Dettagli Recensione
I sommersi e... i sommersi.
Meridiano di Sangue - Cormac McCarthy
"Andavano avanti come investiti da una missione dalle origini remote, come legatari uniti da un patto di sangue a un ordine implacabile e antico. Perché sebbene fra loro ogni uomo fosse unico e indistinto, la loro unione dava corpo a qualcosa che non era esistito prima, e in quell'anima comune si stendevano plaghe non più esplorabili di quelle regioni bianche sulle vecchie carte geografiche dove davvero vivono mostri e dove non c'è nulla al mondo conosciuto se non venti immaginari."
Anima Lettrice anelante Storia e Storie, dopo la delusione di Butcher's Crossing mi misuro niente meno che con Cormac McCarthy e il suo Meridiano, avendo letto soltanto, in precedenza, "Cavalli Selvaggi".
Basandosi (wikipedia mi informa) su documenti storici, l'autore crea una storia, quasi senza personaggi. O meglio. I personaggi ci sono. Ma del "protagonista" - The Kid - non veniamo mai a conoscere neppure il nome. E più che di un protagonista si tratta di un "filo conduttore", nel senso che, ogni tanto, ci affidiamo al suo punto di vista. Altro filo conduttore (e altro personaggio pressoché senza nome) "Il Giudice" un enorme e glabro individuo, un po' chimico, un po' soldato, un po' naturalista che viaggia con un grosso quaderno in cui riproduce fedelmente tutto quando vede che non conosce. Prima di distruggerlo.
Altri nomi, di tanto in tanto, emergono dallo Stige che il circonda – tipo Iracondi danteschi – Glanton, lo spretato, Brown, Jackson (bianco e nero), Toadvine…
Tutti personaggi dall'esistenza più o meno randagia che vengono assoldati per dare la caccia agli Indiani che, da parte loro, altrettanto crudelmente, danno la caccia ai bianchi. In un crescendo di violenza, morte, sangue, che non risparmia nessuno e colpisce tutti.
Ma non sono i personaggi che contano, in questa storia.
In questa storia abbiamo una natura spietata e a tratti splendida, quasi leopardiana da quanto è "matrigna" e una Storia che muove le sue piccole comparse sulla scena. E qualche volta se le dimentica pure, sulla scena, come la vecchina avvolta nello scialle che The Kid incontra nel "dopo teatro" dell'ultimo grande massacro che incontra.
Diversamente dal solito non ho un commento musicale in testa (ne sto sentendo diversi e in tutti trovo qualcosa che va molto bene e qualcosa che non va per niente), ma ho un'immagine ben precisa da associare a questo romanzo. Si tratta di un bassorilievo di Andrea Pisano e si intitola "La Strage degli Innocenti" (Pulpito di Sant'Andrea – Pistoia). L'associazione non è tanto per il tema degli innocenti uccisi (che nel romanzo si sprecano, letteralmente, come i colpevoli, del resto), ma proprio per la consistenza magmatica della scena, dalla quale si sbalzano fuori, di quando in quanto, figure destinate inesorabilmente a ripiombare nella massa indifferenziata da cui sono per un momento uscite.
"Il suo spirito si esaurisce nel momento stesso in cui raggiunge l'acme. Per lui il meridiano è insieme il crepuscolo e la sera del giorno. Gli piace giocare? Faccia la sua puntata. Ciò che vedete qui, queste rovine che stupiscono le tribù dei selvaggi, non pensate che tutto questo rinascerà? Oh sì. Ancora e ancora. Con altri uomini, con altri figli."
In tutto questo.
La storia la scrive McCarthy.
Con questo materiale e con questi personaggi il rischio di fare un "fumettone" è altissimo. Il rischio con questa crudeltà ovunque, quantunque e comunque è di banalizzare il tutto nello splatter. Invece, secondo me, ciò non accade proprio perché McCharthy non indugia mai e non è mai compiaciuto, tiene sempre "sotto controllo" scrittura e personaggi. Pochissimi dialoghi (qualche monologo) e nessun – a memoria – commento a quanto visto e descritto.
E soprattutto – dopo i pastrocchi di Butcher's Crossing – nessuna ansia di darti un messaggio, di metterci su un'epigrafe e un bel cappellino.
Mi piace pensare che le grandi storie non ne abbiano bisogno.
Indicazioni utili
Commenti
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |
Ordina
|
io ho in programma prossimamente di finire la "trilogia della frontiera" con "Oltre il confine" e "Città della pianura". Ma piano piano penso che leggerò tutto McCarthy. Non tutto insieme, perché quando amo un autore mi angoscia sempre l'idea che "non ce ne sia più".
Mc Carthy mette la violenza al centro della sua letteratura, ma non scade mai nello splatter: la sua è la narrazione della violenza atavica, di una parte dell'uomo... che il confine tra il Texas e il Messico, lo stesso dove più o meno lo scrittore vive, riesce a focalizzare molto bene.
Fai bene a completare la trilogia della frontiera, a mio parere, e dopo converrà affrontare "La strada", che a me ha lasciato davvero un'impronta, come accaduto a Emilio e forse anche più.
Trovo anch'io che McCarthy sia sempre estremamente controllato, nello stile, e non trascenda mai.
Anche quando è molto difficile, come in questo caso.
Di certo è un autore che amo molto.
Vi saprò dire!
:)
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |
Dell'Autore ho letto solamente "La strada", libro a tratti davvero toccante.