che gli aveva impedito di diventare pazzo furioso che aveva brillato in lontananza come una luce verso la quale non aveva mai smesso di muoversi. Adesso la luce non c'era più e non era rimasto niente. Era inutile farsi altre illusioni. Questa gente non lo voleva. Oscurità abbandono solitudine silenzio e orrore senza fine - ecco cosa sarebbe stata la sua vita da quel momento in avanti senza un singolo raggio di speranza a illuminare le sue sofferenze. Ecco che cosa lo aspettava. Era per questa vita che sua madre l'aveva generato."
Alla fine, però, Johnny comprende che la verità è un'altra.
Non è che gli uomini non lo vogliano per l'orrore che ispira loro.
Il motivo è un altro.
Un motivo che induce Johnny a ricominciare a battere il suo messaggio con la testa sul cuscino.
Anche mentre viene nuovamente sedato per impedirglielo.
E improvvisamente capì. Ebbe una visione di se stesso come un nuovo tipo di cristo che porta dentro di sé tutti i germi di un ordine nuovo delle cose. Era il nuovo messia dei campi di battaglia che diceva alla gente così come io sono sarete anche voi. Perché lui aveva visto il futuro l'aveva provato e adesso lo stava vivendo. Aveva visto gli aeroplani volare nel cielo aveva visto i cieli del futuro neri di aeroplani e ora vedeva tutto l'orrore che stava al di sotto. Vedeva un mondo di innamorati divisi per sempre di sogni mai consumati di progetti mai realizzati. Vedeva un mondo di padri morti e di fratelli storpi e di figli impazziti e urlanti. Vedeva un mondo di madri senza braccia che si stringevano al petto bambini senza testa cercando di urlare il loro dolore con gole incancrenite dal gas. Vedeva città affamate nere fredde e immobili e in questo terribile mondo le uniche cose che potevano muoversi o fare un suono erano gli aeroplani che annerivano il cielo e lontano all'orizzonte il tuono dei cannoni e il fungo di fumo che si leva dalla sterile terra torturata quando esplode una bomba.
Era così l'aveva capito ormai c'era arrivato lui aveva confidato il suo segreto e quelli rifiutandolo gli avevano rivelato il loro.
Lui era il futuro l'immagine perfetta del futuro e avevano paura che qualcuno vedendolo scoprisse questo futuro. Avevano già cominciato a guardare davanti a sé a prospettarsi gli anni a venire e sapevano che presto ci sarebbe stata un'altra guerra. Per fare la guerra avevano bisogno di uomini e se gli uomini conoscono il futuro non vogliono più combattere. Così mascheravano il futuro lo avevano fatto diventare un tranquillo e dolce segreto. Sapevano che se la povera gente tutti i piccoli uomini avessero letto nel futuro avrebbero cominciato a fare domande. Avrebbero fatto delle domande e avrebbero trovato le risposte e avrebbero detto a quelli che li volevano far combattere voi siete degli ipocriti dei ladri e dei figli di puttana e noi non combatteremo noi non moriremo noi continueremo a vivere siamo noi il mondo siamo noi il futuro e non vi permetteremo di mandarci al macello qualunque cosa diciate qualunque discorso facciate qualunque slogan inventiate. Ricordatevelo bene siamo noi noi noi siamo il mondo siamo noi che lo facciamo andare avanti siamo noi che facciamo il pane e i vestiti e i cannoni siamo noi le ruote del carro e il carro stesso e senza di noi sareste nudi come vermi e noi non moriremo. Noi siamo immortali noi siamo la fonte della vita noi siamo la spregevole brutta povera gente noi siamo i grandi meravigliosi fantastici abitatori di questo mondo e noi ne abbiamo abbastanza non ce la facciamo più noi abbiamo chiuso con questa storia per tutti i secoli futuri perché noi siamo il presente vivo e non ci lasceremo distruggere.
Se voi fate una guerra se ci sono cannoni da puntare se ci sono pallottole da sparare se ci sono uomini da uccidere non saremo noi quegli uomini. Non saremo noi quegli uomini noi che coltiviamo il grano e lo trasformiamo in cibo che facciamo i vestiti e la carta e le case e le tegole che costruiamo le dighe e le centrali elettriche e stendiamo i lunghi frementi fili dell'alta tensione noi che dal petrolio grezzo caviamo una dozzina di prodotti che facciamo le lampadine e le macchine da cucire e i badili e le automobili e gli aeroplani e i carri armati e i cannoni oh no non saremo noi quelli che moriranno. Sarete voi."
Come "Furore".
Da leggere nelle scuole.
Tutte.
(Da sentire anche "One" dei Metallica)
Indicazioni utili
Dalla scuola dell'obbligo.
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Vedo di procurarmelo...
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