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Stoner
 
Stoner 2015-06-09 20:32:09 mia77
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
mia77 Opinione inserita da mia77    09 Giugno, 2015
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Stoner di John Williams

Attenzione: contiene spoiler.
Ho deciso di leggere questo romanzo per le ottime recensioni di tutti coloro che hanno intrapreso prima di me questa bellissima avventura. Ho cercato di approcciarmi allo stesso cercando di non farmi influenzare dalle critiche entusiastiche altrui, ma alla fine non posso fare altro che convenire con tutti i lettori che mi hanno preceduta: ho letteralmente amato questo libro. Per l'ineluttabilità della nostra condizione umana, la leggerezza e la brevità del nostro passaggio su questa Terra in questa vita, che - seppur breve - ci è dato di attraversare, per la fortuna di poter conoscere e incontrare le persone con le quali condividerla, che ci amano e che amiamo. John Williams descrive la vita normale e quasi "piatta" di quest'uomo in modo profondo e molto coinvolgente, tirando fuori tutta la nostra empatia per quest'individuo sfortunato, che spesso non sa o - peggio - non vuole reagire a tutto ciò che di negativo gli accade, quasi a volerlo salvare da sé stesso. Come se potessimo aiutare lui, non sapendo, o non potendo, aiutare e salvare noi stessi. Vediamo William Stoner attraversare la propria vita in modo inetto e passivo, senza poter fare molto per scuoterlo, per destarlo e convincerlo a salvarsi da sé, per cui restiamo delusi e amareggiati, ogni volta, per la nostra corrispondente passività. Una vita deludente sia dal punto di vista sentimentale (una moglie che non lo ama e un'amante che lo fa, ma non lo può salvare), un collega - Lomax (deforme nell'aspetto fisico, ma ancor di più nel cuore e nella morale) - che rende anche la sua vita lavorativa deludente, una figlia - Grace - che come il genitore vive una vita catastrofica e insensata (peggiore anche di quella del padre) e l'incapacità di Stoner di aiutarla e di salvare almeno lei.
Solo nel punto del romanzo in cui trova in Katherine l'amore, lo vediamo gioire, vivere, godere delle cose belle della vita, ma purtroppo non gli è dato di essere felice per troppo tempo (come nemmeno a noi) e, quando l'amante se ne va, Stoner sente che la parte più bella della sua vita è finita e a soli quarantatré anni inizia piano piano a spegnersi.
Bellissima, però, la scena finale, in cui alzandosi e guardando fuori dalla finestra, prima di morire, vede dei giovani studenti camminare felici nel campus, perché la loro vita - al contrario della sua che sta per finire - continuerà (anche se il loro incedere è così leggero, da ricordarci la lievità del nostro passaggio su questa Terra).
Bellissimo romanzo, molto profondo e toccante, che consiglio a chiunque voglia intraprendere una lettura leggera, pulita e fluida nella forma, ma molto profonda e toccante nel contenuto.
Alcune frasi, o espressioni, che mi sono piaciute:
- riguardo al suo rapporto con l'amante : "Passavano dalla passione alla lussuria, fino a una profonda sensualità che si rinnovava di momento in momento" e ancora, prima di lasciarsi :"Si accoppiarono con la tenerezza e la sensualità di sempre, date dalla conoscenza reciproca, e con una nuova, intensa, passione, legata alla consapevolezza della perdita". Dopo molti anni, quando riceve il romanzo scritto dall'ex amante:" Il senso di quella perdita, che aveva rinchiuso così a lungo dentro di sé, straripò sommergendolo mentre lui si lasciava portare alla deriva, oltre il controllo della sua volontà, perché ormai non voleva più salvarsi";
- quando Stoner parla con la moglie di Katherine, la sua amante che se ne è andata, e la consorte gli dice che la loro è stata solo un'avventura insignificante, Williams descrive questa bellissima scena: "Lui annuì con aria assente. Fuori, sul vecchio olmo che occupava quasi tutto il recinto sul retro, un grande uccello nero e bianco, una gazza, aveva cominciato a gracchiare. Stoner ascoltò il suo richiamo, contemplando con remoto incanto il suo becco aperto, da cui lanciava quel grido solitario";
- parlando della disperazione della figlia, Grace: "E alla fine Stoner capì che Grace, come gli aveva detto, era quasi felice nella sua disperazione. Avrebbe vissuto serenamente, bevendo sempre un po' di più, anno dopo anno, per stordirsi e non pensare al nulla con cui si era ridotta la sua vita";
- infine, quando la morte si avvicina : "I moribondi sono egoisti, pensò. Vogliono il momento tutto per sé, come dei bambini", e, per finire, "Vaghe presenze si affollavano ai bordi della sua coscienza. Non riusciva a vederle, ma sapeva che erano lì, a raccogliere le forze in cerca di una palpabilità che non era in grado di vedere né di sentire. Si stava avvicinando a loro, lo sapeva. Ma non c'era alcun bisogno di correre. Poteva ignorarle, se voleva. Aveva tutto il tempo del mondo".

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Commenti

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Ciao Mia. Ho letto con interesse il tuo bel commento. Solo un appunto: Stoner, nell'ambiente universitario non ha avuto solo delusioni, ma si è anche realizzato, seppur fra tante difficoltà.
In risposta ad un precedente commento
mia77
10 Giugno, 2015
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Hai ragione Emilio, qualche piccola gioia lavorativa l'ha avuta pure lui. Ma, come noi tutti, una vita fatta per lo più di sofferenza...
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