Dettagli Recensione
Gelo norvegese
Questo libro non l'ho capito. L'autore ricorda un po' Lars Gustafsson. Ti mette su una specie di situazione che promette degli sviluppi interessanti: due amici filosofi, anzi uno filosofo e l'altro (il protagonista) laureato in lettere, una donna di bellezza inimmaginabile che si sposa con il primo ma da cui è vagamente attratto anche il secondo. Bene, un triangolo. Bene Barth, una mezza opera galleggiante. Succederà qualcosa, almeno interiormente a qualcuno dei tre, perlomeno al protagonista. Invece no. Gelo. Ognuno se ne frega degli altri due. A un certo punto l'amico sparisce, mollando moglie e figlia alle cure dell'amico e non telefona più a nessuno. Gelosia? Magari! Tra i due rimasti scoppierà una passione o una repulsione travolgenti? Nemmeno per sogno. Menefreghismo totale. E che rapporto stabilirà il protagonista con la bellissima donna a parte conviverci? Nessuno, naturalmente. Non ne conosce i pensieri, niente. Riflette per troppe pagine su quanto la inestimabile bellezza della donna si sia persa con gli anni. L'unica cosa che era riuscito a notare in lei. E non capisce nulla di quello che passa per il suo cervello.
Il romanzo si apre con il narratore, Elias Rukla, che spiega agli alunni l'anatra selvatica di Ibsen nel suo modo pedante anche se interessante, stendendo buona parte dell'uditorio. Confesso di avere fatto la fine degli alunni zotici alla fine della lettura del romanzo. Anche se l'approccio alla scrittura assomiglia a quello di Lars Gustafsson, sinceramente preferisco quest'ultimo perchè è meno pedante e più originale. Anche se finge di mettere su una trama e poi non ti racconta nulla nemmeno lui, almeno le sue riflessioni contengono intuizioni interessanti, guizzi. Solstad riflette molto su questioni di cui non riesco a capire l'interesse e la profondità. Ma il libro è ben scritto e molto probabilmente sono io che non riesco ad apprezzarlo.
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E' la rappresentazione di un'epoca, della caduta dei miti,del rapporto con la realtà quotidiana.
Qualcuno ha detto che l'autore è l'unico comunista norvegese. Forse c'è qualcosa o molto di autobiografico nel libro.